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Cagliari storica: Villanova, vista con gli occhi di barbieri, artigiani, ceramisti e scultori storici

artigiani Villanova

Tutta Cagliari è bella e ha i suoi angoli suggestivi e affascinanti. Ci sono, però, delle zone che forse più di altre catturano con il loro fascino chi si trova a passeggiarci o ha addirittura scelto di prenderci casa. Parliamo dei rioni storici: Stampace, Marina, Castello e Villanova. In questo reportage siamo andati alla scoperta di Villanova (meglio conosciuta a Cagliari come “Biddanoa”). Nella prima “puntata” vi raccontiamo il quartiere dal punto di vista commerciale: Villanova, infatti, è sempre stato il centro del commercio cagliaritano.

Da via Sulis a via San Giovanni, da via San Giacomo a via Piccioni, le strade un tempo pullulavano di artigiani che con le loro botteghe caratterizzavano la vita del rione. Oggi la maggior parte di esse hanno chiuso, un po’ per via della concorrenza dei centri commerciali, un po’ perché sono cambiati gli usi e i costumi delle persone e certi mestieri sono andati via via scomparendo.

Ma c’è chi rimane, nonostante tutto. Uno di loro è Giuseppe Congiu, detto Pino, il barbiere di via San Giovanni che, dopo qualche anno di apprendista, rilevò il locale dalla vecchia proprietà che ce l’aveva dal 1933. «Faccio questo mestiere da quando avevo circa vent’anni – racconta – La mia è una passione; quando avevo 8 anni facevo il garzone a Monserrato, poi ho capito che il mio futuro sarebbe stato quello di fare il barbiere. E così, eccomi qui. Ho 69 anni, ma nonostante sia già in pensione, continuo a venire qui. Non so stare fermo. Ho clienti di una vita ed è sempre un piacere rivederli». Il lavoro, però, è calato molto: «C’è molta concorrenza, ma anche la Ztl e la pedonalizzazione hanno contribuito a questo calo – sostiene – Alcuni dei clienti che venivano sempre, mi hanno detto di averci rinunciato per la mancanza di parcheggi nelle vicinanze. Ma c’è anche un altro fattore: i giovani hanno esigenze particolari, vogliono il meglio spendendo poco, perciò per risparmiare vanno dai barbieri cinesi. Io comunque rimarrò qui finché ne avrò voglia».

Pino Congiu.

Poco più giù, sempre in via San Giovanni, c’è il laboratorio di ceramica di Giampaolo Olianas, 64 anni originario di Gergei. Ha iniziando facendo pratica nel 1989, ma dal 1998 ha cominciato a vendere le sue ceramiche ai negozianti. Dal 2012 serve anche i clienti comuni. «Quella della ceramica è un’arte – dice – ed è anche la mia grande passione. Il lavoro non è calato, più o meno è rimasto lo stesso; è molto legato al turismo, sopratutto in una zona come questa dove passano molti turisti». Olianas è soddisfatto di com’è cambiato il quartiere: «Non mi lamento della Ztl. Certo, forse dovrebbe essere un po’ regolamentata, ma non mi ha mai creato problemi. La gente passeggia e va bene così. Ritengo che la riqualificazione sia stata una bella cosa e che l’amministrazione comunale stia lavorando in maniera eccellente per tenere vivo il quartiere».

Giampaolo Olianas nel suo laboratorio di ceramica.

Quasi di fronte, ma dall’altro lato della strada, incontriamo il laboratorio di scultura e intaglio di Simone Conca. Cinquantacinque anni villanovese doc, ha rilevato l’attività nel 1983 dal nonno che aprì negli anni Sessanta. Si occupa di intagliare, tornire e scolpire statue e non solo. Se osservate il cocchio di Sant’Efisio, precisamente le foglie e le ruote, be’, lì c’è la sua mano, il suo lavoro. Ma ha lavorato anche su qualche statua e pezzi pregiati di alcune chiese di Roma. «Il mestiere di artigiano è faticoso – ammette – ci vuole tanta passione e al giorno d’oggi in pochi vogliono fare ciò che faccio io». Mentre parliamo, ripercorre i ricordi della sua infanzia a Villanova: «Ai miei tempi i bambini giocavano in strada. Si andava spesso al cinema serale dell’oratorio (chiuso ormai 40 anni fa, n.d.a.) alla fine del catechismo. Costava 50 lire. C’era poi “sa cocciulaia”, colei che vendeva le arselle per strada e chi cuoceva il pesce davanti all’ingresso di casa. Un po’ come succede ancora nei paesi». Anche lui esprime soddisfazione per la riqualificazione e le tante attività che stanno facendo rivivere il quartiere.

Simone Conca

Ultima tappa, piazza San Domenico. Qui incontriamo Enrico “Chicco” Fontanarosa, restauratore e lucidatore di mobili, mestiere che esercita da quando aveva 16 anni (ora ne ha 71). In precedenza la sua attività si trovava nello stabile che per anni ha ospitato il Villanova Café Bistrot e ora ospita la pasticceria Pirani. Poi, diciotto anni fa si è trasferito in piazza San Domenico. «Quello del restauratore è un mestiere in via di estinzione: oggigiorno chi ha un mobile che non va più, non lo restaura, lo butta e ne compra di nuovi». Anche lui è cresciuto a Villanova. Ricorda con nostalgia i tempi andati: «Ci si salutava tutti, c’era più spontaneità. Giocavamo a piedi scalzi per strada e allora non c’erano le strade asfaltate, bensì pietre e terra, ma non ci lamentavamo, anzi, eravamo felici lo stesso». Poi c’era la rivalità tra quartieri: «Quando da ragazzini si andava in Castello, la regola era non andarci mai da soli: spesso ci si prendeva a scazzottate, ma pur sempre senza cattiveria. Per loro Castello era il meglio, per noi Villanova regnava», conclude sorridendo. Anche lui si dice contento di come il rione rivive grazie a tante attività culturali, ricreative e sportive.

Chicco Fontanarosa.

Chicco Fontanarosa è anche conosciuto nel quartiere per essere l’allenatore della storica squadra di calcio del Villanova, composta perlopiù da residenti della zona che giocano semplicemente per divertirsi.

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