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Valentina e Nicola, due volontari sardi che hanno regalato sorrisi ai bimbi del Burkina Faso

Valentina e Nicola in Burkina Faso,

Aiutare le persone più povere del mondo è sempre stato il sogno di Valentina Pisano, 39enne di Villasor che dal 1998 vive a Pisa. Dal 2010 è entrata a far parte, insieme al marito Nicola Mocci, dell’associazione pisana Un sorriso per il Burkina, che si occupa di sostenere e finanziare progetti di sviluppo e supporto alla popolazione del Burkina Faso, paese poverissimo dell’Africa occidentale.

Valentina e Nicola, come la maggior parte delle persone che vivono nella parte più fortunata del mondo – l’Occidente – avevano sempre visto le condizioni in cui vivono miliardi di persone solamente in foto o attraverso i mass media.  Fino a quando, nel 2012, non hanno deciso di andare sul campo a vedere e conoscere quella triste realtà con i loro occhi. Giunti in Burkina Faso, si sono resi conto di cosa significa realmente la povertà estrema, non avere nulla, né acqua né cibo.

Valentina e Nicola in Burkina Faso tra i bambini del’orfanotrofio.

«Siamo andati a visitare l’orfanotrofio “Les Saints Innocents”, nel villaggio di Guiloungou, che ospita 100 bimbi dai 0 ai 12 anni ed è gestito da una suora del posto – racconta Valentina – che la nostra associazione ha provveduto a sostenere con diversi progetti tra i quali un hangar dove i bimbi possono stare quando piove o quando non c’è scuola, la realizzazione di bagni, l’acquisto di tavoli e stoviglie per le mense. Gli occhi, gli sguardi e i sorrisi di quei bimbi contenti di avere il minimo necessario, ci è rimasto impresso. Siamo poi tornati in Burkina due volte all’anno dal 2012 al 2014. Ciò che abbiamo visto lì ci ha fatto capire ancor di più quanto noi siamo fortunati rispetto alla gente dell’Africa, che scappa dai propri paesi per via di fame, carestia, violenza e persecuzione. I bimbi ospitati nell’orfanotrofio sono alcuni dei migliaia di piccoli che in quel paese rimangono orfani di padre e madre; queste ultime spesso muoiono di parto per mancanza di cure adeguate e di scarsa igiene».

«Nei villaggi limitrofi abbiamo visto molti bambini denutriti e questo ci ha impressionato tanto – prosegue – Nell’orfanotrofio fortunatamente i piccoli vengono assistiti in tutto e per tutto, nei limiti delle risorse disponibili. Come associazione abbiamo anche contribuito alla costruzione di un panificio che sforna ogni giorno le baguettes, ma anche una pasticceria che forma i ragazzi per un lavoro futuro. Questi due progetti contribuiscono anche a dar da mangiare ai bimbi e alla gente del villaggio per i quali spesso si tratta dell’unico pasto della giornata a cui hanno accesso. Per loro è fonte di gioia immensa».

Ma c’è anche qualcos’altro che ha colpito Valentina e Nicola – che ora hanno due figli piccoli – durante i loro viaggi in Burkina: «Aver visto con i nostri occhi persone, tra cui tantissimi bambini, che spaccavano pietre in una cava per molte ore al giorno e donne che trasportavano grossi massi in testa con in braccio i loro piccoli. Finché non vedi di persona certe situazioni, non potrai mai capirlo». Da qualche anno, però, la situazione è precipitata e gli attacchi terroristici dell’Isis hanno messo in ginocchio il paese, impedendo a molti volontari delle associazioni benefiche di tornare a operare sul campo. La onlus “Un sorriso per il Burkina” conta però su moltissime donazioni, tra le quali anche quella dell’associazione culturale sarda “Grazia Deledda”, che ogni anno organizza il Festival della Sardegna in provincia di Pisa.

Come tutti coloro che sono stati nel Continente Nero, anche Valentina e Nicola soffrono del cosiddetto “Mal d’Africa”. La nostalgia del Burkina è tanta: «Ci manca andare in quel villaggio e vedere i sorrisi dei bimbi e della gente che ormai ci conosce. Abbiamo visto crescere tanti piccoli dell’orfanotrofio, li abbiamo guidati nel loro percorso successivo, quello dell’iscrizione a scuola (uno dei progetti attuali dell’associazione riguarda proprio la scolarizzazione, n.d.a.)  e continuiamo ad essere in contatto con loro pur da lontano. Un giorno, chissà, torneremo. Mai dire mai».

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