Prima l’illusione e poi la rabbia e la tristezza. Il Cagliari Primavera pareggia 1-1 contro i pari età del Palermo e lascia così ai siciliani la vittoria del campionato Primavera 2. I sardi, allenati da Max Canzi, dovranno ora aspettare le partite di Ascoli e Bari per conoscere i propri avversari nei play-off. Non tutto è perduto ma sicuramente resta l’amaro in bocca per una stagione dominata fin dall’inizio e scappata via nelle ultime partite.

Il Cagliari al Renato Raccis di Mandas, nello scontro diretto che vale il campionato, parte bene, fa gioco e trova la rete dell’1-0 con il capitano Matias Antonini Lui. Il Palermo lascia il pallino del gioco ai sardi e prova solo qualche sortita in contropiede. Al riposo i rossoblu chiudono in vantaggio e fanno il pieno di speranze, sospinti anche da una bella cornice di pubblico. Tantissimi i bambini e le scolaresche che fanno il tifo per novanta minuti per i ragazzi del Cagliari. La ripresa inizia sulla falsa riga del primo tempo ma un’ingenuità di Sanna su una palla lunga regala ai rosanero il rigore. E il fallo vale anche l’espulsione per il giovane calciatore rossoblu. Dal dischetto va Santoro, Daga intuisce ma non blocca, ed è 1-1 Palermo. Il Cagliari anche in dieci domina la partita e ha almeno un altro paio di occasioni per trovare la vittoria che alla fine però non arriva.

Un mancato successo immeritato per i ragazzi di Canzi che hanno dominato per tutta la stagione il girone B della Primavera 2. Nelle ultime settimane i rossoblu, forse stanchi dopo gli impegni del Torneo di Viareggio, avevano ceduto un po’ il passo e proprio il Palermo li aveva superati in classifica. Nello scontro diretto per la vittoria del campionato però i ragazzi sardi hanno ritrovato il piglio che li ha contraddistinti durante tutta la stagione ma è mancata la capacità di reggere mentalmente la pressione. Ora tocca all’allenatore Canzi far ritrovare ai suoi la grinta necessaria in vista dei play-off. Anche se Max, che è in scadenza, non ha ancora sciolto i dubbi sul suo futuro in Sardegna.

L’allenatore Canzi istruisce i suoi giocatori prima della partita con il Palermo, Twitter

Non è ancora tempo di bilanci ma sicuramente il campionato Primavera 2 ha lanciato dei chiari segnali in casa rossoblu. Antonini Lui dopo l’esordio in prima squadra con Rastelli sembra pronto al definitivo salto di qualità con i grandi. E peccato per il finale di stagione da cardiopalma per il Cagliari in Serie A altrimenti anche Gagliano e Riccardo Doratiotto avrebbero meritato la gioia della prima maglia con il Cagliari in A. Nel finale di stagione è cresciuto molto Ladinetti. La sua grinta in mezza al campo potrebbe essere l’arma in più in ottica play-off per raggiungere la meritata qualificazione in Primavera 1. 

Articolo di Giacomo Perra

Per gli almanacchi e i tabellini sportivi, che badano al concreto e dimenticano le note di colore, è semplicemente il primo match della Nazionale disputato al Sant’Elia. Da tutti gli appassionati di calcio, sardi e non, però, l’amichevole Italia-Spagna del 20 febbraio 1971 sarà ricordata per sempre, anche e soprattutto, come la partita delle arance. Le arance sono quelle che, insieme a una non meglio precisata varietà di altri agrumi e di ortaggi, in quell’ormai lontano sabato il pubblico cagliaritano scaraventò contro il ct Ferruccio Valcareggi e i suoi malcapitati uomini. Il motivo di tanto astio? La mancanza di giocatori rossoblù tra i titolari e tra i subentrati, un “peccato” da far scontare al mister e ai suoi ragazzi con una disonorevole gazzarra.

Reduci dal secondo posto conquistato a Messico ’70, i campioni di Valcareggi scesero in campo al Sant’Elia, appena inaugurato, con la seguente formazione: Zoff, Bet, Facchetti, Bertini, Rosato, Burgnich (dal 46’ Ferrante), Mazzola, Rivera, Bonisegna, De Sisti, Prati. Assente giocoforza Gigi Riva, infortunatosi qualche mese prima al Prater di Vienna per un fallo del mediano austriaco Hof, dall’undici iniziale Valcareggi, a cui evidentemente importava poco della geopolitica, escluse anche gli altri cinque campioni d’Italia rossoblù – Albertosi, Niccolai, Cera, Domenghini e Gori – presenti al Mondiale.

Com’era prevedibile, il Sant’Elia non apprezzò e, dall’inizio della partita, sancito dall’arbitro Frauciel alle 14:30 dopo l’esecuzione degli Inni – quello di Mameli venne sonoramente fischiato -, cominciò a fare smaccatamente il tifo per gli spagnoli. Rinfrancati forse da cotanto inaspettato calore, le Furie Rosse dominarono il gioco per quasi tutto l’incontro, chiudendo il primo tempo addirittura in vantaggio per due a zero grazie alle reti di Pirri e Uriarte. Il gol di De Sisti al 34’ della ripresa contribuì a fissare il punteggio sul definitivo 1-2, un risultato meno severo che comunque non salvò “l’onore” degli azzurri, sconfitti in Italia dopo dieci anni e costretti a uscire scortati dallo stadio tra un’impietosa pioggia di arance.

Lavata l’”onta” nella più cafona delle maniere, dall’indomani il pubblico del Sant’Elia dovette fare i conti con la comprensibile stizza e il conseguente ostracismo della Figc, che, scottata dalla clamorosa ribellione della tifoseria rossoblù, riportò la Nazionale a Cagliari solo al termine di un “embargo” durato diciotto anni. La pace tra l’Italia del calcio e il capoluogo sardo fu consumata, infatti, il 21 dicembre del 1989, quando al Sant’Elia la squadra di Azeglio Vicini sfidò l’Argentina di Maradona. Fu uno scialbo zero a zero, riportano le cronache: quel giorno, però, oltre ai gol, non fioccarono neppure le arance. Scusate se è poco..