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Intervista ad Andrea Murgia: il candidato governatore parla del futuro di una Sardegna sotto la sua guida

Andrea Murgia

Andrea Murgia

Andrea Murgia, economista, funzionario della Commissione europea, originario di Seulo, classe ’71, è il candidato governatore di Autodeterminatzione alle Regionali del prossimo anno. A sostenerlo ci sono le formazioni politiche di RossoMori, Irs, Sardigna Natzione, Liberu, Sardegna Possibile, Gentes e Radicales Sardos. Attualmente, Andrea Murgia rappresenta l’unica candidatura ufficiale, fino a che gli schieramenti di centro sinistra e centro destra non ufficializzeranno il nome dei loro candidati, e il M5S non troverà un sostituto per Mario Puddu ritiratosi dalla corsa alle Regionali dopo la recente condanna per abuso d’ufficio. Abbiamo chiesto ad Andrea Murgia di parlarci di una possibile Sardegna da lui guidata.

Sanità, continuità territoriale e soprattutto lavoro saranno le priorità per il nuovo governatore della Sardegna. Se fosse lei quali provvedimenti adotterebbe nell’immediato?

Lavorerei immediatamente a un bando per la continuità marittima per eliminare l’attuale monopolio che ci tiene ostaggi. Vorrei pubblicare un bando sul risparmio energetico con l’obiettivo di ristrutturare almeno 50.000 case private. Avvierei le procedure per un grande progetto di infrastrutturazione ambientale delle zone interne, dove Forestas farebbe accordi per co-gestire il trenino verde e, a livello comunale, tutelare il territorio e produrre energia rinnovabile. Dal primo giorno mi impegnerei per ridurre le liste di attesa, evitando il salasso della mobilità sanitaria. Punterei a un voucher per i 9000 studenti che sono fuori dall’Isola per compensare il disagio causato dai monopoli sui trasporti. Finanzierei immediatamente i 2100 giovani agricoltori truffati da un bando farlocco e darei il via a un percorso finalizzato alla gestione integrata dei servizi museali e bibliotecari.

Il reddito di cittadinanza sta per diventare realtà, verrà erogato per 18 mesi, ma se chi ne ha diritto, non accetta almeno una delle prime tre proposte di lavoro eque e non lontano dal luogo di residenza, non potrà più percepirla. Secondo lei è realistico pensare che in Sardegna a un disoccupato possano venire proposti tre lavori equi e nel luogo di residenza entro 18 mesi? Che esiti avrà il reddito di cittadinanza in Sardegna?

Siamo ancora alla fase degli annunci, occorre capire se il reddito di cittadinanza si possa configurare come una politica attiva del lavoro. La mia opinione è che queste misure potrebbero funzionare solo se accompagnate da tirocini, formazione continua, progetti di inserimento e assistenza in ogni fase del percorso verso l’impiego. È il lavoro il punto centrale di ogni politica attiva.

Salvini sta adottando provvedimenti sempre più restrittivi rispetto all’accoglienza degli immigrati, che posizione assumerebbe in merito, la Sardegna guidata da Andrea Murgia?

La Sardegna, come ogni altro pezzo d’Europa, deve condividere la sua quota dell’emergenza umanitaria. Probabilmente gli SPRAR sono la soluzione più avanzata. Detto questo, sono invece fortemente preoccupato per le migliaia di sardi che ogni anno lasciano l’Isola. Per me la vera emergenza è trovare una soluzione per non far emigrare i nostri figli

Cosa pensa del caso RWM, è giusto che a Domusnovas si continuino a produrre bombe?

No. Non credo che una fabbrica di bombe sia una soluzione. È proibito produrre lampadine alogene perché consumano troppo ma lo stesso non vale per le bombe che uccidono. Le sembra normale?

Lei è funzionario alla Commissione Europea e recentemente ha dichiarato che la Sardegna utilizza un terzo delle risorse comunitarie disponibili. Da cosa dipende, quali cambiamenti apporterebbe affinché sia possibile sfruttare tutti i fondi europei?

Ho dichiarato che porteremo la spesa sui fondi europei dall’attuale mezzo miliardo al miliardo e mezzo di euro. Lo faremo utilizzando gli strumenti usati in altre parti d’Europa. Una grande zona franca per tutti gli investimenti rivolti all’innovazione tecnologica con sistemi automatici di incentivi. Un’attenzione particolare sarà prestata all’autoimpiego e alla creazione d’impresa, un’accelerata sulle infrastrutture, soprattutto quelle di ingegneria ambientale. Mi riferisco alla cura del territorio.

Le formazioni politiche che la sostengono si battono per una Sardegna più autonoma dal governo centrale, come si potrebbe concretizzare questa autonomia, in quali ambiti è necessario che l’Isola possa prendere decisioni in maniera autonoma?

L’Isola ha il diritto di gestire il bilancio senza accantonamenti perché questo era alla base dell’accordo sulle entrate. Deve poter usare la fiscalità di vantaggio e prendersi le prerogative previste dallo Statuto. La superficie della Sardegna è circa l’8% del totale italiano ma abbiamo il 60% delle servitù militari italiane. Non ultimo, dobbiamo valorizzare la lingua sarda. La nostra infrastruttura immateriale più importante, e purtroppo clandestina, considerato che abbiamo il tasso di dispersione scolastica più elevato e un numero di ripetenti doppio della media italiana.

Che idea si è fatto sulla vicenda Luisi Caria?

Non entro nella vicenda processuale e mi attengo al dato politico. Luisi Caria è un indipendentista che sostiene la lotta del popolo curdo, ha tutta la mia stima e invidia per il suo coraggio. Nel mio zaino di viaggio, ho per lui un libro di Hemingway. Glielo darò al primo incontro, la guerra è una cosa sporca che passa sopra le teste e sopra gli ideali.

Sta pensando a una giunta di tecnici? Ha già in mente qualche nome?

Non ho interesse per i tecnici che prendono un manuale e lo applicano a un popolo. Vorrei persone competenti che conoscano la Sardegna e sappiano dialogare con chi vive il quotidiano.

Al momento lei è l’unico candidato ufficiale, mentre per il centro sinistra si fanno sempre più insistenti le voci di una candidatura di Massimo Zedda, nel centro destra in attesa della benedizione di Salvini, i nomi più probabili sono Christian Solinas, Stefano Tunis e la magistrata Ines Pisano. Tutto da rifare invece per il M5S che dopo la condanna di Mario Puddu, ora dovrà inventarsi un piano B. Secondo lei qual è l’avversario più temibile?

L’avversario più temibile è la paura che un progetto con gambe, cuore e testa, in Sardegna non possa trionfare. Tendiamo a sottovalutarci sempre, con la conseguente necessità che qualcuno venga da fuori a spiegarci cosa dovremmo fare per il nostro bene. Rappresentiamo l’unico progetto concreto di rinnovamento della classe politica, il resto sono trucchetti di facciata per nascondere le stesse persone che comandano in Sardegna da decenni.

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