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Il parere (adeguato) del professore Franco Masala davanti alla proposta del bronzetto gigante a Cagliari

Continua a far discutere la proposta di sistemare un bronzetto gigante in un punto strategico della città per mostrare la storia e l’identità dei Sardi a chi arriva nella nostra Isola. Pareri a favore, altri meno. Qui le impressioni, molto qualificate, di Franco Masala, per anni professore di Storia dell’Arte al liceo Dettori di Cagliari. Il suo articolo intitolato “Il Colosso di Cagliari”, scritto per il sito on line Sardegna Soprattutto.

 

Non bastava la copia dei Giganti di Mont’e Prama da mandare in giro per il mondo; non bastavano i Mamuthones in versione estiva contro ogni logica carnevalesca; non bastava la Sartiglietta al mare. Adesso rischiamo di avere anche “un’opera monumentale identitaria”, proposta da un consigliere dell’opposizione al Comune di Cagliari.

Tutto perché la città capoluogo possa assumere “il ruolo strategico di porta d’accesso e di punto di partenza dei percorsi turistici guidati dal filo conduttore della storia nuragica”.

Potrebbe trattarsi di un gigantesco bronzetto nuragico “di altezza non inferiore a venti metri, visibile dal mare, anche a distanza e a 360 gradi” ma anche di un eventuale altro simbolo su proposta dei cagliaritani. E non si sa se piangere o ridere sull’idea che è un vero e proprio ossimoro in relazione ai piccoli bronzetti che dovrebbero diventare improvvisamente dei giganti.

Ora, a parte il pericolo di proposte simili a quelle formulate da comuni cittadini nel 1957 per la ricostruzione del Bastione di Saint Remy (comprendenti anche una “collinetta di rocce e muschi” con zampilli “che s’incrociavano in mille giuochi d’acqua” e un nuraghe in miniatura sulla sommità, illuminato dal rosso e dal blu, colori della città, da collocare nella grande nicchia), è bene interrogarsi sul senso della proposta.

Non vale più di tanto, infatti, il riferimento a celebrati “simboli identitari” come “la Torre Eiffel – Parigi; il Colosseo – la Civiltà Romana; la statua della Libertà – la libertà e New York; la Torre di Pisa; le Piramidi – la Civiltà Egizia; la statua di Cristo – Rio de Janeiro” in un’accozzaglia che mescola edifici strettamente legati alla cultura dei luoghi e monumenti divenuti essenzialmente un’attrazione turistica.

Né è secondaria la superficialità sulla scelta del luogo che potrebbe essere “nell’area portuale, in mezzo alla pineta di viale Colombo-Su Siccu o nel piazzale di fronte al Lazzaretto di Sant’Elia” così da far riflettere seriamente sulla insensatezza del progetto.

Perché invece non ripiegare su un’accoglienza dei turisti (a cominciare dai crocieristi) che poggi su una segnaletica chiara e unificata nella grafica e nell’aspetto? Perché non investire su una corretta nonché sintetica informazione sui luoghi storico-architettonici della città con pannelli ed app? Perché non pensare a una promozione delle attrattive della città rendendole semplicemente chiare e visibili?

Forse son proprio queste le priorità rispetto a un simbolo identitario di cui nessuno sente la necessità.

 

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