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Dopo la “Caporetto” contro il Napoli Genova diventa per Lopez il crocevia di una stagione

Un 5-0 umiliante che fa il paio con il risultato dello scorso anno. I tifosi del Cagliari si erano abituati all’idea della sobrietà, del perdere sbadigliando o al massimo lamentandosi dei torti, ma una scoppola come quella di ieri non se l’aspettava nessuno. Diego Lopez però sorride e lo fa per mascherare una situazione che si sta facendo incandescente, con la squadra poco unita e contrassegnata da vistose lacune tecnico-tattiche. La quota salvezza si è alzata e con essa l’aspettativa di un cambio di rotta: col Genoa è già una gara da dentro-fuori per l’uruguayano.

Perdere col Napoli ci sta. Davanti alla capolista che gioca col chiodo fisso dello scudetto, concentrata nel cammino di dover raggiungere un trofeo che manca da quasi trent’anni si poteva davvero fare poco. Però in quel poco ci stava la perseveranza di proseguire il quadro gara, limitando Jorginho e provando a ripartire per riaprire le sorti della sfida. Dopo il primo svantaggio siglato da Callejon, il Cagliari è sparito alla distanza, certo che ormai non ci fosse più nulla da fare. Quando si spegne il cervello puoi fare poco: arrivano gli errori in fase difensiva, copiosi come non si vedevano da tempo, in grado di agevolare la vivacità atletica di Insigne, Mertens, Hamsik e Allan. Arrivano cinque gol, uno più bello e atroce dell’altro. Si cali il sipario, si torna a casa col morale a terra.

Ciò che stupisce però è la reazione dell’allenatore. Diego Lopez sorride, si discolpa, dà ragione a tutti. Appare rassegnato più di chiunque altro. Dichiara: «Abbiamo avuto una mentalità giusta, ci sono state molte cose positive. Non sono preoccupato perché ho visto la mia squadra giocare a testa alta ». È un pregio quello di un allenatore di minimizzare i problemi, in modo da non creare allarmismi. Ma è anche un difetto farlo perché mettere le prove di una squadra demoralizzata e in parte divisa sotto il tappeto, non aiuta la definizione dei problemi. Si aggiunge a questa carrellata di finto ottimismo, il vittimismo: da alcune settimane a questa parte, Lopez sta scaricando sui giocatori l’andamento lento e disarmonico delle gare fin qui vissute. Lo ha fatto dopo la sfida col Sassuolo prima, col Chievo poi ed anche col Napoli. Il nocciolo è che gli undici in campo non lo seguono, come se Lopez predicasse una cosa e i suoi ragazzi ne facessero un’altra. Non un buon modo per tenersi stretto e compatto un gruppo.

Così circola nuovamente il nome di Massimo Rastelli. Il tecnico campano sarebbe felice di tornare a sedere sulla panchina cagliaritana e ricominciare al meglio dopo una anticipata chiusura di gestione. Un indizio lo ha dato il suo vice, Nicola Legrottaglie, nell’intervista rilasciata al nostro giornale qualche giorno fa (e che potete leggere QUI): è rimasto a vivere in Sardegna e spera di tornare presto sul campo coi colori rossoblù, continua a seguire il Cagliari e sta lavorando per migliorarsi. Le stesse parole dichiarate da Rastelli giusto un mese fa, che fanno il paio col suo “arrivederci” dichiarato a seguito dell’esonero. Ecco perché la sfida di domenica prossima contro il Genoa assume un ruolo di crocevia per Diego Lopez, soprattutto se dietro dovessero proseguire nella rimonta: una sconfitta farebbe crollare il vaso. E per Giulini non ci sarebbe altra soluzione che richiamare il suo vecchio allenatore.

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