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Scavi archeologici in stato di abbandono a Capoterra: il passato che rischia di andare perduto

Scavi abbandonati a Capoterra - Foto di Gian Marco Farci

Scavi abbandonati a Capoterra - Foto di Gian Marco Farci

Resti di strutture di età romana, ritrovamenti ceramici e reperti che facevano pensare ad una frequentazione protrattasi fino all’età bizantina. Erano questi i frutti degli scavi che, nel 2014, avevano interessato la località di Guardia Longa, nel comune di Capoterra. Oggi, a distanza di quattro anni, l’area si presenta in uno stato di grave degrado e le foto di Gian Marco Farci, presidente dell’associazione culturale Archeo Labor, mostrano chiaramente la situazione: i teloni di protezione sono ormai strappati, le recinzioni abbattute e le forti piogge delle ultime settimane non hanno potuto che peggiorare la situazione.

Già nel 2014, all’avvio delle attività di scavo, alcune associazioni impegnate nella tutela del patrimonio archeologico avevano manifestato la propria preoccupazione. Si temeva infatti che i ritrovamenti, effettuati durante i lavori di realizzazione della strada statale 195, rischiassero di finire coperti da una colata d’asfalto. Scongiurata la minaccia delle ruspe però, a distanza di anni, le testimonianze del passato restano in stato di abbandono.

Nonostante le segnalazioni effettuate da alcuni cittadini, né la Soprintendenza né il Comune di Capoterra hanno saputo offrire risposte. Eppure la valorizzazione di questi beni potrebbe rappresentare un’ottima chiave per il rilancio turistico della zona. L’intera area vanta infatti diversi punti di interesse: i resti di età romana si collocano lungo il tragitto che conduceva alla località di Sa Cioffa, dove doveva sorgere un’area artigianale dedicata probabilmente alla lavorazione del vetro. Inoltre spicca nelle vicinanze anche un fortino militare estremamente singolare, risalente agli anni tra il 1942 e il 1943. Per mimetizzare agli occhi dei nemici la reale funzione bellica della struttura, gli ingegneri dell’epoca le avevano infatti dato l’aspetto di una semplice costruzione agricola, circondandola di vegetazione. Infine, per rendere l’inganno ancora più credibile, il fortino era stato dotato di una finta macina, che l’avrebbe fatto apparire, agli occhi della contraerea nemica, come un innocuo mulino.

Tutto il territorio di Capoterra si presenta ricco di testimonianze storiche e archeologiche, spesso poco conosciute. La speranza è che le istituzioni, in sinergia con i cittadini, sappiano trovare il modo migliore di tutelarle e valorizzarle.

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