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È la più grande azione giudiziaria di sempre in Sardegna: 20 mila utenze aderiscono alla class action contro Abbanoa

Ieri le circa 20 mila adesioni sono state depositate in tribunale a Cagliari. A consegnare la pila di scatoloni contenenti i moduli, il leader di Unidos Mauro Pili, insieme ai legali dello studio Ballero che seguirà la class action e a Giorgio Vargiu, il presidente di Adiconsum, l’associazione di consumatori che ha collaborato attivamente alla promozione dell’iniziativa e alla raccolta delle adesioni. Oggetto della class action i conguagli regolatori che il gestore unico del Servizio Idrico Integrato per la Sardegna, ha preteso in bolletta con La dicitura nelle fatture “Partite pregresse 2005/2011” . Il 5 luglio si terrà la prima udienza di quello che sembra un processo dall’esito annunciato.

«Il tribunale di Cagliari, in primo grado, non si è limitato a decretare l’accoglibilità delle domande da parte degli utenti ricorrenti- ha affermato Pili- ma ha anche espresso una valutazione di premerito. Ha infatti sentenziato che Abbanoa non solo non ha titolo per esigere questi conguagli, ma ha anche stabilito che ha utilizzato un metodo sbagliato per calcolare l’entità degli importi e soprattutto che le somme richieste sono ormai prescritte». Le somme oggetto della class action infatti sono riferite agli anni 2005-2011, ma sono state richieste dal gestore a partire dal 2016. La partita è di quelle che lasciano il segno, corrisponde a 120 milioni di euro l’importo totale chiesto agli utenti, per questo Abbanoa ha presentato appello immediatamente dopo la sentenza di ammissibilità della class action da parte del tribunale di Cagliari, il quale non solo ha bocciato l’appello ma ha anche condannato Abbanoa per giudizio temerario e al pagamento delle spese processuali.

I presupposti perché gli utenti vincano la class action ci sono tutti, nonostante i tentativi di boicottaggio da parte della dirigenza Abbanoa e la scarsa collaborazione di molti sindaci. Recentemente infatti Alessandro Ramazzotti ,amministratore unico di Abbanoa aveva fatto recapitare a tutti i sindaci della Sardegna una lettera con la quale invitava i primi cittadini a non concedere gli spazi comunali agli attivisti che chiedevano un posto in cui organizzare la consegna dei moduli, un invito a boicottare l’iniziativa giustificandola col fatto che i comuni sono soci di Abbanoa. «Mi ha deluso l’atteggiamento di molti sindaci – denuncia Pili- che non solo non hanno voluto collaborare con noi, ma addirittura hanno cercato di ostacolarci e far passare l’iniziativa sotto silenzio, una cosa importante che i cittadini avrebbero dovuto sapere è che tutto l’iter è completamente gratuito e che in caso di sentenza sfavorevole sarebbe comunque il comitato promotore a sostenere le spese legali».

In realtà molti sindaci di diversi schieramenti politici hanno messo a disposizione gli spazi comunali ignorando l’invito di Ramazzotti: il sindaco di Arbus Antonello Ecca per esempio pur non entrando nel merito della validità o meno della class action ha concesso una sala del municipio al comitato che raccoglieva le domande e forniva informazioni: «la mia amministrazione ha concesso gli spazi – ha dichiarato Ecca-in quanto richiesti secondo la prassi dovuta e per finalità assolutamente legittime, i cittadini che aderiscono stanno esercitando un loro diritto, non c’è motivo di vietargli l’uso dei nostri spazi pubblici». Della stessa opinione anche Mario Antonio Fadda, sindaco di Olmedo il quale ha aderito come utente privato, e ha concesso gli spazi al comitato: « la class action è un diritto di tutti i cittadini – afferma Fadda- è giusto che il comune si metta a disposizione per garantire loro la possibilità esercitarlo e ricevere tutte le informazioni necessarie». Ancora più netta la posizione del sindaco di Assemini Mario Puddu: «Noi promuoviamo la trasparenza; il cittadino ha diritto di capire, di conoscere a priori obblighi e doveri tra le parti e quindi ha diritto a difendersi. Non si può imporre dall’alto (a posteriori oltretutto) che il pagamento di tariffe diverse: non è ammissibile. E di questo se ne ne dovrà fare carico la politica, cioè la Regione. Parte tutto da lì. Lei è la maggior azionista e quindi paghi eventuali errori».

 

Anche nei comuni in cui non c’è stata collaborazione comunque le adesioni sono state numerose. Tuttavia gli utenti coinvolti sono molti di più di quelli che hanno intentato la causa, «la sentenza della class action secondo la legge italiana- chiarisce il leader di unidos- sarà applicabile solo a chi ha aderito, quindi, se come speriamo la richiesta dei conguagli sarà dichiarata illegittima, comunque non potrà essere pretesa solo nei confronti di chi ha agito legalmente». Se però Abbanoa perderà la causa molti altri utenti troveranno il coraggio per agire singolarmente, per questo la class action rappresenta un importante banco di prova, appuntamento quindi alla prima udienza per un processo che non ha precedenti in Sardegna.

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