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Apocalypse Mum: tutto quello che vogliono sapere sul sesso e che hanno osato chiedere

Oggi affrontiamo uno degli argomenti più scottanti e pruriginosi con cui il rapporto con i nostri pargoli ci costringe inevitabilmente a scontrarci, ma come sempre l’ostacolo si supera agevolmente con una buona dose di ironia, stavolta però in dosi massicce.

Non pensavi mica si scampartela? O credevi forse di cavartela con la supercazzola sulle api e il polline? Ah no, cara amica dalla mentalità aperta coi figli degli altri. Lo sappiamo che quando ti ha posto quella domanda ti si è gelato il sangue. Perché avrai pure letto tanti libri su come affrontare l’argomento in maniera scientifica da sentirti più ferrata di Piero Angela, ma lo sappiamo benissimo che dopo cotanto studio la tua risposta è stata: “Chiedi a tuo padre”. Peccato che dopo poco la creatura non tornerà da te edotta su come si fanno i bambini, ma ti si presenterà con un “Babbo dice di chiedere a te” e siccome è un bambino e non la pallina di un flipper, non puoi fargli fare avanti indietro rimpallandotelo con il padre, una risposta bisogna che gliela dia.

Ecco. Parliamone. Sul fatto che i cavoli e la cicogna al giorno d’oggi costituiscono una risposta superata, siamo tutte d’accordo, al massimo cavoli e cicogna li usa Cracco per farci una pietanza. Ammettilo, sei partita dal semino. Il papà da un semino alla mamma…ma povera ingenua! Quanto credi gli basterà questa spiegazione? Dopo 20 secondi netti ti chiederà: come glielo da? Che forma ha? Ma la mamma lo mangia? E il babbo da dove lo prende? Ma Babbo come te l’ha dato? Ma te lo da di nascosto o te ne accorgi? Occhio, cosa credi, guarda che lui se lo ricorda che una volta a tua cugina hai raccontato di esserti accorta di essere incinta alla 12 settimana, allora? Vuol dire che quando babbo ti ha dato il semino eri distratta, come hai fatto ad accorgerti così tardi? Amica mia dammi retta, saltalo a piè pari il semino, che ti complichi solo la vita.

Hai due possibilità: o lasci in giro per casa un libro con delle belle immagini esplicitamente didascaliche e ostenti indifferenza, oppure afferri il coraggio e prendi il toro per corna: gli dici la verità nuda e cruda. Che parole usare? Sconsiglio vivamente le terminologie cippicippi baubau tipo pisellino, o chicca come si usa a Cagliari, patatina, farfallina o ciccio (orrore) altra specialità cagliaritana. Aboliti i nomignoli, serviamoci dei nomi scientifici, anche se non servirà minimamente a infonderti coraggio o a liberarti dall’imbarazzo, ma almeno non avvertirai quello stridere del contrasto tra i vezzeggiativi e il fatto che stai per illustrare un atto sessuale a quello che fino a non molto tempo fa cullavi tra le braccia. Anche se tu fingi disinvoltura, il pargolo è dotato di un organo speciale che si chiama rilevatore di imbarazzo, lo fiuta a chilometri di distanza. Puoi provare a giocare d’astuzia, punta sul fatto che lo desideravate tanto, tu e suo padre volevate proprio un maschietto (o femminuccia fai tu), che quando avete scoperto che sarebbe arrivato eravate al settimo cielo, insomma la strategia è semplice: lo stordisci con tante belle parole sdolcinate e quando l’hai tramortito di smancerie e ha gli occhi pieni d’amore per te gli spiattelli la verità.

Come, scusa? Non è dolcezza quella che vedi nei suoi occhi? No, infatti. È malizia allo stato puro, perché lui come si fanno i bambini, lo sa benissimo, glielo ha spiegato un amico che ha un fratello più grande. Non te l’ha chiesto per farselo spiegare, no no. Te l’ha chiesto per godersi il tuo imbarazzo, per vedere quante fesserie gli avresti rifilato, per sollazzarsi mentre tu ti contorcevi le mani sudate cercando le parole giuste, e perché pensi ti abbia chiesto i pop corn? Perché i bambini sono fatti della stessa sostanza di cui sono i fatti i subdoli.

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