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Addio a mister Giagnoni: quella volta che il suo Cagliari eliminò la Juve di Platini dalla Coppa Italia

Gustavo Giagnoni Cagliari Calcio - Foto Sardegna 1

Gustavo Giagnoni Cagliari Calcio - Foto Sardegna 1

Il Cagliari Calcio piange oggi la scomparsa del mister Gustavo Giagnoni, uno dei pochi sardi ad aver allenato i rossoblù. A lui è legato un ricordo indelebile per i tifosi, una storica vittoria in Coppa Italia contro la Juve di Platini, capitata in una stagione tristissima, il campionato 1986-1987 che vide il Cagliari retrocedere dalla B alla C1.

Nella sua lunga storia la Coppa Italia, al Cagliari e ai suoi tanti tifosi, ha saputo riservare anche gioie e notti indimenticabili. Una di queste, sicuramente la più bella e sorprendente, è datata 6 maggio 1987, il giorno in cui, facendo un po’ “il Pordenone”, al Comunale di Torino, i rossoblù riuscirono a far fuori nientemeno che la grande Juve di Platini.

Una immagine del Cagliari 1986-87

A compiere l’impresa non furono eroi senza macchia e senza paura ma gli stessi quattordici giocatori (Sorrentino, Marchi, Valentini, Pecoraro, Miani, Venturi, Pallanch, Piras, Pulga, Pani, Montesano, Bernardini, Pellegrini e Bergamaschi), che, in quella medesima annata di (dis)grazia 1986-87, con il resto della rosa, avrebbero contribuito a portare il Cagliari, fanalino di coda della cadetteria, in Serie C.

Contro la tristissima retrocessione non poté alcunché neppure il pugno di ferro del sardissimo mister Gustavo Giagnoni da Olbia, l’allenatore col colbacco, uno che con i bianconeri aveva spesso duellato negli anni Settanta quando sedeva sulla panchina del Torino.

E a proposito dei granata, l’altra squadra della Mole fu, con Avellino e Pisa, una delle tre compagini di Serie A che i ragazzi di Giagnoni, nella loro prestigiosa cavalcata verso la gloria, riuscirono a eliminare prima di sfidare nel suo stadio ed eliminare, nei quarti, la Vecchia Signora, allenata da Rino Marchesi e schierata con questa formazione: Tacconi, Favero, Caricola, Soldà, Brio, Scirea, Laudrup, Manfredonia, Buso, Platini, Vignola.

Michel Platini, asso francese della Juve

Bianconeri e rossoblù, che in campionato affondavano ma in Coppa riuscivano misteriosamente a centuplicare le forze, si incontrarono al Comunale dopo l’1-1 dell’andata al Sant’Elia, un risultato frutto delle reti del terzino Marchi e di Beniamino Vignola.

Dopo il pareggio interno, molti davano per spacciati il Cagliari, che, invece, riuscì a sorprendere tutti e, in virtù di un insperato 2-2 in trasferta, a beffare i futuri vicecampioni d’Italia, una squadra buona ma ormai a fine ciclo in cui il grandissimo Platini aveva ormai finito la benzina e soprattutto la voglia.

A differenza dell’asso francese, di voglia ne aveva tantissima Bergamaschi, che, al ventisettesimo minuto, su una punizione di seconda, portò in vantaggio i rossoblù con un destro carico di rabbia e potenza.

La reazione della Juve fu furente e immediata e, pungolati nell’orgoglio, gli uomini di Marchesi, che aveva raccolto, suo malgrado, la pesantissima eredità di Trapattoni, capace in dieci anni di portare nella bacheca di Madama ben sei scudetti e tutte le coppe internazionali, pareggiarono subito con una bordata di Soldà per poi siglare il 2-1, al sessantesimo, proprio con Platini, autore di un gol fortunoso.

Quando tutto per i rossoblù sembrava perduto, ecco però la marcatura (decisiva) del subentrato e sempreverde Piras, che, con una conclusione non certo irresistibile, riuscì a battere Tacconi e a portare (per una sera) il disgraziato e operaio Cagliari di Giagnoni in Paradiso.

Ottenuto lo scalpo dei bianconeri, il sogno di Coppa per Gigi e compagni durò comunque molto poco: in semifinale il Napoli scudettato di Maradona non ebbe pietà, imponendosi, tra l’andata e il ritorno, con il punteggio di cinque gol a uno. La partita del San Paolo, terminata 4-1, si giocò il 3 giugno del 1987: qualche giorno prima, finiti in un baleno all’Inferno, i rossoblù erano retrocessi matematicamente in Serie C.

 

 

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