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Officina Autorizzata, il locale-fenomeno degli anni ’90 nei ricordi dei protagonisti della “Cagliari da bere”

Metà anni novanta, Portico Sant’Antonio a Cagliari. La scena era sempre la stessa: una fila più o meno ordinata di giovani in attesa di un ok del buttafuori per entrare. La tappa obbligatoria per gli amanti del divertimento notturno della Cagliari di vent’anni fa erano le serate organizzate dal trio di organizzatori formato da Fabrizio Cocco, meglio conosciuto come “Pisellino”, Andrea Floris e Edoardo Porcu.

Officina Autorizzata, o Officina Botanica così come riportato nelle tessere AICS dell’epoca, indispensabili per entrare, era un locale ricavato negli spazi delle ex-segrete della Chiesa di Sant’Antonio. Le bellissime volte in mattoni a vista e i pavimenti di ardesia e mosaici, sono state testimoni di feste e balli sfrenati. Il locale fu avviato da Ferdinando Boero, cognato di Cellino, ma raggiunge il successo grazie a Cocco e soci. La formula vincente era quella di organizzare un evento diverso ogni giorno della settimana: «Il martedì e il giovedì erano dedicate al rock – ricorda “Pisellino”, deus ex machina del locale – mentre il mercoledì era una serata all’insegna della trasgressione, con le prime serate gay. Al tempo noi e l’Harder Times siamo stati i precursori di un aspetto della vita notturna non ancora sdoganato. Il venerdì di solito era la serata di punta, arrivavamo ad ospitare fino a quattrocento persone, con i dj più in voga del tempo. Sabato era invece dedicato alla musica più commerciale».

A metter musica nella consolle del locale tanti nomi “eccellenti”: da Marascia a Young, da Minozzi ad Aste, da JFK fino al compianto dj Alberto Lisini. E poi uno spazio dedicato agli studenti universitari, strizzando l’occhio all’ambiente studentesco internazionale con la serata Erasmus, solitamente il giovedì. Paolo Pala, barman storico degli anni d’oro di Officina, ricorda le serate e i balli sfrenati ai quali assisteva dalla sua posizione privilegiata: «La caratteristica del locale erano i balli sul bancone. Quando le serate salivano di tono, sul piano destinato alla mescita salivano a ballare ragazze e ragazzi. Ricordo che furono montati persino dei pali per quello che era diventato il marchio di fabbrica di quelle feste».

Un club raccolto, con luci basse e tanto fumo (al tempo non era ancora in vigore il divieto di fumare nei locali pubblici), che ospitava con lo stesso successo le serate dove tutti ballavano musica da discoteca e concerti rock, in un’epoca dove il grunge la faceva da padrone: i giovani “pogavano” al suono delle chitarre distorte dei proseliti sardi di Kurt Cobain: come ricorda Davide Fodde: «Suonavo in una band, gli Undevenio, e non posso scordare l’atmosfera che si creava durante concerti da Officina. Il pubblico si scatenava senza freni e ci trasmetteva un’energia incredibile». Dopo gli anni fortunati della gestione guidata da Fabrizio Cocco, subentrò Fabio Petruzzo e il locale visse ancora qualche anno di lustro. Poi il declino, quindi la chiusura. Le segrete del Portico Sant’Antonio hanno ospitato ristoranti con alterne fortune, ma per i cagliaritani fra i 35 e i 40 anni, quello sarà sempre il posto “dove c’era Officina”.

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