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Palpito per un’ora e mezza per essere trattato così? Ma io al VAR gli cerco la mamma

In palas anzenas brazzos largos. L’etimologia delle parole spiega tante cose. Una cibo andato a male si chiama avariato, uno sbaglio vistoso viene definito uno svarione, e via così svariando a dispiacere. Il VAR è come un’arma che va sempre affidata in mani esperte. È uno strumento decisivo, ma bisogna stare attenti al come lo si approccia. È una regola psicologica: se tu dici “Guarda quanto è dentro l’area”, lo scienziato cercherà in quel senso. Quando invece si tratta della Juve poniamo, dirà “Controlla quanto è fuori”. E sarai indirizzato. Ieri si è verificato un caso limite, di quelli cioè che non devono entrare in nessuna casistica, con considerazioni anche non scientifiche. Il cross che l’ha generato era un cross teorico, cioè non mirato, al terzo giocatore quello spostato in avanti per esempio. In più era sbagliato perché ha colpito un difensore, andava sollevato leggermente. Il nostro difensore si stava voltando, quindi non ha visto il pallone, niente di volontario quindi, l’ha solo sentito e non ha sentito neanche il fischio del direttore di gara.

Sfido l’arbitro e la cricca del VAR a riuscire a saltare, voltandosi e tenendo le braccia attaccate al corpo, come un missile. Var ivisto (da controllare anche questo) il concetto di quanto devono essere larghe le braccia per essere considerate tali. Un po’ come il tema di quanto devono essere lunghe le gambe di un uomo. Quiz risolto brillantemente da W. Allen: “Il tanto per arrivare a terra”. Ancora, la tempistica: all’ultimo minuto.

Trascorro un’ora e mezzo a palpitare (esagero volutamente) per essere trattato in questo modo? Poi si lamentano perché uno gli cerca la mamma al VAR e lo recapita a chi ne fa uso smodato. A parte che secondo me era fuori area, il primo impatto, e in caso di dubbio estremo sarebbe stata buona e salomonica decisione, affidarsi alla tradizione, al pristino giudizio dell’arbitro. La partita ha spiegato quanto conti l’impegno e l’intensità. Se non avessimo segnato, la partita si sarebbe ripiegata su se stessa. Meriti e demeriti si sono mischiati. Noi abbiamo fatto gol nell’unica nostra azione, per merito di una ripartenza imperiosa di Deiola che finalmente non ha sbagliato il passaggio su Barella che si era smarcato aprendo un varco, nel quale ha infilato con un tacco il pallone per Pavoletti, che in questo modo anche ieri ha fatto il suo dovere. Sto curando lo stile, questa l’ho scritta tutta d’un fiato. Per il resto partita resa sufficiente, cioè bastevole, solo dall’insipienza anche realizzativa del Napoli. Tutti hanno sbagliato passaggi, non ne visto mai tre consecutivi, perché ci sono giocatori da un tocco, nel senso che non riescono a farne un secondo, a tenere palla cioè. E ieri anche Cigarini sbagliava. Tutti giocavano all’indietro e quando il punto di riferimento diventa il portiere non va mai bene. Cerri si è dato da fare, ha protetto palla, ma alla fine è sembrato un gigante di mont ‘e Prama che viene portato in giro, per farlo conoscere, per colmare una colpa della Regione e di altri. Bene Romagna, Il Napoli ha le sue rogne, che sono tali solo perché viene commisurato alla Juventus.

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