Site icon cagliari.vistanet.it

Il fantasma del Lazzaretto? Una trovata pubblicitaria, a raccontarlo Bepi Vigna che la inventò

Siamo nel 1999, la struttura del Lazzaretto di Sant’Elia appena restaurata ha bisogno di qualcuno che la gestisca. L’allora Assessore alla Cultura del Comune di Cagliari, Gianni Filippini decide di affidare questo compito a Bepi Vigna, scrittore, fumettista, fondatore della prima Scuola del Fumetto in Sardegna e padre di Nathan Never. « Era una situazione delicata, si trattava di un esperimento nuovo, in un quartiere non facile – ricorda Bepi Vigna- in quel periodo avevo partecipato a diverse trasmissioni, per parlare dell’ attività svolta alla Scuola del Fumetto, i tanti progetti che stavamo portando avanti. Gianni Filippini capì che ospitarci in quello spazio avrebbe facilitato il dialogo col quartiere e la scelta si rivelò lungimirante». Infatti tra i residenti e il Lazzaretto si instaurò un ottimo rapporto, la biblioteca del fumetto aperta al quartiere fu un successo, era frequentata assiduamente senza che fosse mai sparito un solo numero dato in prestito.

«In quel periodo nei locali del Lazzaretto – prosegue Vigna- era ospitata anche la mostra di costumi sardi di Luciano Bonino. C’era un manichino mezzo rotto che ogni tanto perdeva la testa. Veniva rimessa al suo posto, ma poi puntualmente cadeva e rotolava per terra». Ormai era diventato un rito, all’apertura si andava a controllare se la testa fosse rimasta al suo posto oppure come in una macabra novella, andasse in giro per le stanze del Lazzaretto. Una battuta tira l’altra e così nasce l’idea: « All’inizio nessuno sapeva che lì al Lazzaretto ci fosse il Centro Internazionale del Fumetto – ammette il fumettista – a parte gli abitanti della zona. Così pensammo di creare un po’ di interesse intorno alla struttura e, complice una giornalista, rendemmo pubblica la misteriosa vicenda della testa del manichino». Vuoi perché il Lazzaretto era un luogo di dolore, testimone di tanta morte e miseria, vuoi perché a Cagliari le storie di fantasmi piacciono tanto, la storia prese piede, molto più di quanto gli stessi inventori si aspettassero.

«I giorni successivi all’ingresso trovammo una fila pazzesca – racconta ancora incredulo Vigna- ne parlarono i giornali, la televisione, Franco Putzolu ci disegnò una bellissima vignetta». Nel quartiere però non tutti gradirono. Qualcuno era un po’ infastidito da tutta quell’attenzione, quel movimento, così Vigna e compagni decisero di lasciar cadere la cosa, ma ormai il dado era tratto. Nel corso di questi anni in tanti, tra giornalisti, sensitivi e ghostbusters hanno indagato la vicenda, perché di persone pronte a testimoniare fenomeni paranormali, inspiegabili episodi di inquietanti presenze ce ne sono ancora molte. E se invece il creativo autore di Nathan Never fosse un inconsapevole tramite delle forze ultraterrene? Ma torniamo sulla terra per concludere questo racconto che lascia un po’ l’amaro in bocca.

Il Lazzaretto quell’anno registrò 14mila presenze, che per un centro di arte e cultura a Cagliari, a quei tempi, era un dato davvero importante e ovviamente il merito non fu certo della storiella del fantasma: «Fu un anno eccezionale – conclude Vigna – la Rai organizzò nei nostri locali una diretta, “Gente Viaggi” ci chiese di illustrare con i disegni dei nostri ragazzi un numero speciale dedicato alle bellezze della Sardegna, anche i giornali nazionali parlavano di noi, “Il Piccolo di Trieste” pubblicò un articolo sulla nostra mostra dedicata alla fantascienza. Nonostante i risultati lusinghieri però, rimanemmo solo un anno al Lazzaretto. Mariano Delogu si era dimesso per entrare al Senato, gli assessori della giunta cambiarono, pur rimanendo dello stesso colore politico e il nuovo assessore, non ho mai capito veramente perché, non volle confermare la nostra presenza». In questa vicenda che oramai fa parte della storia recente di Cagliari, comunque la vogliate pensare, forse il vero fantasma del Lazzaretto rimane la coerenza di certi amministratori..

Exit mobile version