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L’amore appassito tra il Cagliari e Sau: addio dopo sette anni di alti e bassi

Pattolino se ne va: salpa verso Genova, direzione Sampdoria. Ad accoglierlo ci sarà l’ex compagno e amico Nicola Murru, un altro sardo che ha dovuto cercare fortuna fuori dall’Isola. Guarda con rammarico la sua terra da lontano, manda un saluto. L’accordo parla di prestito secco con diritto di riscatto, ma tutti sanno che Marco Sau difficilmente tornerà a vestire i colori rossoblù.

Era tornato a Cagliari nell’estate del 2012. Aveva girovagato un po’, passato stagioni fantastiche a Castellamare di Stabia e a Foggia. Poi il richiamo di Massimo Cellino e dei colori rossoblù avevano fatto il resto. Il primo gol è già decisivo, arriva il 15 settembre e vale l’1-1 col Palermo nei minuti finali. Due mesi dopo la prima doppietta (all’Inter!) e la netta sensazione di aver trovato la seconda punta perfetta. Concluderà il campionato con 12 reti all’attivo, ed una percentuale di tiri nello specchio della porta pari all’81% – la maggiore tra tutti i calciatori di Serie A. Aggiunge la convocazione in nazionale ricevuta dal ct Prandelli: mica male, per essere la prima stagione.

Ma già in quella prima opportunità in serie A aveva messo in luce un fisico tutt’altro che robusto. Dalla stagione successiva vivrà un ripetersi stanco di infortuni, malanni e lunghi periodi di inattività. Alla condizione non ottimale si associa spesso una fiammella, quella del senso del gol, che diventa sempre più fioca. Fuochi di paglia sono quelli che si risvegliano di tanto in tanto, eppure gli consentono di togliersi qualche sfizio: ad esempio è sua la prima rete rossoblù siglata alla Sardegna Arena (1-0 al Crotone, 29 settembre 2017); sua la rete che a Vercelli, il 25 maggio 2016, consente al Cagliari di ottenere il primo posto in serie B e festeggiare al meglio la promozione nella massima serie. Alla fine si piazza al primo posto tra i bomber sardi della storia cagliaritana in Serie A.

Poi c’è la Roma. Gli segna per due volte in modo rocambolesco: il 28 agosto 2016 quando pareggia sul 2-2 a due minuti dalla fine; l’8 dicembre 2018 quando a pochi secondi dalla fine, in pieno recupero, replica quanto accaduto due anni prima e stampa il risultato ancora sul 2-2, ma questa volta a rendere più epica la rete c’è la doppia inferiorità dei rossoblù, che acciuffano il pareggio in 9 contro 11. Evidentemente era destino.

Così come era destino che lasciasse. Nel calcio contano soprattutto i gol e se sono sporadici non fanno bene né al giocatore e né alla squadra. Quei colori gli sembravano un peso, ultimamente. La società ha voluto dargli una nuova possibilità dopo che la scorsa estate era stato vicinissimo ad accettare la corte di Capozucca a Frosinone. Sei mesi dopo la destinazione è un po’ più a nord. Magari le sue doti potranno finalmente sbloccarsi al fianco di attaccanti esperti e di valore come Quagliarella, Gabbiardini e Defrel.

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