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Intervista esclusiva a Francesco Desogus: il candidato governatore parla del futuro di una Sardegna sotto la sua guida

Francesco Desogus è il candidato governatore della Sardegna per il Movimento 5 Stelle.  È subentrato al posto di Mario Puddu che a ottobre ha dovuto rinunciare alla corsa alle regionali per una condanna in primo grado a un anno per abuso d’ufficio. Agronomo, classe 1959. Ha ricoperto diversi incarichi amministrativi nella pubblica amministrazione, è stato direttore del servizio Parchi e Giardini del Comune di Cagliari e si è occupato di parchi e aree verdi soprattutto nel cagliaritano. Abbiamo chiesto a Francesco Desogus di raccontarci le soluzioni che adotterebbe se fosse governatore della Sardegna, sui principali problemi dell’Isola.

Molti vedono il reddito di cittadinanza come una forma di assistenzialismo, che spingerà la gente a non cercare più un lavoro. Non pensa che ci sia questo rischio?

Intanto si immetterà una massa monetaria in più che verrà circuitata nell’economia sarda e questo smuoverà inevitabilmente il mercato del lavoro. Sono 226mila i sardi che accederanno, in misura diversa, al reddito di cittadinanza. Le persone che lo percepiranno, in attesa di ricevere proposte di lavoro concrete, non staranno a casa, presteranno servizio presso le istituzioni, comuni e province. Questo farà acquisire esperienza ai beneficiari del reddito e darà una mano agli enti pubblici sempre a corto di personale. E poi se non accettano una delle tre proposte di lavoro, in 18 mesi perderanno il reddito di cittadinanza.

Ci sono persone iscritte alle liste di collocamento da anni, come farete a trovare 3 nuovi posti lavoro in 18 mesi per 226mila persone?

Prima di tutto si metterà mano ai centri per l’impiego, per renderli più efficienti. Spesso le persone che incontro mi raccontano della situazione disastrosa di questi uffici, capita persino che non riescano a fare una fotocopia. Poi dobbiamo disegnare un modello di sviluppo regionale diverso. Intanto prevedendo incentivi per le aziende che già ci sono: si deve rafforzare il tessuto produttivo esistente, per esempio l’artigianato. Bisogna far crescere i numeri, valorizzare le esportazioni, mettendo un marchio esclusivo della Sardegna, abbattendo l’iva per il trasporto. Le aziende potranno crescere e in questo modo avranno bisogno di più personale. Anche la formazione deve cambiare: oggi la Regione organizza corsi, prepara i ragazzi, gli fa ottenere l’attestato, poi però si devono arrangiare. Noi invece proponiamo alle aziende di prendere questi ragazzi direttamente a lavorare, di formarli mentre lavorano. Loro percepiranno una retribuzione, e quando avranno acquisito le competenze, le stesse aziende riceveranno un incentivo per assumerli a tempo indeterminato.

Sceglierete assessori tecnici, persone fuori dal movimento, o tra gli eletti?

Cerchiamo delle persone che abbiano la preparazione giusta, non necessariamente appartenenti al Movimento. Noi chiediamo solo due requisiti, che siano a posto con la giustizia e che non abbiano precedenti politici imbarazzanti. Io non prenderei mai un assessore tipo Arru, che sarà anche un ottimo professionista, ma ha adottato un approccio politico che non piace ai sardi. Gli assessorati saranno 9 e non 12, ci sono anche i capi di gabinetto che più o meno percepiscono la stessa indennità di un assessore, ma sono a tutti gli effetti dei vice assessori. Magari si cercherà di tener conto della provenienza di ciascuno, pensando di scegliere persone che provengono da zone diverse dell’Isola, in modo da avere anche una buona conoscenza di tutto il territorio sardo.

Diminuirete il numero di consiglieri e l’indennità?

Se vinciamo sicuramente faremo una legge per ridurre il numero dei consiglieri, e abbassare le indennità, se saremo all’opposizione ci dobbiamo limitare a ridurci volontariamente le nostre indennità.

Rwm, il M5S che posizione assume?

Un conto è produrre armi per la difesa, un conto e produrle perché finiscano direttamente nei teatri di guerra. Sembra che l’azienda abbia smesso di produrre bombe destinate all’Arabia Saudita, è un settore particolare, è difficile acquisire informazioni certe, vige il segreto militare, noi vigileremo, ma in questo è soprattutto lo Stato che deve vigilare, è la costituzione che lo impone.

La campagna elettorale entra nel vivo e mentre condividete il governo nazionale, alle regionali siete contro, non è una contraddizione?

Siamo contro felici di esserlo, a Roma c’è stato un atto di responsabilità, c’è dialettica perché sono comunque due anime diverse, in Sardegna è un’altra cosa. Abbiamo programmi diversi, non dobbiamo rispettare accordi di nessun tipo.

L’Italia spegnerà le centrali a carbone entro sei anni. La Sardegna dipende dal termoelettrico per il 76% e non ha il metano. Come gestirebbe la questione energia Desogus governatore?

