Laghi e sale immense sconosciute ai più. Al suo interno potrebbe conservare diverse cattedrali, tanto è alta ed estesa. È S’Avanzada, tra le più vaste, suggestive e articolate caverne urbane dell’isola che la web community Sardegna Sotterranea ha esplorato. Ecco il reportage e la denuncia ad opera delle guide di Sardegna Sotterranea.
“L’obiettivo è svelare ai più l’esistenza di un luogo della memoria da salvare” afferma Marcello Polastri, tra le guide della spedizione. “Però, a quanto sembra – aggiunge Diego Scano – della sua storia di questi luoghi a nessuno importa”. Perché questo sito vecchio di millenni è abbandonato. Eppure diede la roccia utile per costruire il soprastante Castello detto “Castedd’è Susu”. “La grotta sorregge la Cittadella dei Musei, e infatti potrebbe diventare anche un luogo per ospitare spettacoli, concerti, mostre, accogliere una palestra di arrampicata – prosegue Polastri – oppure diventare una succursale del museo e invece è come una pattumiera lontana da sguardi indiscreti”.
Oggi, in seguito alle segnalazioni dei nostri lettori, ci siamo recati nel Largo Giuseppe Dessì constatando che, a due passi dall’ingresso del Giardino Pubblico di viale San Vincenzo (meglio noto come il Terrapieno), si staglia l’ingresso della caverna. È ridotto ad un buco su un muro di blocchetti in parte asportati da mani anonime. Superato quel foro, varcato da curiosi e sbandati, davanti ai nostri occhi, chiunque mosso da un briciolo di coraggio, potrebbe assistere ad uno spettacolo indecoroso: il vano d’accesso all’antica caverna è invaso da un tappeto di bottiglie di plastica piene di urina. Ma perché? Ci ritorna in mente che circa 10 anni fa, i senzatetto che trascorrevano la notte nella caverna, usavano in un modo alquanto singolare delle bottiglie di plastica: “così non puzziamo e non pisciamo la grotta” mi disse uno degli occupanti della caverna che si sviluppa verso il basso.
Il risultato è che oggi, una bomba ecologica, con centinaia di bottiglie non di certo biodegradabili, soffocano il nostro patrimonio storico-archeologico identitario. Una vergogna inaudita. Così più associazioni (Amici di Sardegna, Sardegna Sotterranea, Ambiente Sardegna e Gcc), commentano la scelta di murare le cavità sotterranee a Cagliari. “Nel capoluogo sardo c’è chi chiude la cultura a chiave o decide di murarla anziché valorizzarla” aggiungono i referenti delle associazioni culturali e ambientali. Il riferimento non solo è legato “alla cava della frana di piazza d’Armi che in parte verrà tombata”, ma è indirizzato “alle cave sotterranee de S’Avanzada, che sotto il Castello di Cagliari, sono tra le più grandi cavità artificiali urbane della Sardegna”. “Al suo interno – commenta Polastri, alla guida della delegazione regionale Guide Turistiche Italiane – la monumentale cavità creata più di 2000 anni fa, potrebbe conservare diverse cattedrali, tanto è alta ed estesa; il cui fondo è occupato da un grandissimo lago di anche limpida color smeraldo. Spettacolare”.
“Ancora ieri – affermano Nicola Di Mille e Bruno Casanova del Gruppo Speleologico GCC – queste caverne erano liberamene accessibili da un varco sulla strada, a due passi da via Badas e dal Largo Giuseppe Dessì di fronte alla ex a Scuola all’aperto Mereu”. Oggi l’ennesima muratura praticata da mani anonime, ha chiuso il passaggio d’accesso al sotterraneo: “Ha vinto la cultura del chiudere, del murare e del nascondere, del darla vinta agli sbandati che portano rifiuti sottoterra, è la resa della cultura?” Se lo domandano speleologi e guide turistiche. “A scandalizzare non è tanto il fatto che sia stata murata l’ennesima caverna storica che a Cagliari offrirebbe una location turistica, una nuova attrattiva magari per croceristi – rincara Polastri – bensì è il fatto che tale operazione di imperio, arrivi quando si è saputo, grazie al reportage del team Sardegna Sotterranea, dell’esistenza di una bomba batteriologica sotto la città, nelle stesse e immense caverne sotto la Cittadella dei Musei, che abbondano di rifiuti”. Insomma, anziché aprirli al pubblico, questi beni identitari e valorizzarli, si decide di murarli consapevoli che quintali di immondizia abbondano al loro interno.
La storia. Quelle de S’Avanzada, a due passi dal Giardino Pubblico del Terrapieno, sono cave vecchie di millenni nelle quali è stato scoperto anche un lago sotterraneo. Tuttavia, nelle sale d’accesso alla grotta, gli speleologi hanno trovato di tutto: diverse centinaia di bottiglie piene di urina o di altri liquidi con chissà quali sostanze tossiche! “Spesso, a nostro rischio personale amiamo accedere per studiare e divulgare questo patrimonio celato – afferma Diego Scano della web community Sardegna Sotterranea- chiediamo che in tal senso si faccia chiarezza. Come mai è stata murata una caverna senza prima ripulirla, confinando sottoterra quintali di spazzatura? Non sarebbe più sensato ripulire e mettere un cancello regolamentando un uso turistico?”. Laghi e sale immense sconosciute ai più continueranno a riposare sotto la città che dorme, dove tutto scorre tranquillo, e dove riposeranno chissà per quanto o forse per sempre, quintali di rifiuti al posto di visitatori curiosi. Bravo chi amministra così la cultura murata”.