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(FOTO) Carnevale in Sardegna: a Oristano tutto pronto per la grande festa della Sartiglia

Oristano, su Componidori, gremio dei Falegnami - Fonte www.sartiglia.info

Il coraggio in una lama, la sorte in una stella, il rullo dei tamburi, lo squillo delle trombe: è l’inizio di una corsa tra bravi cavalieri che si sfidano, al galoppo, su magnifici destrieri. È così che a Oristano si festeggia il carnevale: una gara equestre a metà tra sacro e profano che, da cinquecento anni ormai, si celebra con uno splendido rituale. È quello de sa Sartiglia, un evento unico nel suo genere in Sardegna, conosciuto anche oltre i confini isolani, che si afferma come emblema delle antiche tradizioni locali e diviene simbolo della città: un evento suggestivo e ricco di emozioni che ogni anno richiama un pubblico numerosissimo. Ed è proprio qui, a Oristano, che oggi giungiamo con la giostra del carnevale isolano, per assistere ad uno spettacolo equestre straordinario, il più emozionante e celebre della Sardegna.

Oristano, sa Sartiglia – Foto di Elisabetta Messina, Fonte www.sardegnaturismo.it

Quello di Oristano è davvero un carnevale particolare: cavalli magnificamente bardati, rocambolesche acrobazie, corse sfrenate, stelle inanellate, tamburini e trombettieri, e cavalieri mascherati che abilmente si sfidano, incantando la folla. Questa è l’essenza de sa Sartiglia, una spettacolare giostra equestre rimasta immutata nel tempo e che da ben cinque secoli si ripete, puntuale, con gesti e rituali antichi, sorti per scandire i ritmi e l’ordine di due intense giornate, il cui svolgimento è del tutto simile. Le “corse alla stella” de sa Sartiglia, infatti, sono due: la domenica di carnevale è per i cavalieri del gremio dei Contadini, mentre il martedì grasso saranno quelli del gremio dei Falegnami a dar prova della loro abilità. Il lunedì, invece, è il momento dei giovani, con sa “Sartigliedda”. Tutto comincia, però, il 2 di febbraio, con la festa della Candelora, quando ciascun gremio nomina il proprio capo corsa, su Componidori: figura leggendaria, su Componidori è il re de sa Sartiglia – l’assoluto protagonista dei suggestivi rituali che caratterizzano la manifestazione – e spetterà a lui decidere a quali cavalieri concedere l’onore della spada per la discesa alla stella.

Oristano, scene de sa Sartiglia – Fonte www.sartiglia.info

La manifestazione entra nel vivo la domenica di carnevale e il martedì grasso, quando, alle dieci delle mattina, un araldo darà lettura del bando della giostra equestre, invitando ad assistere: comincia lo spettacolo, un magnifico teatro in cui spazi, registi, attori e spettatori si mescolano per ricreare emozioni magiche e indelebili. E così, le vie del centro medievale diventano palcoscenico della sfrenata corsa a cavallo: preceduti dall’emblematico Componidori che aprirà la gara, centoventi cavalieri, mascherati ed elegantemente abbigliati con il tradizionale costume sardo-spagnolo, si lanciano in sella sui loro cavalli lungo un tortuoso percorso e sfidano la sorte al ritmo dei tamburi. Abilità, coraggio e cuore sono i requisiti richiesti a ciascun cavaliere, chiamato a infilzare con la propria spada una stella di latta, sospesa lungo la via del Duomo: più stelle sono infilzate, più cospicuo sarà il raccolto. Dopo la “corsa alla stella”, è la volta delle spettacolari evoluzioni a cavallo e la scena prosegue nella via Mazzini, teatro delle pariglie: ancora una volta, è su Componidori a esibirsi per primo, seguono, poi, i suoi cavalieri che, a gruppi di tre, si cimentano in coraggiose acrobazie sui cavalli lanciati al galoppo.

