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Villanovaforru: presto l’apertura al pubblico di zone archeologiche ora non visitabili

L’area si trova proprio dentro il paese, si chiama Pinn’e Maiolu ed è un sito archeologico che è stato scavato a più riprese, dagli anni ’80 fino al 2000. All’epoca era stato creato un parco, e venerdì aprirà un “cantiere occupazionale”, un cantiere di “Lavoras”, che impegnerà 4 persone disoccupate, per 8 mesi. Il parco verrà ripulito e sistemato in modo da poter essere visitato. «Questo sito riveste una certa importanza – spiega Giacomo Paglietti, direttore del museo archeologico di Villanovaforru- perché le campagne di scavi portate avanti in passato hanno fatto emergere un prospetto, e si tratta di una struttura particolare. È un prospetto monumentale a forma di “c”,  come un’esedra, il che fa pensare che ci sia un tempio a pozzo, ma gli scavi si sono interrotti nel 2000 e da allora è rimasto tutto fermo».

A maggio dell’anno scorso, a causa delle forti piogge, l’ala destra della facciata semicircolare, ha subito un crollo importante. Il monumento era stato sottoposto a un intervento di restauro parziale poco dopo l’inizio degli anni novanta, ma i lavori non furono portati a termine per mancanza di fondi. Sulla parte destra, quella crollata a maggio, all’epoca degli scavi ci si limitò a puntellare le murature che sembravano più danneggiate e appunto a rischio crollo. A maggio però, dopo il cedimento, il sindaco di Villanovaforru Maurizio Onnis e il direttore del del parco e museo archeologico “Genna Maria”, l’archeologo Giacomo Paglietti, rivolsero un appello alle istituzioni affinché si dimostrassero sensibili al problema e chiesero un finanziamento. Questo appello è stato ascoltato e adesso “Genna Maria” può contare su un finanziamento regionale di 250mila euro.

«Una parte sarà utilizzata per il restauro del prospetto del tempio a pozzo – prosegue il diretto Paglietti- mentre l’altra sarà destinata al sito di Genna Maria, e anche in questo caso verrà restaurato un settore che non era visitabile, con due torri.Verranno sistemate le capanne, e dopo oltre 15 anni che non era più aperto al pubblico, si potrà nuovamente visitare».  Con l’apertura dei cantieri si potrà assistere all’esecuzione dei lavori che saranno diretti sul campo dal direttore stesso del museo Giacomo Paglietti, sotto la supervisione della Soprintendenza. «Pinn’e Maiolu merita di essere visitato – conclude l’archeologo- perché si tratta di un villaggio che è stato abitato per un periodo molto lungo che va dal Bronzo Finale al Medioevo e soprattutto perché abbiamo la certezza che ci sia stata anche una fase di frequentazione punica, abbiamo trovato anfore e altri reperti che lo dimostrano, che sono esposti all’interno del museo in cui c’è proprio una sala dedicata».

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