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Nicolò Barella, l’opera d’arte del Cagliari

Nicolò Barella con la fascia da capitano

Una delle caratteristiche che accomuna i grandi calciatori è quella di essere in grado di saper leggere le situazioni prima di agire. Di avere occhi in grado di capitalizzare la direzione futura della palla prima che questa raggiunga i propri piedi. Nicolò Barella ha dimostrato contro il Milan di aver acquisito totalmente la capacità di prevedere e influenzare giocate, movimenti e intenzioni sia dei compagni che degli avversari. Un giocatore cerebrale che in una sera ha raggiunto la consacrazione definitiva del suo estro.

«È uno dei migliori giocatori in Italia, deve giocare titolare in Nazionale» sono parole che riecheggiano ancora. A formalizzare un vero e proprio endorsement a suo favore è stato Andrea Pirlo, il talento più luminoso del calcio italiano degli ultimi quindici anni. Una investitura che dona l’essenza della prestazione di Barella della scorsa notte, ringalluzzito dal gioco di Maran, certamente più fisico e più adatto alle sue preferenze calcistiche. Anche perché, per una volta, non viene incastrato dalla necessità di un contenimento tattico, ma può allargare il suo raggio d’azione, la propria visione del calcio: il centrocampista rossoblù è inquadrato sulle sue potenzialità, ha l’onore e il dovere di poter essere libero, libero di volare palla al piede, di palleggiare calmo coi compagni o di recuperare rabbiosamente la sfera agli avversari con la tenacia che i tifosi cagliaritani avevano già riconosciuto in Radja Nainggolan.

Un talento innato che ha già ottenuto il record di diventare il capitano più giovane della storia del Cagliari a giocare con la fascia dal primo minuto a 21 anni, 7 mesi e 9 giorni, strappando la corona a Nicola Murru. Lui che dovrebbe essere capitan futuro e invece è un orgogliosissimo capitan presente. È chiaro che i tifosi se lo dovranno godere ora, con tutta la spavalderia e una maturità ancora da formare. Tommaso Giulini è stato chiaro: «C’è una scultura che mi piace e che non mi posso permettere perché costa 100 milioni, “L’Uomo” di Giacometti. Ecco, Nicolò è la nostra opera d’arte». Un’opera che tanti sognano in Italia ma che potrebbe essere inaccessibile se il centrocampista vorrà seguire le parole pronunciate qualche giorno fa: se dovesse lasciare Cagliari, il suo futuro sarà in Premier.

Oggi il ragazzo è consapevole dei suoi mezzi. Sa finalizzare, operare passaggi puliti, prodigarsi nel recupero palla o nell’anticipo difensivo, tuffandosi nello scontro fisico con ardore e senso delle distanze tra sé e le porzioni di campo libere. Sa quando può e non può rischiare, è finalmente quel tuttocampista che molti addetti ai lavori si aspettavano da tempo. È determinato, vivace, intenso, intelligente.

È al momento il più forte centrocampista italiano presente in campionato, e Roberto Mancini non potrà più girarsi dall’altra parte per cercare qualità in Pellegrini, Cristante o Gagliardini. Il futuro dell’Italia passa da questo ragazzo che ha avuto la pazienza di affermarsi passando per sei mesi a Como in una squadra praticamente retrocessa, collezionando errori di ingenuità e di poca lucidità, fino a farne tesoro, ed assorbire tutto. Ogni esperienza regala delle lezioni, tante ne dovrà seguire, ma già essere un’opera d’arte è un segno del proprio prorompente incedere nel mondo del calcio.

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