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Cagliari, 49 anni fa lo scudetto, Reginato: “Ecco come è nata la mitica maglia bianca”

Reginato e Greatti

Quasi mezzo secolo e non sentirlo. Oggi il Cagliari festeggia 49 anni dal suo primo e unico scudetto nel 1970. Nonostante gli anni passati però il ricordo e soprattutto il velo di leggenda creato attorno ai protagonisti di quella meravigliosa cavalcata tricolore, con Gigi Riva su tutti, è rimasto intatto e più vivido che mai in città.

Il Cagliari per festeggiare la ricorrenza ha invitato alla Sardegna Arena, all’interno del percorso museale alcuni campioni degli anni 70, per ricordare insieme ai tifosi, attraverso foto, maglie e memorabilia di vario tipo lo Scudetto. A intrattenere la cinquantina di tifosi di tutte le età soprattutto il secondo portiere di allora Adriano Reginato e il centrocampista Ricciotti Greatti.

Reginato racconta ai tifosi i tiri di Riva e lo scudetto 70

«E pensare che quando sono arrivato a Cagliari – dice Reginato – non sapevo se sarei rimasto qui per più di un anno. Nel 1966 feci subito il record di 712 minuti senza subire gol (ancora oggi il miglior periodo senza subire reti, otto giornate, considerando le partite da inizio campionato ndr) e invece alla fine dopo tanti anni sono ancora qui perché questa terra mi ha conquistato e ho scelto di restare qui a vivere, come tanti altri miei compagni oltre a Gigi Riva».

I ricordi di quegli anni sono tanti e riaffiorano tutti un po’ alla volta: «Scopigno lo chiamavamo il filosofo, e quanto era scaramantico. L’anno dello scudetto scegliemmo la maglia bianca invece che quella rossoblù perché lui diceva che sul campo verde vestiti di bianco era più facile trovare i compagni. Ma forse la verità è che vincemmo una partita in bianco e per scaramanzia lui non volle cambiare più». Riva per motivi di salute non era presente, ci proveranno a convincerlo l’anno prossimo in vista dei 50 anni dello Scudetto, ma i ricordi e i pensieri per Rombo di Tuono sono tanti: «In allenamento quando toccava parare i tiri dei compagni al turno di Riva Albertosi si spostava sempre, per andare negli spogliatoi o per qualsiasi altro motivo. E allora toccava a me pararli. Ancora oggi ho i segni nelle mani di quei tiri. Microfratture e gonfiori che nemmeno col tempo sono andati via».

I 16 eroi dello Scudetto

Un commento anche sul Cagliari e il calcio di oggi: «Mi piace molto Cragno, il Cagliari ha intuito con i portieri qui c’è sempre stata una grande tradizione. Mi piace meno il calcio moderno, ai nostri tempi c’era più tattica e più fisicità ora troppo pressing e giocate veloci. Forse c’è più spettacolo è vero ma prima le sfide erano più tirate, quando abbiamo vinto lo scudetto ce ne siamo accorti solo dopo averlo vinto davvero». E infine davanti alla foto di Massimiliano Allegri ai tempi rossoblù a Reginato scappa una battuta: «allora sì che aveva tanti capelli si vede che ora ha molti più pensieri».

Goliardia e anche un po’ di emozione entrando negli spogliatoi rossoblù della Sardegna Arena: «Ai nostri tempi non erano mica così perfetti gli spogliatoi» dice Greatti, che poi rimanda tutti all’anno prossimo per una grande festa: «Ai 50 anni cercheremo di esserci tutti, inviteremo anche i giocatori che non stanno più a Cagliari ma soprattutto faremo una festa e inviteremo la gente. Una delle cose che mi colpì di più qui fu proprio il calore delle persone. Ma non solo nell’anno dello Scudetto, nel 1964 quando andammo in Serie A per la prima volta fu fantastico. Una gioia per la città molto simile a quella vissuta poi per lo scudetto».

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