Noi ci prendiamo un impegno grazie al sostegno del governo di essere la prima regione in Italia a prevalenza di fonti rinnovabili. L’Enel ha già deciso prima di noi, ha garantito che entro il 2025 fornirà la stessa quantità di energia con una fonte diversa dal carbone, e così sta facendo l’ENI, che sta investendo nelle rinnovabili. E questo è il nostro futuro, in Sardegna possiamo farlo. Realizzare la dorsale del metano richiede un investimento da centinaia di milioni di euro. In oltre si tratta di un’operazione a forte impatto ambientale che rischia di essere interrotta di continuo visto il rischio altissimo di trovare siti archeologici. Comunque un volta realizzata la dorsale, poi dentro il metano ci deve passare e lo devono pagare i sardi, chi lo decide il prezzo del metano? A parte l’inizio in cui viene garantito un prezzo politico, ma successivamente? Chi mi garantisce che poi il prezzo non diventi eccessivo? Il metano ci può anche stare bene, però deve essere visto come un fattore di transizione. Un momento di passaggio dal fossile al sostenibile, questo si può fare gradualmente e non certo in un anno. Intanto, il Gnl, gas naturale liquefatto, può costituire l’alternativa al carbone con sistemi di approvvigionamento che stanno nei porti, perché le industrie sarde, a parte Ottana stanno in prossimità di un porto, lì ha un senso avere una fonte energetica di una certa capacità, però contemporaneamente dobbiamo portare avanti il discorso sulle sostenibili, ormai anche il sistema di accumulo notturno è molto efficace. È un futuro che vedrà mio figlio, però bisogna pur cominciare.

Indipendenza, insularità o zona franca, di cosa ha bisogno la Sardegna?

Zona franca: bisogna fare chiarezza, però, se parliamo di dazi export-import va bene. In zone ben delimitate ci possono essere attività estero su estero detassate. Ma ovviamente chi parla di zona franca come una situazione in cui il cittadino fa benzina e anziché spendere 1.50 euro al litro spende 70 centesimi, ci sta prendendo in giro. Perché è proprio con quelle accise che si finanziano molte attività regionali. Quanto all’indipendenza, noi siamo già indipendenti. Siamo già nazione, siamo un isola lontana dal resto del paese, abbiamo lingua, tradizioni, storia e cultura nostri, e soprattutto lo siamo politicamente, perché siamo a statuto speciale. Pensare di staccarci completamente e diventare totalmente autonomi è un’utopia. Non abbiamo le risorse e francamente non penso siano così tanti i sardi che lo vogliono. I sardi piuttosto dovrebbero essere uniti, pensare a un interesse comune, non essere divisi.

Alitalia si è aggiudicata tutte le rotte in continuità territoriale, cosa pensa di questo bando?

È vero che rispetto al passato è migliorato, ma io lo migliorerei ancora. Bisogna capire quali sono le intenzioni di Air Italy, perché visto le offerte che hanno fatto viene il dubbio che l’obiettivo sia quello di delocalizzare, ma Pigliaru aveva garantito la presenza di Air Italy in Sardegna, ma a quanto pare sarà un fallimento totale. Bisognerebbe ripristinare la continuità territoriale 2, anche se ci sarà da combattere con l’Europa. Toninelli ha dimostrato molta sensibilità per queste problematiche, è una battaglia giusta, il riconoscimento dell’insularità si ha quando per andare a Roma pago quanto gli altri italiani pagano per andarci col treno, si dovrebbe fare subito una convenzione con prezzi garantiti, perché Tirrenia e Moby fanno i prezzi che vogliono. Poi penseremo anche ad altre destinazioni non solo Fiumicino e Linate, anche Bari per esempio o Napoli, la Sardegna non è collegata col Sud d’Italia.

Come mai voi siete gli unici che hanno dovuto raccogliere le firme, nessuno dei consiglieri uscenti vi ha proposto di rappresentarvi?

In realtà ce l’hanno proposto, ma noi abbiamo preferito andare avanti con le nostre gambe, la legge elettorale è assurda, voluta da Cappellacci, lasciata tale e quale da Pigliaru, allo scopo di ostacolare il Movimento. E questa è la dimostrazione che la politica sarda finora ha pensato a tutelarsi e non a tutelare i cittadini, noi abbiamo il dovere e l’interesse a modificare lo Statuto Sardo che però non sarà espressione solo del M5S, ma sarà espressione di tutti i partiti politici.

I pastori stanno chiedendo aiuto in una protesta disperata, occorre un intervento urgente, se dal 25 febbraio fosse governatore come li aiuterebbe? 

Sul prezzo del latte, la situazione è complessa e frutto di decenni di politiche sbagliate e di una legislatura, quella Pigliaru, tutta all’insegna della propaganda. Nell’immediato contiamo sull’apporto del Governo perché la Regione si è mostrata del tutto inadeguata. Poi sarà compito del prossimo presidente gettare le basi per un cambio di rotta radicale.

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