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Giornata della Memoria, a Sa Duchessa il convegno ““Verso la Shoah: lo sterminio dei disabili“

L’Ateneo di Cagliari partecipa alla Giornata della Memoria, lo fa ricordando il primo piano criminale di sterminio messo in atto dai nazisti, i suoi responsabili conniventi e i suoi coraggiosi oppositori. L’Aula Magna del Corpo aggiunto del Polo Umanistico di via Trentino ha ospitato nel pomeriggio di venerdì 26 il convegno “Verso la Shoah: lo sterminio dei disabili“, una lectio magistrale sul primo sterminio organizzato dalla follia criminale nazista, quello perpetrato a danni di portatori di handicap ma anche, solamente, disturbi depressivi o comportamenti ritenuti non in linea con il modello imposto dal regime.

Ai saluti del prof. Francesco Atzeni, direttore del Dipartimento di storia, beni culturali e territorio hanno fatto seguito gli interventi il docente Claudio Natoli (Ordinario di Storia contemporanea della Facoltà di Studi umanistici dell’Università di Cagliari) e Christoph Schminck-Gust, Professore emerito di Storia del Diritto alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Brema.

Il professor Christoph Schminck-Gust

Presente il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, che nei saluti ha fatto riferimento al recente esonero dalla Giunta dell’Assessore ai Lavori Pubblici, Chessa: «Mi premeva essere qua oggi senza un’alleanza indiretta con Salvini, ho avuto questo rischio se non avessi esonerato Chessa. E’ necessario avere una pratica quotidiana per stare lontani da forze politiche ammiccanti a logiche e fenomeni come quelli della Shoa. Nessun aspetto di ammiccamento al razzismo va tollerato perché tempi simili sono sempre dietro l’angolo». Un intervento, quello del sindaco, decisamente applaudito e che ha consentito al professor Natoli di prendere la palla al balzo per il suo intervento: « Il genocidio nazista aveva un retroterra e delle radici risalenti a fine ‘800 che volevano la differenza fra esseri umani, a quel sistema che collocava per teorie genetiche prive di fondamento scientifico gruppi umani più in basso rispetto ad altri, spesso solo socialmente più ricchi.

Queste teorie si svilupparono poi su altri aspetti della società, arrivando all’idea che anche all’interno di una società potevano esserci elementi da eliminare, e questi vennero decisi man mano. Tra primi a finire vittime di questa idea furono i disabili» ha proseguito Natoli «e tutte le persone che secondo il modello nazifascista erano fuori dagli schemi: sono finite uccise persone semplicemente depresse, alcolizzate, asociali o dai comportamenti ritenuti immorali». L’operazione criminale di sterminio dei disabili fu nominata “T4” e fu la prima organizzata con l’ausilio della tecnologia. Inizio nel 1939 con lo sterminio di 5000 bambini nelle strutture sanitarie, poi passò alla costruzione di edifici appositi in cui le persone venivano portate di nascosto con bus dai finestrini oscurati. Dalle 60.000 alle 100.000 si calcola siano state le persone uccise con l’operazione T4.
Dopo le uccisioni venivano stilati falsi certificati di morte naturale: «Il regime aveva paura si scoprisse, e così di fatto andò» hanno precisato i due studiosi «ci sono stati oppositori, persone che hanno denunciato, vi fu nel 1941 l’indignazione da parte della comunità internazionale e della Chiesa, nella persona del Vescovo von Galen. Il regime ebbe paura di causare una spaccatura con la chiesa, smantellò l’organizzazione». «Questo conferma due cose: gli stermini si conoscevano, si sapeva che razza di criminali fossero i nazisti» hanno continuato, in coro, Natoli e Schminck-Gust «e che con l’opinione pubblica internazionale si poteva evitare che poi, calmate le acque, il regime continuasse come poi ha fatto nei confronti anche di ebrei, rom, e tanti altri».
I riferimenti e i parallelismi con la società attuale e i dibattiti politici non sono mancati: «Penso solo alle recenti dichiarazioni di un candidato alla Regione Lombardia, che ha parlato di razza quando la costituzione cita la razza come espresso divieto di discriminazione» ha affermato il sindaco Zedda, mentre Natoli ha dichiarato che «l’incertezza di oggi sta lasciando spazio a discorsi che riproducono odio proprio come negli anni del nazifascismo, buoni solo a incattivire la gente ma che non potrebbero mai risolvere i drammi della mancanza di lavoro: la mancanza di rispetto per la vita di chi soffre in Libia e muore in mare, ad esempio, ripropone quell’idea che esistono persone meno importanti di altre, rende ottusi e incapaci di rimettere la vita al primo posto».
«Uno sterminio come quello dei disabili e degli indesiderati» ha precisato Schminck-Gust «non sarebbe potuto avvenire senza la connivenza di tante persone che si sono limitate a rispettare gli ordini e a ritenere accettabili idee del genere senza riflettere che sarebbe potuto toccare alla persona più vicina se non a loro stesse, se avessero avuto un disabile in casa o si fossero ammalate di depressione. La propaganda politica nazista faceva parallelismi tra i costi sostenuti per un disabile e i soldi che sarebbero potuti andare a famiglie sane, proprio come ora si alimentano le guerre fra poveri nella nostra società».

«I parallelismi che facevano» ha concluso Schminck-Gust «i nazisti non li applicavano certo a loro stessi. I responsabili del programma T4 erano i medici personali di Hitler, che oltre a esser malato di mente lo era gravemente anche di corpo. Bisogna non lasciar perdere mai l’educazione e i racconti su queste vicende, solo facendole conoscere le si può far evitare di nuovo».

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