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Perchè Checco potremmo essere io, tu, chiunque. Il web come contenuto senza contenuti

checco

Il web è futuro, internet è condivisione, youtube è musica, contenuti, divertimento. Forse parlo dall’alto di un modo di considerare questi fenomeni, con cui non sono nata ma che ho acquisito nella mia quotidianità da grande, come fonte di positività e cultura. Ma la realtà parla di tutt’altro. Parla di web ma della tipologia deep, di internet come condivisione di contenuti volgari, senza valori, contenuti senza contenuto, parla di youtube come immagini video violente, fastidiose, insidiose e pericolose. Perchè ormai da questo mondo guardato (e purtroppo troppo spesso vissuto) attraverso uno schermo siamo stati tutti fagocitati, chi più chi meno. I pericoli e le insidie oggi, in una realtà virtuale che non si riesce quasi più a separare da quella odorata, toccata, assaggiata, riguardano chi in questo mondo ci è nato e chi non lo può capire fino in fondo. I giovani, i bambini, gli adolescenti e chi, suo malgrado ci si ritrova dentro solo perchè incapace di difendersi.

La riflessione di oggi, ad opera di una madre, una donna, una giornalista, riguarda la vicenda di un uomo, un ragazzo ormai conosciuto da tutti che si chiama Checco. Un uomo un po’ bambino che è stato fagocitato dal lato più malvagio e insensato del web: un ragazzo che, non potendosi difendere da solo, è diventato vittima di chi, apparentemente più forte di lui, lo usa per far ridere, non si sa chi, non si sa di cosa. Quel che resta è solo grande, grandissima amarezza. Perchè Checco potremmo essere io, tu, chiunque.

“I miei figli, uno di 12 anni e l’altro di 9, mi hanno mostrato un video su youtube con migliaia di consensi da parte di piccoli e grandi. Pensavo fosse un video carino, allegro e divertente. Invece no. E’ stato agghiacciante e inquietante. Perché quel maledetto video era di Checco. Il ragazzo deriso sul web da mesi, ripreso e spiattellato da qualche mano spregiudicata, per le sue parole strampalate come “al burrooo o lillililalla” e pronunciate senza logica, solo perché Checco ha la colpa di essere diverso dagli altri ragazzi. Ma lui colpa non ne ha. Checco è solo vittima di una generazione senza valori che pensa a postare sui social il peggio del peggio per accaparrare il più possibile like e visualizzazioni. Per diventare protagonisti. Protagonisti sulla pelle di un ragazzo fragile e indifeso e incapace di reagire a tanta malvagità e perversità.

Non solo. Tra le altre cose, una delle cose più squallide è il soprannome: basta digitare sui motori di ricerca “CHECCOCOGLIONE” e appaiono subito foto e video che lo riguardano. Foto e video di un ragazzo che si suda lo stipendio lavorando al mercato di via Quirra. Pensate che, sempre su internet, hanno fatto un sondaggio per scegliere il suo nomignolo tra “CHECCOGLIONE O COLLIONE” (lo slang cagliaritano attuale dei giovani). Un sondaggio deprimente, spaventoso. Così quando ho visto questo video disgustoso ho cambiato immediatamente faccia e i miei figli si sono bloccati. «Mamma che c’è?». Troppo piccoli ancora per capire tutto quello che può comportare un video così stomachevole, dove un ragazzo come lui viene ripreso in tutte le salse: acide, piccanti, buone e cattive solo per fare il botto in rete (francamente mi dà ribrezzo descrivere le movenze dei video perché ormai sono il tormentone di tutti). Dinamiche incomprensibili, riluttanti e inspiegabili. Eppure è la realtà.

Ho spiegato ai miei bambini che non sono video da guardare con leggerezza, dove di risata e divertimento c’è ben poco e ho provato a dar loro qualche utile consiglio per non rimanere incastrati nelle trappole delle prese in giro e del bullismo. Che bisogna essere comprensivi e aiutare il prossimo, cercare di capire la fragilità di ogni persona, senza ridicolizzare nessuno togliendo loro dignità. Loro, piccoli, si sono commossi: «Mamma ti promettiamo che non li guardiamo più. Scusaci». «Nessuna scuse ma intelligenza, ragazzini», ho risposto. Ma di risposte, invece, non ne ho trovato per tutto questo rumor diventato trash. Bullismo, stupidità o cattiveria?

Guardando i video di Checco mi si strazia il cuore, lui al centro dell’obiettivo che sorride e in cuor suo vuol far sorridere. Quanta tenerezza dietro quei minuti. Checco mi ricorda Motoretta, il ragazzino speciale che frequentava la nostra cricca. Simpatico e dinamico. Ma noi lo rispettavamo, nessuno di noi ha mai detto una parola fuori posto. Eppure MOTTTTOORREETTAAA faceva ridere con il suo accento pronunciato e con il suo cantare stonato e allegro, (anche Motoretta oggi è una “star” di youtube, ma con video decisamente diversi e anche gradevoli). Così pure il mitico Plinio, quanti passaggi chiedeva per tornare a casa e quanti di noi lo hanno accompagnato. Per non parlare di Pinzello, il gigante buono che puliva i vetri dei negozi. Nei loro confronti mai atti di bullismo, mai una presa in giro: com’è giusto che sia, sempre rispettati e benvoluti. Non scrivo oggi per dare lezioni di vita a nessuno, non sono in grado di farlo: quello che posso consigliare, col cuore, è solo la necessità impellente di indirizzare le persone e oggi soprattutto i giovani, al rispetto del prossimo, chiunque esso sia. E’ questione di buon gusto. E’ questione di cuore”. Laila Di Naro

 

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