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Se questo è un allenatore: Diego Lopez e gli esperimenti falliti

Un anno fa le critiche verso Massimo Rastelli erano vibranti e motivate. Il Cagliari saliva sì in classifica, ma aveva alle spalle una serie di umiliazioni difficili da accettare. Un anno dopo la musica non sembra esser cambiata ed anzi si fa sinistra: la salvezza non è ancora stata acquisita e le imbarcate rischiano di mettere a repentaglio il raggiungimento dell’obiettivo finale – che è vicino, ma finché non verrà afferrato rimarrà ancora distante.

Un punto a San Siro con l’Inter avrebbe fatto comodo. Chiaramente a questo punto del campionato un allenatore fa i suoi calcoli, ed è un bene non rischiare i giocatori migliori quando hai davanti una sfida (quella col Bologna) che potrebbe chiudere ogni discorso da qui al prossimo mese di campionato. Ma evitare problemi fisici, in un momento in cui l’infermeria appare abbastanza affollata, non significa prodigarsi in esperimenti che snaturino l’essenza di una squadra. Per quanto potesse essere sorprendente puntare sulle tre punte, il Cagliari non ha giocato a tre punte. Lo dimostrano il peso inesistente in attacco, supportato dalla scarsa propensione al palleggio davanti ad un Inter sì pressante ma non insuperabile. Zero tiri in porta e zero idee, esattamente come inesistente è stata la lettura tattica firmata da Diego Lopez e il suo staff tecnico sia alla vigilia che durante la gara.

« Dovevamo dosare le forze, dovevamo giocare con gente fresca, di gamba, di corsa » ha affermato l’uruguayano, rammaricandosi poi dei quattro gol presi. Se è sembrato giusto tenere a riposo Pavoletti e Ceppitelli, è apparso abbastanza inverosimile l’esclusione di Pisacane in un trio di difesa dove i ruoli apparivano confusi. Mancava un difensore di rottura, veloce ed abile a giocarsela tanto sullo stretto quanto sul lungo ed in particolare per frenare la vitalità giovanile dello sprecone Karamoh – che ha fatto girare la testa ad un Castan in evidente flessione fisica e mentale.

In mancanza di due pedine fondamentali come Barella e Cigarini è apparso ancor più inconcepibile la scelta di affidarsi a Cossu: Lopez ha chiaramente parlato della necessità di fare una partita fisica contro una squadra grossa e di talento, e il trequartista cagliaritano non era certo la pedina adatta alla bisogna. Aveva e avrebbe avuto migliori caratteristiche e fiato il baby Caligara, che di mestiere può fare il regista basso e sarebbe stato più accettabile in una formazione sperimentale per tentare di far girare la squadra e magari provare qualche sortita in più, cosa impossibile sullo 0-3. L’apoteosi poi con la decisione di far giocare Giannetti ala quasi difensiva, ovvero sacrificando le sue caratteristiche da attaccante di profondità per una presunta tenuta tattica che è saltata dopo appena tre minuti di gioco.

E allora si spera che questa assenza dal campo non venga pagata col Bologna, dove torneranno in campo ben quattro titolari. Una vittoria farà passare in rassegna, almeno per ora, l’ incubo vissuto ieri notte. Se invece il risultato non dovesse arrivare, allora ci sarà da ragionare se non fosse il caso di giocarsela anche a San Siro, con l’auspicio che anche un punto avrebbe fatto comodo alla classifica.

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