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Emergenza abitativa. L’appello delle Acli: “Le istituzioni diano risposte”

povertà

La casa è un problema che affligge sempre di più i sardi. Lo mette tristemente in luce ogni anno l’esperienza delle Acli impegnate quotidianamente, con il Punto Famiglia, ad assistere un numero sempre più grande di nuclei familiari in difficoltà.

Costi degli affitti troppo elevati che rischiano di mettere in seria difficoltà i soggetti più vulnerabili, come i giovani, i disoccupati e i lavoratori con bassi salari, gli immigrati, i genitori single o separati, le persone con disabilità fisica e intellettiva, gli anziani che vivono in alloggi non adatti alle esigenze della vecchiaia.

«Viviamo in una situazione di emergenza abitativa costante, – spiega Mauro Carta presidente delle Acli provinciali di Cagliari – e questo, aggiunto al perdurare della crisi e al suo impatto sui redditi dei sardi, sta portando ad una situazione insostenibile per troppi: casa e lavoro sono le due componenti essenziali per una vita dignitosa».

Recentemente, con l’ondata di freddo, i volontari Acli impegnati nel progetto “ABITIamo il riciclo” hanno girato a lungo con il pulmino per incontrare e assistere i tantissimi che vivono per strada nell’area metropolitana di Cagliari.

«Ma non si deve fare l’errore di considerare solamente i senzatetto – prosegue Carta – In Italia, oltre 1,7 milioni di famiglie (circa il 42% del totale) hanno un contratto di affitto il cui canone supera il 30% del reddito familiare. Nel nostro paese si contano 5 milioni di persone in povertà assoluta, 4 famiglie su 100 nel 2017 hanno vissuto senza alcun reddito da lavoro. Di queste, il 56% è residente al Sud. In Sardegna cresce la povertà, lo dicono i dati Istat: dal 14% del 2016 al 17,3 del 2017. Per chi si trova in queste condizioni, diventa molto difficile permettersi un alloggio dignitoso».

Le associazioni da sole non possono risolvere un problema così complesso. C’è bisogno, dicono le Acli, di uno sforzo importante delle istituzioni, è necessario agire per adeguare le politiche in essere alla situazione concreta, concentrarsi sul crescente numero di coloro che rischiano di passare da una situazione di vita modesta all’esclusione e alla marginalizzazione.

«Di certo non possiamo pensare di arrivare velocemente ad avere un sistema come quello finlandese o quello danese – conclude Carta –. Però, con un ragionevole aumento dell’offerta di edilizia popolare, di tipo tradizionale, cioè le case popolari non l’housing sociale, un’estensione del fondo sociale per l’affitto, o altre forme che sono presenti in tutti i paesi europei, si darebbe un contributo importante per rendere possibile la soluzione di questo problema».

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