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Cagliaritudine. I 10 pilastri del cagliaritano medio

mare poetto sole caldo

Si sa, ogni città ha i suoi miti, le sue leggende e i propri luoghi del cuore. Ma soprattutto ogni città o comunità di cittadini ha dei pilastri incrollabili, nei quali crede fermamente a prescindere dal tempo che passa e dai cambiamenti. Anche Cagliari ha i suoi pilastri e i cagliaritani medi (e non) ricorrono a questi ogni qual volta sentono il bisogno di dover riaffermare interiormente ed esteriormente la propria identità.

Ecco i dieci incrollabili e inossidabili 10 pilastri del cagliaritano medio.

1) Il Poetto. Una cosa ama ripetere il cagliaritano medio: a Cagliari c’è il sole e il mare tutto l’anno. E il mare tutto l’anno ha una forma delineata e precisa, quella della Sella del Diavolo che si staglia maestosa e solenne sulle acque del Poetto, la spiaggia dei Centomila o – per meglio dire – dei cagliaritani. Quello dei cagliaritani con il Poetto è un rapporto di amore e odio. Lodata o vituperata a seconda delle stagioni, dei ripascimenti vari ed eventuali e del restyling del momento, la spiaggia cittadina è comunque un luogo del cuore dei cagliaritani. Si va dall’esibizione di muscoli e fisici scolpiti durante la stagione estiva, fino alla contemplazione della Sella in qualche mite e assolata domenica invernale, senza dimenticare le sessioni atletiche e cicloamatoriali dei tanti amanti dello sport, innamoratisi perdutamente negli ultimi anni della nuova passeggiata. Ad ogni modo il Poetto è sacro e niente e nessuno potrà mai levare al cagliaritano medio il piacere di una passeggiata balneare dal 1 gennaio al 31 dicembre.

2) La pizzetta sfoglia. Due strati di pasta sfoglia, sugo abbondante, cappero, sale e via in forno. Bastano questi pochi ingredienti per regalare al cagliaritano medio una gioia indescrivibile. Che sia accompagnata dal cappuccino la mattina presto o dallo scioppino di birra a mezzogiorno, la pizzetta sfoglia è la merenda ufficiale del cagliaritano medio. Sono innumerevoli i tentativi del cagliaritano di esportare e far capire al mondo intero l’immenso patrimonio culturale e gastronomico di questa ricetta. Da Londra a Milano, passando per Bologna e Madrid, la pizzetta sfoglia ha cercato ripetutamente di superare il muro del Medio Campidano, ma non è mai riuscita a produrre nel cuore degli “stranieri” la stessa breccia inarrestabile scavata nei secoli nel cuore dei casteddai doc. O forse è l’aria di Cagliari a renderla così buona.

3) Gigi Riva. Se Napoli ha Maradona e Roma ha Totti, Cagliari ha Gigi Riva. Paragonabile a un semidivo, “Rombo di Tuono” – per farla breve – ha trasformato in realtà il sogno di ogni bimbo medio del mondo, quello di vedere la squadra di calcio della propria città vincere la massima competizione nazionale superando alcune delle squadre più forti della storia del calcio. Il tutto partendo da una piccola città, capoluogo della regione più periferica del Paese, un’isola, la povera ed emarginata Sardegna. Quando la storia di Gigi Riva sarà raccontata fra trecento anni, non sarà una storia di calcio o di sport. Sarà storia e basta e forse anche un po’ epica. Ci sembra una motivazione sufficiente per ritenere Gigi Riva uno dei dieci pilastri del cagliaritano medio.

4) I fenicotteri. Ogni città ha il suo animale simbolo. Roma ha la lupa, Torino ha il toro, Cagliari ha il fenicottero. È vero che storicamente l’animale simbolo di Cagliari sarebbe l’elefante, ma è anche vero che nessuno ha mai visto un pachiderma in via Garibaldi, mentre altre città italiane che possano vantare la popolazione stanziale più numerosa di fenicotteri, in Italia non ne conosciamo. Se a Venezia volano i piccioni, sui cieli di Cagliari volano i fenicotteri, che secondo noi sono decisamente più belli ed eleganti. E poi, diciamola tutta, non esiste essere umano capace di non meravigliarsi della bellezza di un volo di fenicottero avvistato dal Bastione in una fresca sera d’estate. E i cagliaritani medi questo lo sanno bene, anche se non lo dicono troppo in giro.

5) I ricci. Negli ultimi anni questi preziosi echinodermi sono sempre meno presenti nei mari della Sardegna. Il motivo, banale, è che i cagliaritani li ritengono una delle pietanze più buone di questo mondo. Sui crostini, come condimento degli spaghetti o semplicemente da mangiare con il cucchiaino, i ricci fanno parte da sempre della tradizione gastronomica del capoluogo sardo. Mangiare ricci a Cagliari è come mangiare lampredotto a Firenze o arancine a Palermo. Questo li rende un’istituzione della città e li fa entrare di diritto tra i 10 pilastri del cagliaritano medio. La speranza è che anche i cagliaritani medi capiscano quanto sia importante rinunciare a un piatto di spaghetti ai ricci oggi per poterlo gustare anche domani, dopodomani e il giorno dopo ancora. Non vorremmo mai dover aggiornare questo articolo e correggere il numero 10 in numero 9.

