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Il Partito dei Sardi rompe con il Pd, Maninchedda: “Serve obiezione di coscienza nazionale della Sardegna”

Paolo Maninchedda

Paolo Maninchedda

Il Partito dei sardi sbarra la strada a un’alleanza con il Pd in vista delle elezioni politiche del 4 marzo. A comunicarlo è il segretario ed ex assessore della Giunta Pigliaru Paolo Maninchedda, che conferma il progressivo allontanamento del suo partito dall’orbita Pd.

«Serve un’obiezione di coscienza nazionale della Sardegna – spiega Maninchedda -. La legge elettorale italiana impone, con lo sbarramento su base italiana al 3%, che la Sardegna può rappresentarsi solo attraverso l’Italia, con la conseguenza della diluizione dei suoi interessi nazionali in quelli italiani e del rafforzamento della pessima pedagogia autonomista che affida la soluzione dei nostri problemi ai Governi amici. L’obiezione di coscienza scatta quando le norme costringono a fare ciò che la coscienza non può accettare».

«Pensate solo a questo – prosegue il segretario del PdS. Centocinquantamila italiani pensionati si sono trasferiti alle Canarie. Quindi l’INPS paga 150.000 pensioni che vengono spese alle Canarie. Perché? Perché alle Canarie è stato riconosciuto un regime fiscale agevolato legato all’insularità. Dal 1861 la Sardegna è un’isola sotto il governo italiano, ma mai né l’Italia monarchica né quella repubblicana ha provveduto a fare il minimo che era necessario fare per la Sardegna. Serve un’obiezione di coscienza nazionale della Sardegna per risolvere i problemi dei Sardi. Non ci allettano né scranni né promesse a tempo scaduto: serve unità, impegno, sacrificio, lavoro e un cuore fermo, capace di non reagire a provocazioni di seminatori seriali d’odio e di giornalisti incontinenti».

 

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