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Cagliari, il Natale della comunità musulmana: da via del Collegio un messaggio di auguri per i cristiani

La comunità musulmana di Cagliari si prepara al Natale, secondo ovviamente una differente tradizione. Nel capoluogo sardo infatti sono tantissimi i fedeli della moschea di via del Collegio che vivono quotidianamente, quasi gomito a gomito, con i cristiani, nel lavoro e a scuola, e la nascita di Gesù Bambino viene ricordata anche da loro.

Nessun sentimento di esclusione, quindi, ma i musulmani vivono la festa, sebbene non vi partecipino. «Anche noi riconosciamo la figura di Gesù e viviamo il Natale» spiega Triki Mehrez, tunisino e dal 1994 imam della Marina  «così come la storia della santa Maria, della madre e del padre. Il venerdì prima del 25 noi abbiamo letto questo, durante la preghiera». Il Corano, infatti, riconosce la Natività e l’immacolata concezione: «Nel nostro libro sacro c’è una sura che parla dei genitori di Maria e un’altra in cui si racconta di Maria e Gesù», asserisce l’imam.

Ovviamente, rispetto alla tradizione cristiana, esistono alcune differenze importanti. Una di queste riguarda proprio il giorno della nascita del Cristo: «Non si sa quando sia nato. Nel Corano si fa riferimento, nel passo in cui si parla del parto, al dattero. Ma questa è una pianta estiva, quindi Gesù secondo il Corano può essere nato in estate e non a dicembre».

Da tanti anni la comunità musulmana di Cagliari vive a stretto contatto con  i sardi cristiani. Ma l’arrivo del Natale non crea fratture e nessuno si sente estraneo. «Qual è il problema?» si chiede Triki «l’unica differenza sta nel fatto che noi non festeggiamo la nascita del profeta Gesù, ma vogliamo bene a tutti e seguiamo i loro insegnamenti».

Molti dei figli dei membri della comunità frequentano le scuole insieme ai bambini cattolici e il Natale non rovina alcun tipo di rapporto fra loro: «Va tutto benissimo. Ad esempio, quando i miei figli andavano a scuola, si scambiavano i regali. L’unica differenza sta nel fatto che noi e i bambini non andiamo in chiesa, non partecipiamo alle feste, ai balli natalizi e alle cene. Festeggiamo a nostro modo. Mia moglie è cristiana e in casa fa l’albero con gli addobbi. E si vive in pace».

Da via del Collegio si tende solamente la mano dell’amicizia:  «Noi non festeggiamo, ma facciamo comunque gli auguri ai nostri fratelli cristiani».

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