Nata come spettacolo equestre per dilettare il popolo e i possidenti in occasioni di vittorie, incoronazioni e visite di sovrani, sa Sartiglia è espressione della Sardegna medievale, prima, e asburgica, poi. Notizie certe su questa straordinaria manifestazione giungono a noi dal lontano 1546: un registro di consiglieria riporta notizie dettagliate sulla “Sortilla”, allestita in onore di Carlo V. Le origini dell’evento, però, sarebbero da ricercare nei riti pagani della fertilità e della prosperità. Diversi studiosi, infatti, leggono numerose analogie con i rituali ancestrali che caratterizzano i più antichi carnevali dell’Isola, quelli dell’entroterra: ad esempio, l’emblematica figura de su Compondori, il capo corsa, rappresenta una divinità androgina, mentre, in origine, i cavalieri sarebbero stati dodici come i Mamuthones di Mamoiada. Furono gli spagnoli, dunque, a trasformare il rito in una gara ad anello: la parola Sartiglia deriva dallo spagnolo “sortijia”, che si allaccia a sua volta al latino “sorticula” e al diminutivo “sors”, ossia sorte. La sorte è, appunto, il filo conduttore della manifestazione: buona o cattiva, essa dipenderà dall’abilità dei cavalieri che puntano alla stella.
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Al di là della gara e delle pariglie, momento principe dell’evento è la vestizione de su Componidori che avviene la mattina, poco prima della corsa. Il suggestivo cerimoniale simboleggia la trasfigurazione del cavaliere in figura soprannaturale: da quel momento su Componidori non è più un essere umano, ma una divinità. Particolarissimo è il suo abbigliamento, un mix di elementi maschili e femminili, che include capi del vestiario dei diversi dominatori della Sardegna. Il capo corsa indossa una camicia di lino seicentesca, con sbuffi legati da dei nastri che riportano il colore del gremio cui appartiene (rossi per quello dei Contadini, rosa e celesti per quello dei Falegnami); sopra la camicia porta “su cojiettu”, una casacca di pelli senza maniche. Il viso, invece, è celato da una maschera androgina, bianca per i Falegnami e terrea per i Contadini, mentre il capo è coperto da tre fazzoletti cuciti insieme e da “sa mantiglia”, un velo femminile ricamato che avvolge anche il collo. Infine, completano il travestimento un cappello cilindrico ottocentesco e una camelia, posta sul petto: anche in questo caso, il colore si differenzia in base al gremio di appartenenza e la camelia sarà rossa per i Contadini e rosea per i Falegnami.

Oristano, vestizione de su Componidori – Fontewww.sartiglia.info

Oristano, scorci della vestizione de su Componidori – Fonte www.sartiglia.info.

Durante la vestizione de su Componidori – che avviene nella casa de s’Oberaju Majore (il presidente del gremio) – le gestualità sono solenni, rispettose di un rigido protocollo: su un tavolo, noto come “sa mesitta”, il re de sa Sartiglia viene vestito da “is Massajeddas”, due ragazze in costume guidate da “sa Massaja Manna”, la moglie del presidente del gremio. La fine della vestizione è annunciata dal rullo dei tamburi. Da quel momento, il cavaliere non è più uomo, ma un essere divino senza sesso, un semidio che non potrà più toccar terra per tutta la durata della manifestazione, affinché la sua sacralità si mantenga pura. Per questo motivo, il capo corsa sarà “traslato” in posizione supina da “sa mesittaal suo cavallo e, non appena lasciato il luogo della vestizione, si rimetterà in posizione eretta: tale passaggio non è casuale, ma simbolico, e rappresenta la morte e la rinascita della divinità. S’Oberaju majore, infine, donerà a su Componidori lo scettro da re, “sa Pippia de maju”, il doppio mazzo di pervinche e viole mammole che simboleggia la primavera che incalza: ricevuto lo scettro, il re de sa Sartiglia benedice i presenti e la folla partecipante.

Così, seguito dai suoi due aiutanti di campo – “su Secundu” e “su Terzu” – dai suoi cavalieri e dalla folla, su Componidori si avvia in corteo per dare inizio alla “corsa alla stella”: dopo aver incrociato tre volte la spada col suo secondo, il signore della giostra aprirà la serie di discese sfrenate a cavallo, lanciandosi al galoppo per infilzare la stella. Seguono, poi, le corse dei cavalieri che hanno ricevuto l’onore della spada, ma solo a su Componidori e ai suoi due aiutanti è riservata una seconda discesa: con “su stoccu”, una particolare lancia di legno, sfideranno nuovamente la sorte, tentando di infilzare la stella. Una volta concluse le corse, il re de sa Sartiglia darà prova del suo coraggio con la spericolata esibizione de “sa Remada”: riverso all’indietro sulla groppa del suo destriero, si lancia lungo il percorso e con “sa Pippia de maju” benedice la folla, in segno di buon auspicio. Il corteo, poi, raggiungerà la via Mazzini, teatro delle pariglie, dove gruppi di tre cavalieri emozioneranno il pubblico con piramidi e torri umane, in bilico sui loro cavalli. Terminate le acrobatiche esibizioni, giunge, infine, il momento della svestizione de su Componidori, annunciata da un passo di marcia militare: è solo allora che l’uomo si riappropria della propria identità e, levata la maschera, svanisce l’incanto della divinità.

Il magnifico carnevale oristanese proseguirà, poi, nelle piazze cittadine fino a tarda notte, con travolgenti festeggiamenti, gli immancabili dolci alle mandorle e la vernaccia, superbo vino locale.

Se volete assistere alla spettacolare giostra equestre de sa Sartiglia, l’appuntamento è per i prossimi 11, 12 e 13 di febbraio.

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