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 (GALLERY) Giampaolo Loddo un artista “stravanato”, iconico re della parlata cagliaritana si racconta a Vistanet

 

Se gli chiedete quanti anni ha, vi risponde con un bel sorriso cordiale che non ne ha più, li ha finiti. Classe 1930, 20 sigarette al giorno, una moglie, Tonina, sposata 61 anni fa, quattro figli e 7 nipoti e ancora tanta voglia di scherzare. Trascorre i pomeriggi a giocare a “scialandroni” un tipico gioco di carte cagliaritano, con gli amici di una vita, in un garage di Santarennera, Sant’Avendrace, quartiere dove ha vissuto praticamente tutta la famiglia Loddo. Giampaolo inizia la sua carriera “artistica”, virgolettato su sua precisa richiesta, per caso, subito dopo la guerra: «passeggiavo con degli amici in via Montello- racconta il musicista- e ho sentito un ragazzo che suonava una serenata a una ragazza e mi sono innamorato di quella scena. In quel momento mi sembrava un chitarrista stravanato, poi quando ho cominciato a suonare mi sono reso conto che era un impiastro-si corregge ridendo-anzi ched’era».

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L’artista dimostra una spiccata predisposizione per la musica, suona con diversi gruppi, dal ’69 al 74 collabora con la RAI, suona la chitarra per “Studio Zero”, nel 1974 accompagna Roberto Murolo in una turnè nel sud Italia, intitolata Folk del Sud. Parallelamente alla sua attività di chitarrista, che non abbandonerà mai del tutto, inizia a lavorare in radio. Cominciano a proliferare le radio private e Giampaolo inizia la sua carriera come ideatore e conduttore di programmi radiofonici: i più maturi ricorderanno “Non li abbiamo dimenticati” dedicato alle vecchie glorie dello sport e “Musichevolissimevolmente” un programma di sola musica strumentale.

Ma è il piccolo schermo a regalargli la notorietà. È il 1976, la neonata Videolina, la prima TV privata sarda, trasmette solo telegiornali e qualche film: «Niki Grauso mi chiamò per fare un programma di intrattenimento- racconta l’attore- io mi sono ispirato alla Corrida che Corrado faceva in radio, artisti allo sbaraglio, c’era un po’ di tutto, così decisi di chiamarla “Il calderone” e scrissi anche il brano “Calderon Swing” la sigla del programma, c’era la valletta e Giorgio Ferrari faceva il presentatore serio, mentre io ero quello buzzurro». Il programma riscuote un successo strepitoso, soprattutto perché Giampaolo per ogni puntata gira uno sketch comico. Il primo fu una versione ironica della clamorosa fuga di Graziano Mesina dal carcere, graditissimo al pubblico sardo.

La simpatia travolgente di Giampaolo non risparmiò neanche Gigi Riva: «stavo caricando gli strumenti in macchina dopo uno spettacolo all’Esperia, all’epoca- ricorda divertito il musicista-i giocatori del Cagliari mangiavano alla mensa dell’Esperia, mi sento toccare la spalla ed era Gigi Riva». Allora il giocatore all’apice della sua popolarità si complimenta con l’attore per la sua simpatia, ma fa una gaffe che li renderà amici, infatti nell’elogiare la trasmissione la chiama “Il polverone” anzi che “Il Calderone”. Giampaolo allora ne approfitta subito per trascinare Rombo di Tuono e con lui il mitico Nenè in una divertente gag calcistica della quale purtroppo non esiste traccia: «allora di soldi non ce n’erano, spesso staccavano i telefoni perché non pagavano le bollette- spiega ancora Giampaolo- le pellicole costavano “unu sciaccu mannu e dinai”, e quindi si riutilizzavano e ci si registrava sopra tante volte per questo non esistono registrazioni». Sempre a quel periodo risale il suo disco “La bombola”, un’evidente parodia delle canzoni in stile Alberto Lupo, con la voce che parla speudosensuale su base musicale, in cagliaritano strettissimo, un altro successo, non c’è cagliaritano nato prima dell’80 che non lo conosca.

La carriera artistica di Giampaolo Loddo è ricca però anche di partecipazioni a importanti fiction e film di successo da “Ultima Frontiera” a “Ballo a tre passi”, che gli hanno regalato notorietà anche oltre i confini isolani. Per un artista poliedrico come lui non poteva mancare il teatro. Alla fine degli anni ’90 infatti ha rielaborato, ovviamente in chiave ironica, l’Iliade recitata in dialetto cagliaritano, rappresentata in più riprese dal 1999 al 2008, con grandissimo successo anche in questo caso: «il pubblico applaudiva talmente tanto- conclude con orgoglio Giampaolo- che ci creava difficoltà, non riuscivamo ad andare avanti». Adesso 88 primavere a luglio, non ha intenzione di fermarsi, sta progettando di mettere ancora in scena l’Iliade e a tempo perso scrive uno strampalato vocabolario, un esempio? «Cardiologo: coltivatore di cardi».

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