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Niente farmaco per i pazienti del Policlinico affetti da artrite reumatoide

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Bruno Carboni è un paziente del Policlinico, affetto da artrite reumatoide. È seguito dal professor Alessandro Mathieu, come gli altri 564 pazienti che fino a qualche settimana fa facevano uso del farmaco biotecnologico per la cura della malattia. «Giovedì scorso, il 5 luglio, sono andato alla farmacia ospedaliera dove vado regolarmente per ritirare il farmaco- racconta Carboni-, una confezione di Enbrel, quattro dosi che coprono un mese di terapia. Avrei dovuto fare l’iniezione il giorno dopo. Ma quando mi sono presentato mi hanno spiegato che il farmaco non era disponibile, perché ancora il mio medico curante, il professor Mathieu non aveva consegnato la prescrizione. Il farmaco è particolarmente costoso, la terapia di un mese supera i mille euro, quindi non è possibile curarsi a proprie spese, se non per periodi brevissimi e comunque ci sono persone che non possono permettersela neanche per un mese soltanto.  Mi è stato detto di richiamare nei giorni successivi per avere notizie». Anche tutti gli altri pazienti, che come Carboni si sono trovati nelle  stesse condizioni hanno ricevuto la stessa spiegazione.

«La Regione ha bandito una gara per la fornitura dei farmaci distribuiti dalle farmacie ospedaliere-spiega Carboni- che è stato vinto da un’azienda che produce solo farmaci “Biosimilari”, cioè farmaci simili a quelli biotecnologici originali». Sembra che l’Assessorato Regionale alla Sanità, abbia inviato a tutte le aziende sanitarie sarde, una circolare con la quale le obbliga a utilizzare solo i farmaci biosimilari, a meno che il medico curante non prescriva diversamente, ma in questo caso, lo stesso medico deve fornire una relazione “Esaustiva” su ogni singolo paziente che fondi scientificamente questa scelta per ciascuno di loro. Il farmaco biosimilare e quello originale non sono perfettamente uguali, quindi è probabile che i medici decidano di non prescrivere i primi, ma in questo caso, dovranno necessariamente giustificare la scelta con una relazione, con una inevitabile dilatazione dei tempi dell’iter che permette ai malati di accedere alle cure. I pazienti affetti da artrite reumatoide si sono subito mobilitati, hanno chiesto e ottenuto di essere ricevuti dai vertici di Policlinico e Assessorato alla Sanità. «Il Capo di Gabinetto dell’Assessorato alla Sanità e il direttore dall’Azienda Mista del Policlinico, il dottor Pacifico- prosegue Carboni-ci hanno assicurato che faranno il possibile per abbreviare i tempi, ma noi siamo molto preoccupati, questa patologia non si può curare, ma il farmaco tiene sotto controllo i sintomi. È sufficiente però interrompere le cure per qualche giorno e già ricompaiono i sintomi».

L’artrite reumatoide è una malattia autoimmune che colpisce le articolazioni che si infiammano, si gonfiano provocando dolori molto forti, che compromettono la mobilità, fino ad impedire anche i gesti più semplici come portare un bicchiere alla bocca. La preoccupazione dei malati è condivisibile, «stamattina ho provato a richiamare in ambulatorio- denuncia ancora Carboni- ma ancora il farmaco non è disponibile, mi hanno ripetuto di richiamare, che mi avrebbero fatto sapere entro 10 giorni. Ma io non posso aspettare, solo per aver saltato due dosi, ho già dolori, le dita della mano, il polso e il gomito, sono gonfi e doloranti, e per alcune attività ho già bisogno dell’aiuto di mia moglie». Carboni e gli altri pazienti, sperano che il problema si risolva in tempi brevissimi, intanto hanno organizzato una mobilitazione per martedì 24 luglio alle ore 10 davanti al Reparto di Reumatologia del Policlinico Universitario di Monserrato, per manifestare la loro preoccupazione e ottenere delle risposte certe, per questo chiedono il sostegno di tutti e si auspicano una numerosa partecipazione.

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