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Sardi famosi: Francesco Cossiga, il presidente notaio e “picconatore”

Francesco Cossiga nasce il 26 luglio 1928 a Sassari. Senza dubbio uno dei politici italiani più longevi e più prestigiosi. La sua è una carriera che sembra non chiudersi mai. Enfant prodige della Democrazia Cristiana del dopoguerra, ha ricoperto tutti gli incarichi di governo possibili, dal ministero dell’Interno, alla presidenza del Consiglio, fino alla presidenza della Repubblica.

 

Il giovane Francesco non perde tempo: consegue la maturità a sedici anni, e quattro anni dopo la laurea in Giurisprudenza. A diciassette anni è già iscritto alla Dc. A 28 è segretario provinciale. Due anni dopo, nel 1958, entra a Montecitorio, il più giovane sottosegretario alla Difesa nel terzo governo guidato da Aldo Moro; è il più giovane ministro dell’Interno (fino ad allora) nel 1976 a 48 anni; è il più giovane presidente del Consiglio (fino ad allora) nel 1979 a 51; il più giovane presidente del Senato nel 1983 a 51 anni e il più giovane presidente della Repubblica nel 1985 a 57 anni.

 

Come scrive “Biografie on line”, Francesco Cossiga è passato indenne attraverso il fuoco di feroci polemiche dei cosiddetti “anni di piombo”. Negli anni ’70 è identificato dall’estrema sinistra come il nemico numero uno: il nome “Kossiga”, viene scritto sui muri con la “K” e le due esse runiche delle Ss naziste. Il sequestro di Aldo Moro (16 marzo-9 maggio 1978) è il momento più difficile della sua carriera. Il fallimento delle indagini e l’uccisione di Moro lo costringono alle dimissioni.

Sui 55 giorni del sequestro, le polemiche e le accuse a Cossiga sembrano non finire mai.

 

Nel 1985 Cossiga viene eletto Presidente della Repubblica Italiana con una maggioranza record: 752 voti su 977 votanti. Per lui Dc, Psi, Pci, Pri, Pli, Psdi e Sinistra Indipendente. Per cinque anni ricopre il ruolo di “presidente notaio”, discreto e pignolo nell’attenersi alla Costituzione. Nel 1990 cambia stile. Diventa il “picconatore”, attacca CSM (il Consiglio Superiore della Magistratura), la Corte Costituzionale e il sistema dei partiti. Lo fa, dice, per “togliersi qualche sassolino dalle scarpe“.

Nel 1990, quando Giulio Andreotti rivela l’esistenza di “Gladio”, Cossiga attacca praticamente tutti, soprattutto la Dc dalla quale si sente “scaricato”. Il Pds avvia la procedura di impeachment. Attende le elezioni del 1992 e poi si dimette con un discorso televisivo di 45 minuti. Esce di scena volontariamente: tutto il sistema che critica e accusa da due anni, crollerà pochi mesi dopo.

Ricompare a sorpresa nell’autunno del 1998, al momento della crisi del governo Prodi. Fonda l’Udeur (Unione democratici per l’Europa) e dà un sostegno decisivo alla nascita del governo di Massimo D’Alema. L’idillio dura poco. Dopo meno di un anno Cossiga lascia l’Udeur e torna a fare il “battitore libero” con l’Upr (Unione per la Repubblica). Alle elezioni politiche del 2001 dà l’appoggio a Silvio Berlusconi, tuttavia in seguito, in Senato, non voterà la fiducia.

 

Francesco Cossiga muore il 17 agosto 2010.

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