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(FOTO) Ichnusa strizza l’occhio all’ambiente, arriva la bottiglia ecologica e sostenibile

L’Ichnusa cambia volto e lo fa per l’ambiente con il nuovo progetto “Vuoto a buon rendere”.

Sapevate che i sardi consumano birra in quantità quasi doppia rispetto alla media nazionale? Circa 60 litri pro-capite rispetto ai 30 del resto d’Italia. Ma questo non è l’unico primato che conserva la nostra isola. Infatti siamo quelli che utilizzano maggiormente il formato da 0.66 cl, il motivo? La convivialità. Ai sardi piace ancora condividere, preferiscono prendere le bottiglie grandi dividersele al tavolo, facendo il classico giro una volta a ciascuno, piuttosto che comprare le piccole e tenere ognuno la sua. E che siamo gli unici che ancora restituiscono i vuoti, che credono ancora nel riuso delle bottiglie, lo sapevate? Solo che ultimamente questa vecchia e virtuosa abitudine si sta perdendo anche da noi a causa dei mutamenti del mercato. Per questo Ichnusa ha scelto di rilanciare questa sana consuetudine dei sardi.

«Per diffondere il nostro messaggio e coinvolgere il consumatore finale- spiega Alfredo Pratolongo direttore della comunicazione – abbiamo pensato di trasmetterlo attraverso l’etichetta. Anche se il consumatore non è materialmente coinvolto nella restituzione dei vuoti, pratica di cui si occupano i ristoranti e i bar, sarà proprio lui, sensibile al tema della sostenibilità, a chiedere che gli venga servita una bottiglia “sostenibile”».

Per questo l’Ichnusa ha deciso di investire nella realizzazione di una nuova linea produttiva dedicata esclusivamente al confezionamento di bottiglie destinate al riuso. Queste bottiglie, che conterranno la birra classica, nei formati 0.66, 0.33 e 0.20 cl avranno il tappo verde, un collarino con il circolo virtuoso dell’impegno che genera rispetto, che porta al riuso, che racchiude l’impronta della Sardegna, e sotto la frase: “Ogni bottiglia restituita è il primo gesto di rispetto per la nostra Isola” e un’etichetta simile a quella attuale, ma con la scritta “Vuoto a buon rendere”, lo slogan dell’iniziativa.

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L’investimento deciso dall’azienda servirà anche a finanziare un’importante campagna di comunicazione con un piano stampa sui media locali e digital. «Si tratta di un processo lungo- ha precisato Pratolongo- non si può influire sulle abitudini dei consumatori in tempi rapidi, oltre alla campagna sui media, cercheremo di coinvolgere anche le attività di ristorazione, magari facendo applicare un adesivo sulla porta che renda noto ai consumatori che in quel locale si serve l’Ichnusa col vuoto a rendere. E comunque siamo realistici, non possiamo puntare al cento per cento del riuso, contiamo però di arrestare il calo di questa pratica e nel lungo periodo di farla crescere».

Il birrificio di Assemini ha 84 dipendenti, e con l’indotto sono oltre 2 mila le persone coinvolte nell’attività produttiva, «con la realizzazione della nuova linea produttiva- ha annunciato Borocci- nel 2018 è previsto un incremento del 10-15% della forza lavoro». L’obiettivo del progetto non si limita a proteggere l’ambiente riutilizzando le bottiglie, ma prevede anche il finanziamento di interventi concreti finalizzati alla tutela di bellezze naturali di particolare pregio, come il Parco Nazionale dell’Asinara. «Visto il legame indissolubile che lega la Sardegna a questa birra, che ne caratterizza anche la qualità decisa, forte, ma semplice e senza compromessi, -racconta Katia Pantaleo, senior brand manager Ichnusa-non potevamo non includere nel progetto anche degli interventi concreti sul territorio. Siamo partiti dal Nord dell’Isola e abbiamo aperto un dialogo con l’ente Parco, perché sappiamo che l’Asinara costituisce un ecosistema speciale e particolarmente fragile, stiamo studiando con l’ente che tipo di supporto possiamo fornire per proteggerlo».

Ieri nel birrificio Ichnusa di Assemini è stato presentato il progetto “Vuoto a buon rendere”, che prevede un investimento per la realizzazione di una nuova linea produttiva e un’importante campagna di comunicazione finalizzata a sensibilizzare i consumatori sull’importanza del riuso. In realtà come ha precisato Matteo Borocci, direttore del birrificio: «Ichnusa è sempre stata attenta al tema della sostenibilità, negli ultimi 5 anni abbiamo ridotto del 30% il consumo di energia elettrica, del 35% quello dell’energia termica e siamo riusciti a ridurre anche il consumo dell’acqua del 20 %». Ma questo non basta, per rendere più efficace la sostenibilità bisogna riutilizzare le bottiglie (e non riciclarle, che comporta altri processi produttivi). Il riuso produce numerosi effetti positivi, non solo quelli connessi alla riduzione di emissioni di CO2 legate alla produzione e al trasporto del vetro, ma anche quelli connessi al risparmio energetico e quelli più immediati legati alla raccolta dei rifiuti: più vuoti si rendono, meno se ne troveranno abbandonati nelle spiagge, nelle strade o nei parchi.

Per sancire anche simbolicamente questa volontà di promuovere il riuso è stata commissionata a Edizero, associazione di aziende sarde che producono materiali edili non inquinanti, una bottiglia di birra di grandi dimensioni interamente costruita col riuso di materiali edili, dal cartongesso alla fibra di canapa alle erbe infestanti. Il progetto “vuoto a buon rendere” rende, se è possibile, ancora più forte il legame tra i Sardi e la loro iconica birra.  Vi capiterà di trovare sempre più spesso bottiglie con un anello più chiaro vicino al collo, un segno di usura sul vetro, significa che quelle bottiglie sono state usate più volte. Le bottiglie nel processo di confezionamento ruotano raschiandosi, considerato che una bottiglia può essere usata per 20 anni, più sarà marcato il solco, più quella bottiglia avrà vissuto, fatto compagnia a molti sardi, sentito le loro chiacchiere, magari le pene d’amore o assistito a una partita a poker, chissà quante barzellette o “crastuli”(pettegolezzi) avrà sentito.

 

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