Manu Invisible svela a Vistanet i dettagli di un’imminente mostra personale un po’ particolare
A 9 anni ha realizzato il suo primo murales, recentemente una sentenza ha stabilito che i suoi graffiti sono opere d’arte. Manu Invisible, uno dei più noti street artist sardi, impegnato in questi giorni ad Assemini, ci racconta un po’ di sé, non della sua identità, ma della sua arte e di un sogno che finalmente si avvera.
Questi giorni Manu Invisible è impegnato ad Assemini, nella realizzazione di un grande murales, una lunga e alta parete irregolare che decorerà col suo inconfondibile stile. Manu questa volta ha scelto di partire da uno sfondo nero come la notte. Non dev’essere semplice lavorare quando ogni due minuti, si avvicina qualcuno per chiederti quale sia il tuo nome, quanti anni hai, se non ti fa caldo la maschera. Certo la curiosità della gente è la diretta conseguenza della scelta di nascondere la propria identità, soprattutto quando si raggiunge una certa notorietà, e molti vedono in questa scelta una strategia per suscitare interesse e creare il personaggio. In realtà il senso di celare a tutti la propria identità risiede, per Manu Invisible, nella scelta di abbracciare una filosofia artistica e di vita che affonda le sue radici nella cultura Hip Hop.
Hai sempre nascosto la tua identità come writer?
Sì, vorrei che le persone si interessassero alla mia arte, non alla mia identità. E comunque non ho inventato niente. Quando il writing ha preso piede, a partire dagli USA, negli anni ’80 i writers dovevano necessariamente nascondersi, perché scrivere o dipingere sui muri era ed è considerato un reato, tanto più che si trattava quasi sempre di scritte di denuncia. Ma il mio discorso non è anacronistico, visto che io stesso ha avuto problemi con la giustizia proprio con l’accusa di imbrattamento. La conclusione del processo per me è stata favorevole, il giudice ha decretato l’assoluzione perché ha definito mie opere, opere d’arte.
Sei autodidatta?
All’inizio sì, ho realizzato il mio primo murales a 9 anni, per me la passione per questa forma d’arte è nata presto. Dopo liceo artistico Fois di Cagliari, ho seguito diversi corsi per approfondire la tecnica per un certo periodo sono stato anche nella bottega di un mastro affrescatore, a Firenze, un’esperienza bellissima.
Come mai non vivi più in Sardegna, ci sono poche opportunità?
In realtà no, lavoro tanto anche qui, solo che giro moltissimo l’Europa, per questo ormai da 7 anni vivo a Milano, mi sposto più facilmente, è più una questione di comodità. Anche se torno spesso in Sardegna per lavoro e per questo ho un laboratorio anche qui.
La parete su cui stai lavorando è irregolare, c’è persino un grosso tubo metallico nel bel mezzo del muro, non ostacola il tuo progetto?
No anzi, più la parete è strana e irregolare più è stimolante. Le irregolarità sono opportunità non difetti, mi spingono ad essere più creativo.
Per questo lavoro hai fatto solo degli schizzi, o hai predisposto un progetto accurato?
C’è un attento lavoro di progettazione dietro questo genere di opere. Prima realizzo i disegni, studio i colori, poi faccio delle simulazioni. Poi riporto tutto sul muro.
Dietro ogni tua opera c’è tanto impegno oltre che passione, me le tue opere sono alla mercè di chiunque. Metti in conto che potrebbero danneggiarle?
Si certo, e purtroppo avviene sempre più spesso. Ci sono poi alcune zone, anche a Cagliari, in cui qualsiasi opera viene danneggiata immediatamente. Un tempo c’era molto più rispetto, naturalmente mi riferisco alle opere di writers seri, perché oggi ci sono molti imbrattatori, writers che si improvvisano, senza aver studiato. Chi imbratta i muri e chi danneggia i murales lo fa perché ignora i valori della cultura Hip Hop e quindi non è in grado di rispettarli.
Hai qualche progetto importante in cantiere questo momento?
Sto preparando una mostra personale a Milano. Sto riproducendo in piccolo molti dei miei lavori realizzati soprattutto nelle autostrade e nei cavalcavia. Sto utilizzando supporti di recupero, cartongesso, lamiere e tanto legno. Non riprodurrò solo i graffiti, ma anche un piccolo scorcio delle zone in cui si trovano i graffiti, come delle istantanee dei miei lavori. E utilizzerò delle tecniche particolari. Sul legno sto utilizzando il fuoco, per dipingerlo, ma senza bruciarlo, è una tecnica che io chiamo “occulta”, la sto sperimentando da circa 5 anni. E poi sfrutto la ruggine, lavoro sulle lamiere arrugginite sfruttando il colore rilasciato dalla ruggine stessa. Questa mostra è un sogno che si avvera.