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Carlo Antonio Angioni, attore e regista, propone il teatro d’improvvisazione per liberarsi dalla propria prigione creativa

Carlo Antonio Angioni, attore e regista, propone il teatro d’improvvisazione per liberarsi dalla propria prigione creativa.

 

L’attore e regista cagliaritano, Carlo Antonio Angioni, nonostante la sua formazione maturata anche all’estero e le sue collaborazioni con l’Italia della fiction e il cinema francese, è alla cultura sarda che dedica gran parte del suo lavoro. Adesso con il suo laboratorio “Carcerieri e Carcerati” propone a tutti una sfida col teatro di improvvisazione, ma anche con sé stessi.

Carlo cagliaritano, 46 anni di cui la metà dedicati al teatro, dal ’95 inizia il suo percorso di formazione studiando al C.I.C.T. di Peter Brook con Annamaria Cianciulli ( New York film academy ) e Michael Margotta solo per citarne alcuni, ha recitato sul grande schermo con Francois Ozon e per RAI fiction, ma è a Cagliari che ha deciso di mettere a frutto la sua preparazione e il suo talento. In teatro si misura con testi di Pinter, Mishima, Ionesco, curando anche la regia di diversi spettacoli come “Il mio tempo verrà”, dedicato alla giornalista scomparsa Anna Politkovskaja. Partecipa ai “Match d’improvvisazione teatrale” per il Teatro di Sardegna. Nel 2009 fonda l’associazione culturale “Libri a Buffet” con l’attività della quale ha portato a Cagliari grandi firme dell’editoria italiana ed estera come Carlotto, Ammaniti, Buticchi, Perissinotto, Wu Ming.

Dal 2010 ha assunto la direzione artistica di “Artifizio” un’associazione culturale senza scopo di lucro e indipendente. L’attenzione dell’associazione è rivolta alla sperimentazione e alla messa in scena di lavori incentrati sulla relazione tra parola e musica e alla divulgazione della letteratura in generale con particolare attenzione per la letteratura sarda, e infatti per l’associazione che Carlo cura la regia e l’esecuzione de “Il cinghiale del diavolo” di Emilio Lussu, rappresentandolo anche in Sardo musicato da Maurizio Palitrottu Preta. In questi anni Artifizio ha portato avanti rassegne importanti come Crimini Coniugali legato alla violenza sulle donne e Teatro di Guerra, che ha visto la presenza a Cagliari di giornalisti come Giuliana Sgrena, a testimoniare le difficoltà dei territori che loro malgrado diventano appunto teatro di guerra. E in questo contesto si inserisce anche la Sardegna con le sue basi militari, e con le ripercussioni che molti conflitti internazionali hanno sull’Isola. E non a caso è sempre presente nel corso della rassegna,attraverso le sue opere, Antonio Gramsci.

L’attore sulla scena.

Ultimamente però l’attenzione di Carlo e dell’associazione si è concentrata maggiormente sulla formazione e sulla sperimentazione. Infatti Artifizio ha organizzato con l’Associazione Intrepidi e Monelli il laboratorio di improvvisazione teatrale “Il Carceriere e il Carcerato”, che si terrà sabato 28 e domenica 29 aprile dalle 10 alle 19 al Teatro Intrepidi e Monelli in viale Sant’Avendrace 100 a Cagliari. «Tutti noi abbiamo un boicottatore interiore – spiega il regista che terrà personalmente il laboratorio – che imprigiona la nostra creatività, che ci impedisce di esprimerci liberamente. Lo scopo di questo laboratorio e proprio quello di abbattere la prigione che tiene incarcerata la nostra creatività». Non si lavorerà su un testo teatrale, perché non è previsto un copione. Partendo dal metodo di Sanford Meisner, il laboratorio fornirà l’opportunità per sviluppare­ in ciascun partecipante la capacità di un’improvvisazione teatrale scevra da auto giudizi. Sul palcoscenico si incroceranno realtà e finzione scenica e realtà e finzione della vita quotidiana, perché si partirà dall’esplorazione di storie personali, altrui e virtuali, traendo stimoli da rete, social, libri e film. «Il laboratorio è aperto a tutti, ci rivolgiamo sia agli attori professionisti che a persone alla prima esperienza di recitazione – prosegue Carlo- il teatro è uno strumento eccezionale per aiutare le persone a liberarsi dalle proprie censure interne». Sarà l’attore regista a guidare i partecipanti per aiutarli a convogliare le energie creative verso la liberazione dell’identità del personaggio necessario alla performance. «Questo laboratorio sarà utile a chi è già esperto e vuole perfezionarsi – conclude Carlo – a chi vuole liberarsi dalle proprie remore espressive e anche a noi che siamo sempre alla ricerca di nuove risorse, di nuovo materiale umano».

 

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