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(GALLERY)Montevecchio: si conclude sottotono la 25ma sagra del miele

Da 25 anni, nella incantevole cornice del borgo minerario di Montevecchio, si svolge la Sagra del Miele, una manifestazione in parte dedicata agli addetti ai lavori, in parte rivolta ai visitatori, non solo amanti del miele, ma più in generale curiosi, che approfittano dell’occasione per scoprire un luogo incantato e pieno di storia. Come ogni anno è stato possibile degustare le molte varietà di miele prodotto in Sardegna, da quelle classiche come millefiori o eucalipto a quelle un po’ meno comuni come sulla o rosmarino, per assaggiare quello di corbezzolo uno dei più pregiati e costosi: «il corbezzolo fiorisce in autunno- spiega Orlando Oliva titolare dell’azienda Agricola Monte Arci di Marrubiu– e in questo periodo abbiamo molte meno api. Se in tarda primavera possiamo contare su 60, 70 mila api durante la fioritura del corbezzolo, le api sono circa 15 mila, quindi ovviamente la quantità di miele prodotta è nettamente inferiore».

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La maggior parte degli apicultori non solo produce diverse varietà di miele, ma sfrutta tutte le sostanze che i laboriosi insetti mettono a disposizione, quindi negli stand è possibile trovare propoli, pappa reale, caramelle, crema di nocciole e quest’anno era presente una novità: «abbiamo provato a produrre il miele allo zenzero– annuncia Oliva-e sta andando veramente a ruba. Acquistiamo radice di zenzero bio, certificata, con un estrattore ne ricaviamo il succo e lo uniamo al miele di eucalipto. Un vero toccasana per tutti i problemi legati alla gola e alle vie respiratorie superiori».

Del lavoro delle api però, non si butta via niente e così si sfrutta anche la cera. Oltre al dolcissimo favo, chi almeno una volta nella vita non ha provato a masticarne un pezzetto, la cera d’api viene utilizzata per la produzione di saponette e altri cosmetici, come “S’unguentu de cera noa”, un unguento lenitivo preparato secondo un’antica ricetta. «Si mette dell’olio extravergine d’oliva in un pentolino a bagnomaria- spiega la signora Pina della Proloco di Guspini- poi si preparano pezzi di cera d’api in un sacchettino di tela che si immerge nell’olio quando è abbastanza caldo. In questo modo la cera si scioglie e cola nell’olio ma le impurità rimangono nel sacchetto. L’unguento si versa in un barattolino, sfreddandosi si addenserà assumendo la consistenza di una crema». Le proprietà di questo unguento sono molteplici, ma la più efficace è di sicuro quella di curare le ustioni, se si applica immediatamente, impedisce la formazione delle bolle e lenisce subito il dolore.

La parte della sagra che comprende gli appuntamenti per tecnici ed esperti del settore, come il convegno sull’apicoltura, il concorso regionale Premio Mieli Tipici a cura dell’Agezia Laore Sardegna e la tavola rotonda “Valorizzazione del comparto apistico” o ancora la proiezione del documentario “Abieris e abis” di Greca Natascia Meloni, sono stati un successo. Non si può dire altrettanto per ciò che riguarda le iniziative che dovrebbero attirare i visitatori e promuovere non solo i buonissimi mieli sardi, ma anche il luogo che ospita la manifestazione. A parte il divertente spettacolo per bambini, di sabato pomeriggio replicato la domenica e l’interessante mostra-scambio di mierali, il resto dell’intrattenimento ha lasciato davvero a desiderare. «Vengo tutti gli anni da sempre- lamenta Davide Stara, che viene da Quartu- ma ogni anno c’è sempre meno da vedere. Prima c’erano le gare di atletica, il tiro con l’arco, al Palazzo della Direzione allestivano un’intera sala come una foresta. C’era persino la cascata col fiumiciattolo e tutti gli animali imbalsamati, adesso ci sono giusto un paio di rapaci e un cervo». Anche il momento dedicato al folklore, pensato soprattutto per i turisti vede partecipare sempre meno ballerini in costume sardo. Secondo gli apicultori e gli hobbisti degli stand la scarsa partecipazione è dovuta in parte anche alla scelta della data. In passato la sagra si è sempre svolta alla fine di agosto, l’anno scorso è stata proposta a metà luglio, quest’anno nonostante il calo di visitatori già registrato l’anno precedente si è voluto ripetere l’esperimento.

Probabilmente però il problema non è tanto legato alla tempistica, quanto piuttosto al fatto che manchino le attrazioni, l’intrattenimento e le novità. Se oltre all’apicoltura si vuole davvero valorizzare e promuovere Montevecchio è necessario che le istituzioni investano di più in un luogo che ha in sé altissime potenzialità. A cominciare dalla mancanza della rete (reclamata a gran voce dai residenti), strumento ormai indispensabile per svolgere qualsiasi tipo di attività lavorativa e che in occasioni di manifestazioni importanti come la Sagra del Miele, non solo crea problemi agli stessi partecipanti, ma scoraggia i turisti venuti in occasione della sagra ma intenzionati a trattenersi in un luogo davvero magico, di cui difficilmente troverebbero altrove l’atmosfera.

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