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Contro la noia in ospedale: Luciana e i volontari A.B.O.S. aiutano i bimbi ricoverati a Cagliari

Era il 1991 quando Luciana decise di dedicare un po’ del suo tempo ad aiutare gli altri: «Avevo tre bambini piccoli, quindi non riuscivo a lavorare- racconta Luciana- però volevo rendermi utile, inoltre in questo modo avrei insegnato anche ai miei figli l’importanza di aiutare il prossimo». Inizialmente però, Luciana ha incontrato non poche difficoltà, perché all’epoca in Sardegna non c’erano associazioni che operavano all’interno degli ospedali, che si occupassero di bambini, e si è dovuta confrontare con la diffidenza dei medici e delle stesse famiglie dei bambini ricoverati. Così ha deciso di cominciare dagli anziani. In questo modo ha potuto capire dove e come rendersi utile, inoltre con pazienza e determinazione ha conquistato la fiducia dei medici.

Ovviamente non ci si può improvvisare quando si ha a che fare coi bambini, specie quelli affetti da patologie particolari, Luciana ha cominciato al Microcitemico. Con l’aiuto della psicologa dell’ospedale, questa mamma volenterosa, ha cominciato a organizzarsi e ha fondato l’Associazione Bambini Ospedalizzati Sardegna: «ci è voluto un anno perché potessi cominciare l’attività con l’associazione – spiega la presidentessa di A.B.O.S.-ci sono anche tanti adempimenti burocratici da espletare, però poi non mi sono più fermata». L’attività dell’associazione, che si finanzia con la vendita di calendari e altri gadget oltre che con i contributi volontari, è strutturata con turni regolari: «i bambini sono abituati alla nostra presenza, ci aspettano, per questo abbiamo sempre necessità di volontari- prosegue Luciana-dobbiamo garantire una presenza costante, purtroppo le malattie non vanno in vacanza, e anzi è proprio durante le festività che la degenza in ospedale pesa maggiormente». I volontari organizzano giochi, giornate dedicate alla creatività, anche a tema, come halloween o carnevale, organizzano anche gite e addirittura spedizioni a Gardaland, per quei bambini che possono uscire dall’ospedale o quando sono in via di guarigione.

La maggior parte dei volontari sono giovani, ragazze soprattutto, c’è anche dei nonni, gli uomini sono pochissimi, ma una volta che rompono il ghiaccio sono bravissimi. Tutti i volontari sono seguiti dai medici e dagli psicologi dell’ospedale, perché, soprattutto in alcuni reparti, occorrono precauzioni particolari per interagire coi piccoli pazienti. «L’aspetto che più pesa ai giovanissimi degenti- afferma Luciana- è la noia. Senza la scuola le giornate sembrano non finire mai, ai più grandicelli mancano gli amici, per questo è indispensabile che i bambini si distraggano, abbiamo bisogno di volontari, attualmente siamo un centinaio, per poter assicurare una presenza costante ci vorrebbero almeno altre 30 persone». Luciana confida nel fatto che adesso i volontari aumenteranno, visto che sono prevalentemente studenti universitari e molte facoltà in questo periodo pubblicano il calendario delle lezioni, saranno più liberi di organizzarsi.

Spesso tra i volontari ci sono anche ragazzi che da piccoli hanno vissuto l’esperienza come pazienti e ora restituiscono il tempo che hanno ricevuto in dono. L’invito è rivolto a tutti perché si tratta di un’esperienza meravigliosa, che arricchisce sempre anche se talvolta può far soffrire: «purtroppo qualche volta capita che uno dei nostri piccoli amici non ce la faccia- conclude Luciana- ed è inutile nasconderlo, si soffre tanto, ma questo non deve fermarci, anzi deve diventare un’ulteriore motivazione, perché noi comunque gli siamo stati accanto e abbiamo contribuito a rendere meno pesante e più gioioso il periodo trascorso in ospedale». Per tutte le informazioni basta cliccare qui : www.facebook.com/pg/associazione.abos

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