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La lettera: dalle Montagne al Campidano, siamo tutti PASTORI

pecore, foto andrea rosas

Foto Andrea Rosas

Non c’è niente da aggiungere a commento della lettera di Rosanna Verachi, cittadina di Fonni, sulla situazione che moltissimi sardi vivono sulla loro pelle. Perchè qui non si parla solo dei pastori e del loro prodotto, ma delle loro famiglie, dei loro animali, di tutto un comparto che grazie al latte vive da secoli. Latte come sangue, come linfa di vita: quello che i pastori stanno versando per strada o regalando o facendo bere agli animali altro non è che questo, la loro esistenza.

“E’ stata come una ferita al cuore, come quando ti manca l’aria e il respiro, vedere tutto quel latte gettato via…come cosa insignificante e senza valore alcuno, senza nessun PREZZO. Io che quel latte l’ho respirato, che grazie a quel latte ho studiato, sono cresciuta e sono diventata ciò che sono. Ho riflettuto sulla solitudine, disperazione e sofferenza infinita e totale di coloro che oggi sono stati costretti, loro malgrado a compiere questi gesti. I pastori sottoposti ormai da tempo a un sistema di rapina continua e costante; li ho visti vinti, umiliati e sfiniti, poichè gettare via la cosa più preziosa che hai implica buttare via la tua dignità, il tuo amore per il lavoro, il coraggio e la forza di resistere che li ha sempre contraddistinti.

Sono purtroppo in mano a coloro che solo apparentemente gliela tendono, per imbrigliarli come degli usurai, che ti soffocano e non ti mollano mai. Un sistema fatto di monopoli commerciali, organizzazioni, istituzioni pubbliche e non che gestiscono un problema che non si vuole risolvere, poichè significherebbe effettuare programmazioni a lungo respiro rendendo le aziende agropastorali competitive e con maggiore forza contrattuale.

Tutti bravi a parlare dell’assistenzialismo in questo settore, senza tenere in considerazione degli studi fatti sui costi di produzione di questo prodotto, dagli stessi enti istituzionali preposti, Università, ISMEA, etc. purtroppo solo esperti nel fare analisi dettagliate, ma incapaci di attuarle nel concreto e farle conoscere, isolando così di fatto i Pastori dall’opinione pubblica. Vorrei sentire la voce di quei palazzi che hanno costruito un apparato burocratico spaventoso, enorme, fatto di Agenzie varie e Associazioni con il bene placito di tutta la classe politica e di tutto l’indotto che ruota in questo mondo fatto di macchine agricole, sementi, mangimi, farmaci, servizi professionali, veterinari, agronomi, etc. tutto un terziario che di fatto esiste solo perchè esistono gli allevatori e gli agricoltori. Loro in prima linea dovrebbero unirsi alle voci dei pastori per sostenerli in questa lotta, poichè sostenere oggi i pastori è un dovere morale di tutti, per essere cittadini liberi e amare la nostra terra”. 

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