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Assemini, rimborsi ai disabili. La replica del Comune: “Ritardi causati dalla Regione”

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I rimborsi stabiliti dalla Legge 162, sono finalizzati a finanziare i piani personalizzati di sostegno alle persone in situazione di disabilità grave. Sono fondi che la Regione assegna ai comuni, i quali poi li erogano ai singoli beneficiari. La legge prevede che i comuni, nello specifico i servizi sociali, eroghino ogni mese un rimborso che gli stessi servizi, sulla base di certificazioni tecniche, hanno riconosciuto a ciascun richiedente e serve a sostenere le spese per l’assistenza ai portatori di gravi disabilità. Nel post pubblicato sulla pagina Facebook del Comitato ViviAssemini si legge che il Comune di Assemini è responsabile del ritardo nell’assegnazione dei rimborsi, di ben 90 giorni. Vistanet ha pubblicato un articolo su questa vicenda e sul disagio che questo ritardo ha comportato per gli utenti.

L’Assessora alle Politiche Sociali Cristiana Ruggiu e la responsabile dei Servizi Sociali Valentina Melis replicano alle accuse e spiegano le ragioni del ritardo. La Melis ha tenuto a precisare che intanto il ritardo nei pagamenti è di 2 mesi e non tre, come dichiarato nel comunicato: «Queste somme sono dei rimborsi che si possono erogare solo sulla base della documentazione delle spese oggettivamente sostenute dal beneficiario nel mese precedente a quello del rimborso- spiega la responsabile del servizio- quindi quelle di luglio potranno essere rimborsate solo ad agosto. Quelle di aprile sono state liquidate, mancano i mesi di maggio e giugno». La regione ha emanato la determina con la quale stanzia i fondi da destinare ai comuni il 6 luglio e l’ha protocollata l’11. «Una volta arrivata la comunicazione – prosegue la Melis- ho proceduto immediatamente a mettere in atto l’iter che consente agli utenti di ricevere materialmente il rimborso, ma i passaggi di legge non si possono saltare».

Inoltre la Regione aveva stabilito che i comuni prorogassero dal 2012 fino al 30 aprile 2018 solo i rimborsi di chi già ne aveva diritto, bloccando di fatto l’approvazione di altre richieste e addirittura impedendo l’aumento della somma rimborsata nel caso di un aggravamento della disabilità dell’utente. «Alla fine del 2017 abbiamo presentato tutte le richieste di rimborso- conclude Valentina Melis- quelle vecchie e tutte quelle che nel frattempo, ben 6 anni, sono state presentate. A partire dal primo maggio quindi abbiamo dovuto gestire un numero molto maggiore di pratiche e di importi, abbiamo quasi 600 cittadini che usufruiscono della 162 e gestiamo quasi 2 milioni di euro, è un lavoro complesso, comunque a brevissimo erogheremo il rimborso di maggio e di giugno insieme, per limitare al massimo al disagio».

L’articolo di Vistanet è stato condiviso sui social e ha scatenato i “leoni da tastiera” che nei commenti hanno mosso gravi accuse anche nei confronti della maggioranza pentastellata che amministra il comune. «È stato scritto che abbiamo utilizzato i soldi della 162 per pagare le spese del M5S – chiarisce l’assessora Ruggiu- ma ovviamente è una sciocchezza, si tratta di fondi vincolati che possono essere utilizzati solo per pagare i rimborsi». Alcuni commenti facevano riferimento al fatto il comune avesse pagato 60 utenti a propria discrezione, ma anche questo non corrisponde al vero, si trattava di sovvenzioni legate alla legge 20, nessuno dei 600 disabili ha ancora percepito i rimborsi di maggio e giugno.

Nel post pubblico il comitato ViviAssemini lamentava anche il fatto che gli utenti siano stati rimbalzati da un ufficio all’altro e annunciava per oggi che una delegazione di utenti si sarebbe presentata agli uffici di via Cagliari, in realtà: «da noi non si è presentato nessuno – smentisce l’assessora- anche perché riceviamo tutti. E gli utenti interessati sono stati tutti avvisati con una lettera spedita a ciascuno di loro da questi uffici». Di sicuro ciò che non può essere smentito è il fatto che circa 600 asseminesi disabili utilizzano i fondi della 162 per pagare assistenti, educatori e tutte quelle figure che servono a migliorare la qualità della loro vita. Queste figure vanno retribuite per il lavoro che svolgono e non sempre le persone disabili e le loro famiglie sono in grado di anticipare le somme dovute.

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