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Ai cagliaritani piacciono le donne rifatte e i “ritocchini”?

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Inutile negarlo: ogni qual volta una donna si mette sul viso, la sera, una maschera (riposante, detox, destressante,  lisciante, alla bava di lumaca, al cetriolo o allo stucco di cantiere), passati quei fatidici 15 minuti d’ordinanza arriva il momento magico. Armate di batuffolo di cotone, di acqua ustionante o di una cazzuola, cerchiamo di levarcela dalla faccia il pensiero, confessatelo, che tutte abbiamo, è questo: sarà cambiato qualcosa? Domanda che più retorica non c’è perché lo sapete bene, ragazze, che al massimo l’inutile maschera vi avrà lasciato solchi viola sulla pelle causati da abrasione da scartavetramento per i tentativi durati almeno 10 minuti di liberarvi dall’unguento malefico. Quindi no, non è mai cambiato niente, da quando, forse al compimento dei 16 anni (e mi riferisco ai miei tempi, io che, nativa negli spallinati anni ’80 a 15 anni al massimo mettevo il mascara, perchè forse ora bisogna tornare indietro almeno ai 13) avete iniziato con le operazioni anti-bruttezza.

E diciamocelo ragazze, ben venga il prendersi cura di sé. Ma quando queste attenzioni superano il limite? Se ad un certo punto il pensiero della miracolosa maschera allo yogurt greco, olive e erba cipollina viene soppiantato dal colloquio col chirurgo? Se quella rughetta, pancetta molle, naso dantesco, seno piccolo, fianco troppo grosso o labbro fine proprio non riusciamo più a sopportarlo, supportarlo e farcelo nostro? Sappiamo che la risposta per tante donne è il ricorso al cosiddetto “ritocchino”: tira di là, strizza di qua, aspira di su, livella di giù e il gioco è fatto. Ma siamo sicuri che sia così semplice? Premesso che questo articolo tratterà la questione in maniera molto leggera e da chiacchiera sotto all’ombrellone o davanti a un aperitivo a seconda delle preferenze, la questione non è poi così da sottovalutare. Sempre più donne e sempre più giovani ricorrono al bisturi: se vi dovesse capitare di andare in giro a Cagliari in orari da “movida” resterete impressionati dalla quantità di siliconi ambulanti, botulini ancheggianti, gonfiori ondeggianti. E la notte degli zombie, muta.

Forse non dovrei, da buona giornalista, far trapelare il mio pensiero ma, ripeto, essendo più una chiacchiera tra me e voi lettori che una disquisizione dotta sulla questione, mi rendo conto che a me, proprio non piacciono ‘sti ritocchini. Nella ricerca dell’inesistente perfezione e della giovinezza perduta, nel vagheggiamento di un tempo ormai andato e nel desiderio vano di fermare l’orologio, fanno sembrare, a mio vedere, noi donne ancora più vecchie e poco in salute, inespressive, poco empatiche: ma non abbiatecela con me, perché questo è solo il mio parere. Ma, se vi pungesse vaghezza di sapere cosa ne pensano gli uomini sulla questione, ecco il parere dei cagliaritani. Un meccanico, un avvocato, un musicista, un agente immobiliare, un giovane professionista, una guida ambientale e un autista. Cagliaritani tra i 30 e i 50 anni di diversa estrazione e formazione professionale. Cosa ne pensano loro del ritocchino?

«Se è fatto bene non mi dispiace, ci racconta il rampante professionista 30enne. Se la donna ha davvero un problema estetico evidente con cui non riesce a convivere sono d’accordo e non ci trovo niente di insano. Stesso discorso se dovesse trovarsi in una situazione simile la mia donna». «Non mi piacciono per niente, specifica invece l’agente immobiliare, 40 anni. Sia per un discorso visivo che tattile, oltre al fatto che penso che nella maggior parte dei casi abbiano poco sale in zucca, ergo la mia donna non potrebbe mai essere rifatta. Lo ritengo accettabile solo nei casi in cui l’intervento è motivato da situazioni estreme, quasi necessarie».

«Le trovo aberranti, sostiene il musicista 47enne. Non riesco neanche a discuterne perché è un qualcosa che trovo proprio senza senso», di poche parole ma chiarissimo, possiamo aggiungere a commento. Diversa l’opinione dell’autista, 38 anni, ma sempre sulla stessa lunghezza d’onda: «Non sono contrario a priori perché se una donna convive male con qualche parte di sé che può essere cambiata, ben venga. Ma non se lo si fa per cercare di raggiungere una bellezza estetica senz’anima. Sarei propenso in primis a far seguire chi vuole mettersi sotto ai ferri da uno psicologo o comunque un professionista, per capire se magari l’insoddisfazione per qualcosa di fisico nasconda qualcosa di più. E poi, insomma è cosi bello essere diversi e con dei difetti che ci rendono unici, perché cercare di essere tutti uguali?». «Un seno rifatto mi ricorda vagamente un sacchetto di sabbia. No, proprio non mi piace. Nessun ritocco», ci racconta una guida ambientale 51enne. Il meccanico, 45 anni, è della stessa opinione: «Ma come può una donna pensare di cambiarsi il viso o il fisico? Si vede, è innaturale, antiestetico, proprio brutto, non approvo per niente». Diplomatico e più possibilista l’avvocato 42enne:  «A me personalmente piacciono, ma il ritocco deve essere in linea con l’aspetto generale della persona. Deve essere una cosa fatta in maniera proporzionata. Non mi piacciono gli eccessi che sono sempre a rischio di essere patetici. Poi naturalmente spetta alla donna stare bene con sè stessa e comportarsi in maniera naturale».

Insomma l’homo kalaritanum pensa, in linea di massima che non sia proprio una bella cosa ma che se fatto coi dovuti accorgimenti, il ritocchino possa starci. Mi chiedo quali possano essere gli accorgimenti e cosa significhi “lavoro fatto bene”: ritengo impossibile che un ritocco estetico non si possa notare e di certo non stiamo a parlare di un restauro architettonico su un muro cadente ma di carne e pelle, vive, pulsanti e vegete. Ricordo, per concludere con le parole di una grande e saggia donna, la celebre frase che Anna Magnani disse al suo truccatore: “Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. C’ho messo una vita a farmele!”. Insomma, come darle torto?

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