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Facoltà Teologica: i 50 anni dell’Humanae Vitae, quando la sessualità non è una scelta privata

Il 50° anniversario dell’enciclica di Paolo VI, Humanae Vitae, riporta l’attenzione della comunità Accademica Teologica sarda su un tema che, come emerge dall’odierno evento di significativa rilevanza scientifica, riporta il tema dell’ «incidenza politica delle scelte sessuali in ambito coniugale» approfondito lungo tutto il percorso del convegno “Aspetti politici nell’enciclica sull’amore umano”. Il tema non è dei più semplici e il pubblico si accende in un appassionante dibattito che sviscera con curiosità ogni piega delle argomentazioni proposte con l’intervento portante di Stefano Fontana, Direttore dell’Osservatorio Internazionale Van Thuan sulla Dottrina sociale della Chiesa.

Padre Francesco Maceri.

L’introduzione dell’incontro, affidata al Preside della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, il Gesuita Professore Francesco Maceri, è occasione per sottolineare senza ipocrisia la difficoltà in cui si trova a muoversi un cattolico operante nell’ambito del ruolo sociale ricoperto dalla famiglia, nelle diverse dimensioni in cui è oggi concepita la comunità umana, i cambiamenti cui fa fronte il cattolico impegnato socialmente e la posizione di chi, in virtù del proprio credo debba rendere ragione con le proprie scelte di una direzione totalizzante perché, dice Maceri «La sessualità tocca tutta la persona nella sua interezza, non solo una parte». Dopo i saluti di Sua Eccellenza Monsignor Arrigo Miglio l’evento raggiunge in breve tempo il centro nevralgico del problema: se dal discorso umanistico si espunge completamente la dimensione metafisica dell’esperienza umana rimane un insieme confuso di vicende fini a se stesse, un contenitore esistenziale vuoto caratterizzato da un buonismo mellifluo, perché, vien da se che «Il senso lo puoi trovare non te lo puoi costruire», come puntualizza Professor Fontana. «Il discorso sulle scelte sessuali nell’intimità coniugale sono affare della comunità sociale più di quanto si pensi» per il coordinatore Professore don Roberto Caria, dal momento che anche il comportamento dinanzi all’opzione contraccettiva determina un riflesso sulla conformazione demografica della comunità in senso lato.

Ma è sul piano personale che la morale cattolica interviene dando piena essenza e priorità alla comunità politica prima ancora della sua proiezione statale, rifuggendo il problema paventano da Fontana di un «Neo catarismo orientato alla pratica di una sessualità sterile, in tutto chiuso all’accoglimento di una nuova vita», una visione che di fatto oppone un rigoroso rifiuto dell’imprevisto familiare come consueta apertura alla nascita che porta inevitabilmente al focus tematico sul «carattere impolitico della contraccezione». Ma se la Chiesa è accusata di ingerenze sulla sfera privata è pur vero che, affrontando l’aspetto del rapporto pubblico e privato in merito alle scelte sessuali, relatori e pubblico rilevano una certa «Invasione del potere pubblico sugli ambiti privati che si concretizza in interventi quali il tentativo di normare la scelta di accettare la vita nascente, sostituendosi alla famiglia nella decisione di procreare oppure no». Selezione genetica, scenari distopici, panorami di gusto eugenetico si leggono in filigrana al termine dell’acceso dibattito il tutto arginato dall’inossidabile ottimismo cattolico di epoca bergogliana.

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