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Trentadue arresti per spaccio di droga: a Is Mirrionis, Sant’Elia e San Michele case trasformate in bunker

Trentadue arresti e una banda dello spaccio sgominata: sono questi i risultati dell’operazione antidroga “Pintadera”, condotta a Cagliari dalla Polizia. Le manette, stamattina, sono scattate per un gruppo di pusher, prevalentemente italiani,  ritenuti responsabili di smercio di cocaina, eroina, metadone e hashish.

 

Questi i nomi degli arrestati: Tania Perdisci, Fabio Caria, Federico Caboni, Daniele Medda, Valeria Uras, Vincenzo Mure’, Massimiliano Frau, Antonio Farris, Giovanni Berosi, Federico Bene, Gianluca Loi, Ivan Cardia, Christian Manca, Salvatore Floris, Angelo Deidda, Francesco Fadda, Manuel Molias, Ugo Floris, Giuseppe Floris, Ignazio Scaramuccia, Lazzaro Cotza, Sonia Tidu, Gilles Mureddu, Fabrizio Manca, Michael Cherbi, Micol Puzzoni, Stefano Garau, Roberto Pireddu, Stefano Cadoni, Lugi Mura, Danilo Serra e Bernardo Fanni.

I fermati, 24 dei quali finiti in carcere e 8 agli arresti domiciliari, operavano nei quartieri di Is Mirrionis, San Michele e Sant’Elia, dove, sfruttando la conformazione di alcune palazzine, varie abitazioni erano state trasformate in bunker, attrezzate con portoncini blindati e spioncini elettronici e, in alcuni casi, protette con sofisticati sistemi di microtelecamere. La vendita della droga, che si svolgeva anche in pieno giorno, veniva gestita attraverso un meccanismo basato sulla collaborazione di vedette, che per un po’ hanno consentito agli spacciatori di eludere i controlli della Polizia.

Un’elusione, però, stroncata dalle brillanti indagini della Squadra Mobile cagliaritana e del Servizio Centrale Operativo, che, dallo scorso luglio, erano sulle tracce del gruppo di pusher, a cui è stato sequestrato un bottino di 40mila euro. All’arresto dei trentadue spacciatori le forze dell’ordine, la cui attività investigativa è stata coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo sardo, sono giunti mediante servizi di osservazione attuati con telecamere nascoste e soprattutto mediante l’impiego di agenti sotto copertura, che, con l’acquisto di quantitativi di stupefacenti e con i ritardati fermi dei responsabili dello smercio, hanno permesso di ottenere in tempi brevi prove schiaccianti da fornire all’Autorità giudiziaria.

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