Sardi famosi: Gianfranco Matteoli, un barbaricino dal cuore rossoblù, amato anche dagli interisti.
Tanta gavetta, poi il successo con l’Inter quindi gli anni al Cagliari, insieme a campioni come Francescoli. Amato dai tifosi e rispettato dai compagni è stato uno dei calciatori sardi più forti di sempre.
Se si prende una cartina geografica e si prova, approssimativamente, a individuare il centro della Sardegna, è probabile che il dito finisca molto vicino a Ovodda. Lì, nel cuore ideale dell’isola, in una cittadina toccata dalla catena del Gennargentu, famosa per i suoi murales e conosciuta come ‘il paese dei centenari’, nacque nel 1959 Gianfranco Matteoli, che una trentina d’anni dopo si sarebbe distinto in un altro cuore, quello del centrocampo dell’Inter dei record di Giovanni Trapattoni. In questo bell’articolo di Alessandro Bai per il sito ufficiale dell’Inter ripercorriamo la carriera di Matteoli.
L’infanzia di Gianfranco si divide tra la campagna, dove aiuta il padre, e il calcio, giocato tra i vicoli stretti di Ovodda insieme ad una generazione di ragazzi che sognava di seguire le orme di Gigi Riva, che in quegli anni incantava con la maglia del Cagliari. La strada che porta da un paesino della Barbagia al grande calcio, però, è tutta in salita, specie quando le prime porte ti si chiudono in faccia. Perché per il giovane Matteoli l’occasione arriva pure, e veste proprio i colori rossoblù, ma non si concretizza. Nell’estate del 1975, viene bocciato dopo due provini con il Cagliari. È su quella grande delusione, però, che un adolescente già maturo costruisce le basi della sua futura carriera. L’amarezza, insieme a quei sogni non ancora infranti, Matteoli li infila in una valigia che si porta nel Nord Italia, a Cantù, un salto nel vuoto che avrebbe presto dato i suoi frutti.
Come accaduto per tanti talenti, anche negli anni a seguire, l’occhio che prima di ogni altro sa leggere il percorso futuro di Gianfranco è quello di Mino Favini, a cui bastano tre partite giocate in Serie D per decidere che quel centrocampista merita la chiamata del Como. Sul lago inizia giocando con la Primavera, fino a una sostituzione inspiegabile, nonostante un’ottima prestazione, nel primo tempo di un Como-Juventus. La rabbia scompare pochi minuti dopo, quando Osvaldo Bagnoli gli comunica di averlo inserito tra i convocati per la gara del giorno successivo contro la Spal, quella del suo debutto in Serie B.
Era il 1977, per Gianfranco l’inizio di un lungo peregrinare: i prestiti a Giulianova, all’Osimana e alla Reggiana, poi il ritorno al Como con cui avrebbe ottenuto la promozione in Serie A. Un anno alla Sampdoria poi, nel 1986, il passaggio all’Inter. A Milano incontra Giovanni Trapattoni, e quello del tecnico lombardo è il secondo occhio più importante della sua carriera: il ‘Trap’ lo vede bene davanti alla difesa, e lì lo schiera, spostandolo dalla trequarti nel cuore della squadra. La velocità di pensiero e di esecuzione del piccolo regista coi capelli ricci, così come la sua tecnica, sono l’ideale per innescare le corse di Berti e Matthäus e, più in generale, la manovra offensiva nerazzurra, senza mai togliere equilibrio.
Matteoli siede nella cabina di regia dell’Inter che avrebbe vinto, nel 1988-89, lo ‘scudetto dei record’ nell’epoca dei due punti a partita. Il centrocampista si toglierà anche lo sfizio di segnare contro il Cesena, in soli 9 secondi, quello che sarebbe rimasto per qualche anno il gol più veloce della Serie A. Poi, dopo Tricolore e Supercoppa Italiana, nell’estate del 1990 arriva la chiamata che aspettava da 15 anni. Più maturo e più vincente, Matteoli è pronto per giocare a Cagliari, la squadra sognata fin da piccolo: ci resterà 4 stagioni, vivendo coi sardi una straordinaria avventura in Coppa UEFA conclusasi soltanto in semifinale proprio contro l’Inter, poi vincitrice della competizione. In Nazionale, chiuso da Baggio e Giannini, disputò solo sei gare ma avrebbe meritato molto di più.
Appesi gli scarpini al chiodo, Matteoli si dedica ai giovani, stavolta compiendo il percorso inverso. Prima con il Cagliari, da responsabile tecnico del settore giovanile, avviando una rivoluzione che porterà il vivaio sardo a produrre diversi talenti. Poi, dall’estate 2016 di nuovo con i nerazzurri, per cui diventa osservatore e direttore di un Centro di Formazione Inter nella sua Sardegna. Consapevole che, nel cuore di qualche paesino sperduto, possa nascondersi un ragazzo con i sogni più forti di qualsiasi ostacolo.