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Dj Jad, superospite del festival “1990”: “Le vecchie canzoni degli Articolo 31? Le ascoltano anche i giovani di oggi”

Dj Jad

«Né soldi né successo cambieranno mai quello che sei se ricorderai  i posti da dove vieni e le storie a cui appartieni». Se dovesse scegliere una frase di una delle sue canzoni per descriversi al meglio, Dj Jad, al secolo Vito Luca Perrini, userebbe questa frase dell’inedito “Così mi tieni”. E non sorprende, perché i successi ottenuti in quasi trent’anni di carriera a “scratchare” vinili e a comporre musica prima con gli Articolo 31 e ora nei suoi nuovi progetti, non lo hanno cambiato di molto. Dj Jad, anche se ora ha 51 anni, è rimasto quel ragazzo della provincia di Milano innamorato dell’hip hop e della consolle, pronto, come lui stesso racconta ai «nuovi inizi» che non finiscono mai. Domani Jad sarà uno dei principali ospiti del Festival “1990”, in scena domani all’Opera Beach Arena del Poetto di Quartu Sant’Elena, dalle 18 fino a tarda notte. Prima sarà in concerto a Serramanna.

Dj Jad,  a che punto siamo della tua carriera, quali sono i tuoi progetti?

Siamo sempre all’inizio, perché è sempre un nuovo inizio. Mi sto rimettendo in gioco seriamente. Già a partire da dall’estate scorsa partito alla volta di una tournèe in cui ho voluto omaggiare soprattutto i miei vecchi successi. Ho ripreso brani inediti e nuovi, sia accompagnato da un nuovo cantante Danny losito, sia nei dj set che faccio in solitario. Adesso i primi di giugno uscirò con “Opportunità”, un nuovo brano molto importante per questo difficile momento storico. Spero faccia aprire le coscienze delle persone, vista la situazione di degrado sociale e culturale che stiamo attraversando. L’ho composto in un momento difficile della mia vita e sono sicuro che molti vi si rispecchieranno. Opportunità significa che nella vita, se non sei tu a crearti delle possibilità, da sole non arrivano. Ci sarà anche un video che uscirà a metà giugno e nel mentre sarò sempre in tour. Anche se per me è sempre un inizio, questo è un inizio molto più importante. Ho avuto l’esigenza di ritrovare le mie radici e i miei valori.

Qual è la tua missione?

La mia missione è star bene con quello che faccio e far star bene le persone che mi ascoltano, al di là dei soldi e del successo che possano arrivare. Il più grande successo è far star bene più persone possibile. Sono un “missionario” della musica. Ho delle persone che credono nella mia forma d’arte e nella mia persona e questo è molto bello e mi aiuta in quello che faccio. Non bisogna mai sentirsi arrivati.

Senti gli anni ’90. Cosa ne pensi di questo decennio, che tra l’altro ha fatto la storia del tuo genere musicale?

«Tanta nostalgia degli anni ’90, quando il mondo era l’arca e noi eravamo Noè, era difficile, ma possibile, non si sapeva dove e come, ma si sapeva ancora perché». Così cantavamo con gli Articolo 31 per raccontare quegli anni nel brano “2030”. Sono stati anni molto importanti. La differenza è che le nuove generazioni sono superficiali e non hanno punti di riferimento. Gli anni ’90 hanno chiuso un’era, c’erano ideali, punti di riferimento importanti, nella musica, nel sociale, in ogni settore. Devono essere un insegnamento per le nuove generazioni che si sono proiettate in un sistema mediatico che appiattisce tutto e illude tutti di poter essere qualcuno. È facile essere qualcuno oggi, più difficile rimanerlo. Non è colpa delle nuove generazioni ma del sistema mediatico. Ci sarebbe bisogno di nuovi punti di riferimento e non ci sono. Io mi guardo intorno e stiamo arrivando a una situazione molto preoccupante. Con la mia musica, nel mio piccolo, cerco di dare le giuste vibrazioni.

Domani a Cagliari sarai uno dei principali ospiti del festival “1990”. Sei pronto a infiammare il pubblico di Cagliari?

Io amo la Sardegna. Ho tantissimi amici da Nuoro, Olbia, Sassari fino a Cagliari, dal contadino all’imprenditore passando per il politico. Siete un popolo fantastico, un po’ sulle vostre, ma quando prendete a cuore le persone che arrivano da fuori siete un popolo fantastico. Quando giro l’isola, vedo ila passione anche nei paesi più piccoli dell’entroterra, il comitato che organizza, la gente comune, C’è cultura, tradizioni. Io amo la Sardegna, ma non per il mare che sono i Caraibi d’Europa. Amo anche l’entroterra, c’è un fascino particolare. E poi il profumo della Terra, te ne accorgi appena metti i piedi fuori dall’aereo.

Cosa hanno rappresentato gli Articolo 31 nella storia della musica italiana?

Gli Articolo 31 rappresentano tutt’ora dei valori che io non potrei mai cambiare. È un’attitudine che c’è dentro di me e che ci sarà sempre. Mi sono reso conto che anche le nuove generazioni cantano le mie canzoni. La mia musica non ha tempo, perché la potenza della musica non ha tempo, Da poco ho capito che la gente aveva molto bisogno di riascoltare le mie canzoni. Così ho fatto riarrangiando i miei brani e riproponendoli. Il Rock ‘n Roll non faceva parte della nostra cultura, l’hanno portato in Italia Celentano e gli altri. Io ho avuto la fortuna di portare l’hip hop a livello nazional popolare. Ora è la musica più seguita, anche se il rap e il pop hanno perso dignità e valore. Prima le hit rimanevano nella storia ora si dimenticano dopo due giorni.

A quale tra i tanti pezzi che avete portato al successo con gli Articolo 31 ti senti più affezionato?

È difficile scegliere, sono come dei figli le canzoni. Domani suonerò tutti i miei classici, ma farò anche un super djset da club. Se devo scegliere però citerei un inedito che avevamo fatto tanti anni fa, “Così mi tieni”. La frase «Né soldi né successo cambieranno mai quello che sei se ricorderai  i posti da dove vieni e le storie a cui appartieni» mi rappresenta al meglio.

Tu e J-Ax con gli Articolo 31 avete scritto pagine indelebili della storia del rap italiano. In che direzione sta andando questo genere musicale nel nostro Paese?

Ora va forte la trap che è afonica e monotematica anche se c’è qualcuno che la fa bene. Tutte le canzoni sono una cantilena, dopo un certo punto ci sono pochi contenuti. Non vado contro ma non è rap e né hip hop. In Sardegna ci sono dei gruppi forti che fanno Hip Hop, dai Menhir ai Sa Razz. Lo stesso Salmo per me si è creato una forte identità ed è molto bravo. Poi n Italia a livello underground ci sono dei talenti a 360 gradi ma sono stati offuscati dalla trap e dalla monnezza che gira al giorno d’oggi.

Senti, domanda inevitabile, ti senti più con J-Ax? Cosa pensi del suo successo?

No, con lui non mi sento più. Sto scrivendo un libro che uscirà entro l’estate in cui racconterò tutto, ma proprio tutto. Si tratta di un’autobiografia in cui racconterò la mia storia, dal quartiere al giorno d’oggi. In queste pagine le persone potranno farsi le idee chiare. Ci sono molti aneddoti che la gente non sa e che saranno raccontati. Nonostante tutto quello che è successo, però da parte mia non c’è astio.

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