6) Il murrungio. Una caratteristica comportamentale contraddistingue perfettamente il principale approccio alla vita del cagliaritano medio: il murrungio. Qualsiasi cosa succeda di nuovo in città, l’importante è murrungiare. Che siano lavori di riqualificazione, l’operato di un amministratore o – tanto per restare attuali – l’introduzione di un nuovo metodo di raccolta dei rifiuti, il cagliaritano medio sa che è suo preciso dovere quello di esprimere il proprio dissenso – totale o anche solo parziale – con un bel murrungio preventivo. Se il murrungio sarà poi giustificato dall’evolversi delle vicende, il cagliaritano medio avrà modo di dire per sempre che lui «l’aveva detto». Qualora invece il murrungio si dimostrerà infondato, pazienza, il cagliaritano murrungione sarà stato sicuramente in ottima compagnia e poi, si sa, la memoria è sempre molto corta.

Murrungio (immagine simbolica)

7) L’Ichnusa. Questa non è una pubblicità del noto marchio di birra sardo, ma una semplice constatazione. Dopo anni in cui ordinare Ichnusa al bar non era proprio la cosa più “cool” di questo mondo, ora si sprecano i selfie e le foto panoramiche con inquadratura chiusa da birrino 33 cl Ichnusa. La nota birra locale prodotta a Macchiareddu è probabilmente responsabile del fatto che in Sardegna ci sia un consumo pro capite di birra doppio rispetto alla media nazionale. Che sia mattina, pomeriggio, sera, notte, il cagliaritano medio sa molto bene che, davanti al cameriere impaziente di servirgli uno dei 456 cocktail presenti nel menù, suo dovere sarà quello di ordinare una banalissima, ma piacevolissima Ichnusa. E sono queste le certezze nella vita di ogni uomo e di ogni donna del capoluogo sardo.

La nuova Ichnusa non filtrata

8) Viale Europa. Il primo bacio, gli auguri nella notte di Natale, la notte prima degli esami, il panorama da mostrare agli amici di Foggia, Bergamo, Helsinki e Honolulu. Tutto questo rientra nel grande calderone di viale Europa, luogo leggendario in cui il cagliaritano medio ama andare a perder tempo, soprattutto in giovinezza. Tra tutti i luoghi di Cagliari, viale Europa è quel posto dove il giovane cagliaritano medio sa che si andrà a terminare la serata quando i piani non sono ben definiti o delineati dall’inizio. Una grande sicurezza, buona sia nelle torride notti d’estate – quando l’altitudine di Monte Urpinu regala un piacevole refrigerio – sia nelle notti invernali sferzate dal maestrale. Tanto, quando in “Viale” c’è freddo, si può sempre restare seduti in macchina ad ascoltare musica dall’autoradio dell’amico appassionato di tuning.

La vista da Viale Europa

9) Sant’Efisio. «Non è una giornata da dimenticare, perché sicuramente Sant’Efisio ci sta affianco e ci fa bene e non male». Così inizia uno dei video più virali e leggendari della recente storia multimediale della Sardegna. In questa frase estrapolata dal giornalista Antonello Lai a Nico Bortis, è racchiusa l’essenza della venerazione del cagliaritano medio nei confronti di Sant’Efisio, idolatrato martire cittadino capace – secondo il racconto della tradizione – di sconfiggere la peste. Se Gigi Riva è come Maradona, Sant’Efisio è come San Gennaro. E anche se non è lui il patrono di Cagliari (San Saturnino, perdonaci), Sant’Efisio è il santo principe del pantheon di ogni cagliaritano medio. 

Sant’Efisio 2017 (foto di Alessandro Pigliacampo)

10) Il caddozzo. A Cagliari, ogni ora è buona per regalarsi un pasto completo con un panino dei caddozzi. Così vengono chiamati i chioschi di panini farciti con carne, verdure, salse, cipolle e patatine presenti in ogni angolo della città. I più noti, quelli del Poetto o l’Ossigeno, sono una vera e propria istituzione e hanno salvato la fame notturna di generazioni intere di cagliaritani medi. Leggendario è il cosiddetto “cavallo completo” che vuole il tradizionale sfilatino allo strutto (al bando le diete ipocaloriche) riempito con straccetti di cavallo marinati in olio, aglio e prezzemolo e cotti al sangue sulla griglia, melanzane arrosto, cipolle e – per i più arditi – patatine. Non c’è fame che non possa essere placata dal caddozzo. Il cagliaritano medio lo sa e sa anche che quando ha pochi euro in tasca non esiste pasto migliore di un panino del caddozzo. E anche questo non ci sembra un dettaglio da poco.

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