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Le telecamere nel pozzo sacro di Morgongiori: Giacobbo mostra un angolo di Sardegna sconosciuto

La puntata comincia da Santa Cristina. Roberto Giacobbo parte da uno dei siti archeologici sardi più visitati, con delle bellissime immagini girate da un drone, per passare a raccontare di un pozzo sacro praticamente sconosciuto, quello di Sa Scaba ‘e Cresia nel dirupo basaltico di Sa Punta ‘e Santu Marcu. È un tempio dell’acqua, risalente a 3200 anni fa, in parte ostruito da una frana, per accedervi occorre calarsi attraverso una piccolissima apertura tra le rocce lungo una fenditura naturale nel cuore della montagna. Siamo sul Monte Arci, nel territorio di Morgongiori, e una squadra di speleologi sardi accompagna Giacobbo e la sua troupe.

Calarsi nella fenditura non è facile, occorre la presenza di esperti. Proprio per questo in pochissimi sono entrati e hanno potuto visitarlo. Dopo 5 tentativi, il giornalista di Voyager, è riuscito a entrare attraverso il piccolissimo spazio tra le rocce, per lui alto più di due metri, non è stato facile. Alla fine ha davvero faticato a uscire dal cunicolo. Dopo essersi calato fino alla fine della spaccatura Giacobbo è giunto alla scalinata del pozzo. Grandi pietre squadrate, scolpite da uomini vissuti oltre 3mila anni fa, costituiscono i gradini, una piccola coppella e una sporgenza tondeggiante, scolpita in uno dei gradini, “un rilievo mammellare” suggeriscono che il pozzo fosse legato al culto della dea madre. Alla base della scala la presenza dell’acqua, così come nel pozzo di Santa Cristina e in molti altri nell’Isola, fa pensare che i riti che venivano celebrati in questi luoghi sacri fossero legati anche al culto dell’acqua.

Il pozzo di Morgongiori è stato scansionato con una serie di misurazioni in sequenza con degli scanner e poi ricostruito in 3D con una approssimazione che ammette solo pochi millimetri di errore. Grazie a queste proiezioni è stato possibile mettere in relazione le gradinate e il pozzo con le strutture archeologiche esterne e ci si è resi conto che sono perfettamente allineate, aspetto che non poteva essere verificato, anche a causa della frana, da una semplice valutazione dall’esterno. Sarà per gli effetti sonori un po’ apocalittici, per il racconto della discesa enfatizzato dal respiro affannato del conduttore, ma le immagini sono suggestive e ci raccontano di una civiltà di oltre tremila anni fa, evoluta, capace di costruire templi in luoghi impervi, di avere conoscenze astronomiche, abilità artigianali e una sensibilità religiosa complessa, ancora in parte sconosciuta, per questo come ha affermato lo stesso giornalista alla fine del documentario, degna di grande rispetto.

L’obiettivo dichiarato del sindaco di Morgongiori, Renzo Ibba, è quello di fermare lo spopolamento, promuovendo il territorio e attirando i turisti, sarebbe importante rendere accessibile il pozzo anche ai visitatori, la speranza è che trasmissioni come queste spingano le istituzioni a investire in siti sconosciuti come quello di Morgongiori un piccolissimo comune che non possiede risorse per poterlo fare direttamente.

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