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Finale di 2017 col sorriso per il Cagliari, ma le statistiche piangono nonostante i venti punti in classifica

padoin atalanta cagliari

Dopo ventisei anni il Cagliari espugna Bergamo, uno dei tanti tabù infranti di questo 2017 altalenante ma utile a mantenere la categoria. Al termine del girone d’andata i rossoblù hanno collezionato venti punti, frutto di sei vittorie, due pareggi e undici sconfitte: un ruolino che porta dritto dritto alla salvezza, al di là di statistiche poco lusinghiere.

Al di là delle critiche ricevute nelle ultime due settimane, Diego Lopez non ha cambiato nulla del suo credo. Il Cagliari è rimasto accorto, difensivamente a metà tra l’affanno e la sicurezza, intenzionato solo a non prenderle e successivamente a darle in contropiede. Il brutto del calcio è che non si vince ai punti, non bastano una ventina di tiri in porta, e nemmeno un possesso palla stratosferico. Gioisce chi segna, chi sfrutta le occasioni, chi si presenta davanti alla porta e la butta dentro. Simone Padoin e Leonardo Pavoletti sono stati gli autori di una affermazione storica, per certi versi cinica e che Diego Farìas avrebbe potuto rendere ancora più pesante sul finire del primo tempo. Sarebbe stata una mazzata pesante per una Atalanta che arrivava da un periodo d’oro, ma l’amarezza è rimasta comunque, nonostante il gol di Alejandro Gomez nei minuti finali.

Certamente è stata una gara utile a capire su chi contare fino al prossimo giugno. Senna Miangue si è autoescluso con una prestazione timida dal lato offensivo e troppo nervosa dal lato difensivo: ha rischiato più volte di farsi espellere, e solo l’indulgenza dell’arbitro Pasqua ha evitato che lasciasse i rossoblù in inferiorità numerica per buona parte del secondo tempo. Partirà forse anche Farìas, confermatosi tanto fumo e niente arrosto, capace di compiere l’ennesimo errore sotto porta della sua carriera, quel tipo di errore che ha sempre bloccato la sua esplosione al di là della indubbia destrezza tecnica in possesso. Al Cagliari serve una seconda punta che segni, poiché Joao Pedro e Pavoletti non potranno salvare sempre le sorti di una gara, Sau farà i conti con una condizione spesso deficitaria, Giannetti e Melchiorri non sono dei bomber (e anche se lo fossero, lo dimostreranno altrove). Chi vuole rimanere è certamente Fabio Pisacane: rischia di essere uno degli epurati di gennaio, eppure anche ieri ha dato dimostrazione delle sue qualità difensive. Probabilmente Caldirola gli è superiore, ma a questo punto occorrerebbe rinunciare a Capuano (un altro che fisicamente risulta di cristallo).

Il Cagliari chiude il 2017 avendo totalizzato 44 punti tra lo scorso campionato e quello attuale. Il percorso, paradossalmente, non è affatto cambiato da Rastelli a Lopez. Mancano le imbarcate, ed è un sollievo. Non manca l’attitudine da squadra di medio-basso livello, manca quella poca propensione a giocarsi la gara e a pensare  non prenderle prima che a darle, in un contesto di italianità che sembrava sfumata con gli anni ’90. Un dato fa capire meglio questo concetto: il possesso palla è sceso dal 37,9 al 22,2 di media. È scesa la media dei tiri totali (da 4,2 a 2,1 a partita), la maggior parte dei quali non parte da fuori area. È salito il numero delle parate (da 4,3 a 4,9 a partita), e questo riflette molto sul nuovo corso intrapreso con l’uruguayano. L’anno però viene salutato nel migliore dei modi, un auspicio per un 2018 di altrettante soddisfazioni.

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