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Filippo Tortu e la Sardegna: «Che buona la zuppa gallurese di nonna, mi piacerebbe tornare a Cagliari ad allenarmi»

Tortu davanti al suo record mostra il tatuaggio della Sardegna

Non è nato in Sardegna, ma è stato battezzato a Tempio, città che lo ha reso cittadino onorario quest’estate. Ha un fortissimo accento brianzolo ma ha un cuore orgoglioso e testardo da vero sardo, «Un regalo di mio padre» vi dirà se chiedete spiegazioni. Stiamo parlando di Filippo Tortu, al momento l’uomo più veloce della storia d’Italia sui 100 metri. Anche se per chi lo conosce bene lui è semplicemente Pippeddu, l’amico di sempre, umile e con una passione smisurata per quella che definisce la sua terra, la Sardegna.

Filippo, come è nato il suo legame con la Sardegna?

Non sono nato e non ho mai vissuto per lunghi periodi in Sardegna però da sempre ho sentito un legame speciale e molto forte con questa terra. Mio padre è originario di Tempio e ogni estate passavo qui, a casa dei nonni, le vacanze da scuola. Sin da bambino mi piaceva il modo in cui mi ospitavano delle persone che vedevo per poco tempo l’anno e ora quando vado in giro per la Sardegna e molti mi riconoscono sono sempre molto gentili. L’ospitalità dei sardi è una cosa che mi piace tantissimo.

Ha alcuni ricordi particolari legati alle vacanze da bambino in Sardegna?

Sicuramente la zuppa gallurese di Nonna. Quante ne ho mangiato, e mi piace ancora moltissimo. Poi le gite sul Monte Limbara con mio padre. Da ragazzino saltellavo da un sentiero all’altro, ecco quella libertà di quelle giornate in mezzo alla natura ora che mi alleno e devo stare attento agli infortuni mi mancano molto. In generale della Sardegna mi piace la Gallura e le escursioni nell’entroterra, le preferisco anche alle belle spiagge.

Che emozioni ha provato nel ricevere la cittadinanza onoraria a Tempio?

Non esagero nel dire che per me è stata una delle giornate più belle della mia vita. L’amore incondizionato di questa gente ogni volta che torno è pazzesco. Per dire in Piazza Italia a Tempio lì dove c’è l’insegna della vecchia tipografia della famiglia Tortu hanno installato una piccola targa per me con scritto solo 9′ 99′ (il suo record italiano n.d.r).

Qui in Sardegna solo vacanza o anche molti allenamenti?

Io di solito da ragazzino arrivavo in Sardegna a luglio e aspettavo che i miei arrivassero da su una volta iniziate le ferie. Come scendeva mio padre continuavamo gli allenamenti anche qui in Sardegna, soprattutto a Olbia e allo Stadio dei Pini a Sassari. Una volta ho gareggiato anche a Dorgali. Mentre quest’anno ad aprile ho fatto degli allenamenti a Cagliari e devo dire che mi è piaciuta molto la struttura e la città. Volevo preparare a Cagliari gli impegni di agosto ma poi non è stato possibile. Spero in futuro di tornare a preparami per qualche gara lì.

Quali aspetti tipici del carattere sardo pensa di aver preso?

Sicuramente la testardaggine, sono uguale a mio padre in questo. Per me è sia un difetto, a volte devi capire quando è il caso di essere più razionale, che un pregio. A volte è proprio la testardaggine a spingerti oltre i tuoi limiti.

Un domani Filippo Tortu tornerà in Sardegna per vivere e magari per allenare?

Sicuramente quando avrò finito la carriera mi piacerebbe molto tornare in Sardegna a viverci. Allenare per il momento non credo, non sento ancora questo desiderio ma nella vita mai dire mai.

Prossimi impegni?

Ora ho ripreso gli allenamenti per preparare al meglio gli appuntamenti indoor dell’inverno 2019 e poi ci sono i mondiali a Doha a ottobre 2019. Intanto però mi piacerebbe tornare in Sardegna per il Carnevale di Tempio. Mi dicono tutti che sia molto bello però non l’ho mai visto. Se riuscirò quest’anno andrò a vederlo di persona.

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