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Lo sapevate? L’incredibile storia di Paska Devaddis, la donna che morì nella faida di Orgosolo

Lo sapevate? L’incredibile storia di Paska Devaddis, la donna che morì nella faida di Orgosolo.  

Per 12 anni dal 1905 al 1917 Orgosolo visse una sanguinosa faida che vedeva contrapposte le famiglie dei Cossu e dei Corraine. Tutto ebbe origine, pare, da una discussione per motivi di eredità, quando fu ucciso il 3 aprile 1905 Carmine Corraine per mano di un esponente della famiglia Cossu.

Da quel momento si formarono due fazioni e non c’era famiglia nel paese che non fosse schierata per l’una o per l’altra fazione. Ne scaturì una lotta senza quartiere, una catena di omicidi, che uno Stato debole e assente non riusciva a fermare. È in questo contesto che crebbe Paska, ancora bambina quando iniziò la faida. Apparteneva a una famiglia agiata, quella dei Devaddis, alleata con i Corraine. Quando era poco più che una bambina suo fratello venne accusato dell’omicidio di Antonio Succu, appartenente alla fazione dei Cossu. Dal momento che alcuni testimoni affermarono che anche Paska era presente sul luogo del delitto, fu spiccato un mandato di cattura nei suoi confronti anche se probabilmente era innocente, così la famiglia Devaddis fu costretta a darsi alla macchia.

La giovane seguì la famiglia nella latitanza insieme anche al suo fidanzato. Ma la vita del latitante era durissima, il Gennargentu in novembre si rivelò fatale per la fanciulla già esile e cagionevole. Dopo qualche mese di latitanza morì, si seppe in seguito ancora vergine, di tubercolosi. Era il 1913. I suoi compagni di latitanza per rispettare il loro codice d’onore, con incredibile audacia trasportarono il suo corpo fino alla casa natale, attraversando il paese di Orgosolo, asserragliato dai nemici e presidiato dalle forze dell’ordine. Secondo il codice barbaricino infatti a chi moriva in latitanza senza far ritorno alla propria casa veniva riservato il disonore perpetuo. E così questi uomini, assassini e fuorilegge, ma rispettosissimi della propria legge, portarono la Povera Paska nella sua casa ormai disabitata, la deposero nel suo “Tapinu de mortu” vestendola con il suo abito più bello, quello da sposa che non avrebbe più potuto indossare, salvandole l’onore a costo della loro stessa vita. Nel 1917 si tenne a Sassari il così detto “Processone”, una lunga serie di udienze, un incredibile numero di imputati e testimoni, nel tentativo di individuare i colpevoli e dirimere la disamistade di Orgosolo. La sentenza fece scalpore e all’epoca si disse che lo Stato dovette scendere a patti col Codice Barbaricino: non ci fu nessun colpevole, nonostante l’interminabile catena di omicidi gli imputati vennero tutti assolti. Quindi la povera Paska, sicuramente una vittima della faida, se fosse sopravvissuta alla latitanza sarebbe stata assolta da uno Stato che prima di intervenire lasciò che sul terreno rimanessero un’infinità di morti. E dopo il suo intervento non fu in grado di individuarne i responsabili. (Dalila)

 

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