Site icon cagliari.vistanet.it

“Non una di meno”: l’8 marzo anche a Cagliari corteo e sciopero femminista

Il corteo dell'8 marzo di Non una di meno a Cagliari (4)

Il corteo dell'8 marzo 2018 di Non una di meno a Cagliari

In occasione della Giornata internazionale delle Donne, per il terzo anno consecutivo, la rete “Non Una di Meno lancia lo sciopero femminista”.

A Cagliari per l’8 marzo 2019, la rete locale di Non Una di Meno – Manc’una de mancu ha organizzato un corteo con concentrazione alle ore 9 ai Giardini pubblici (fronte museo) che attraverserà viale Regina Elena, piazza Costituzione, viale Regina Margherita, piazza Darsena, via Roma e largo Carlo Felice, per invadere, infine, piazza Yenne.

«Lo sciopero femminista prevede l’astensione da ogni attività lavorativa fuori e dentro casa, formale o informale, gratuita o retribuita – si legge in un comunicato stampa -. È sciopero dal posto di lavoro e dalle attività domestiche, è sciopero contro la divisione sessuale del lavoro che alimenta lo sfruttamento e la ricattabilità delle donne: è quindi sciopero politico e sociale».

A oggi lo sciopero è stato proclamato da diversi sindacati di base. Nelle 24 ore del giorno 8 marzo 2019, quindi, tutte le lavoratrici e i lavoratori sia del pubblico impiego che del privato possono scioperare perché esiste la copertura sindacale generale.

«Lo sciopero è la risposta a tutte le forme di violenza che sistematicamente colpiscono le nostre vite, in famiglia, sui posti di lavoro, per strada, negli ospedali, nelle scuole, dentro e fuori i confini – fanno sapere dalla rete locale di Non Una di Meno -. Femminicidi. Stupri. Insulti e molestie per strada e sui posti di lavoro. Violenza domestica. Discriminazione e violenza sulle donne disabili. Il permesso di soggiorno condizionato al matrimonio. Infiniti ostacoli per accedere all’aborto. Pratiche mediche e psichiatriche violente sui nostri corpi e sulle nostre vite. Precarietà che diventa doppio carico di lavoro e salari dimezzati. Un welfare ormai inesistente che si scarica sul lavoro di cura gratuito e sfruttato nell’impoverimento generale».

Exit mobile version