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Ancora un appello di Caligaris per il carcere di Uta: «la situazione sanitaria lo rende una mina vagante»

carcere uta

«Assente un coordinatore sanitario, il facente funzioni ha presentato le dimissioni. In ferie la psichiatra che ha gestito da sola gli ultimi mesi del 2018. – denuncia Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”– Prossima al trasferimento la tossicologa, vincitrice di concorso. Una sola psicologa. Carenti i Medici specialisti ma in costante aumento i detenuti, sempre più spesso con gravi problemi di salute». Circa il 45% dei detenuti ha problemi psichici e di tossicodipendenza ma non mancano persone con problemi tumorali, renali, cardiocircolatori, respiratori, senza contare i normali disturbi legati all’influenza o alle cure odontoiatriche. Inoltre si sono verificati gravi episodi di autolesionismo e aggressioni verso gli Agenti di Polizia Penitenziaria da parte di detenuti che distruggono suppellettili della cella manifestando crisi nervose o tendenze antisociali.

La Caligaris dunque, raccogliendo le segnalazioni dei familiari dei detenuti, lancia l’allarme sulle gravi carenze del personale sanitario del carcere, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto legato ai problemi psicologici dei detenuti, che se non gestiti nella maniera adeguata potrebbero sfociare in situazioni dagli esiti imprevedibili, tanto da definire il penitenziario “Ettore Scalas” di Uta una mina vagante che rischia ogni giorno di mandare in tilt l’intero sistema. La Caligaris ha poi sottolineato come sia necessario prima possibile un intervento per rinforzare il personale sanitario non solo nell’interesse dei detenuti, ma anche degli operatori stessi. «L’unica nota positiva è il lavoro effettuato per debellare l’epatite C, una piaga che attanaglia soprattutto i tossicodipendenti ma che si può facilmente diffondere in un ambiente chiuso. Oltre un centinaio di persone hanno superato brillantemente le cure. Aldilà delle istanze dei familiari dei ristretti, non solo i detenuti ma anche gli Agenti della Polizia Penitenziaria, gli Educatori e tutti gli operatori sanitari – conclude Caligaris – hanno necessità di svolgere il proprio ruolo con garanzie di sicurezza e serenità».

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