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Da Guspini a Parigi con l’obiettivo di diventare uno chef: Michael Saba racconta la sua storia di passione per la cucina

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Le nostre migliori menti e le nostre migliori braccia spesso lasciano la casa madre per raccogliere fortuna fuori dall’isola. Michael Saba, 22enne di Guspini, ha deciso di volare circa tre anni fa verso la città dell’amore e della raffinatezza, ovvero Parigi. Alla ricerca di una miglioria economica si è associata la passione per la cucina e l’obiettivo di diventare un bravo e rinomato chef, dopo gli studi alla scuola alberghiera di Arbus e diverse esperienze in giro per la Sardegna. Oggi sente la lontananza dagli affetti familiari ma continua a coltivare il suo sogno con tenacia, umiltà e dedizione.

Chi è Michael Saba e quali sono le sue origini? Come ti sei appassionato alla cucina e qual è stato il tuo percorso fino ad oggi?
Sono un semplice ragazzo sardo con la passione per la cucina e per il viaggio. Diciamo che la ristorazione è sempre stata presente all’interno della mia famiglia – seppur per altre mansioni – ma mi ha sempre affascinato il ruolo del cuoco, forse anche per merito della televisione. Ho imparato col tempo che la cucina è completamente differente da quella mostrata in tv, non sono ancora diventato uno chef e mi manca ancora molta strada da farle, ma sono convinto del mio percorso e lo sto proseguendo con passione e interesse.

Quali sono state le tue esperienze e come sei arrivato a Parigi? Qual è stato il primo sentimento una volta arrivato lì?
Le mie esperienze sono iniziate in Sardegna facendo le prime due stagioni estive vicino a casa in un piccolo ristorante. Finita la scuola ho incominciato a spostarmi verso la zona di Cagliari dove ho lavorato in diversi locali ma nessuno che realmente mi piacesse, ho provato anche la pizzeria per una stagione invernale. A 19 anni sono giunto sino in Costa in un albergo a cinque stelle dove la qualità e la difficoltà dei piatti era diventata maggiore, ma è qui che ho fortificato le mie conoscenze culinarie e personali. Ho conosciuto un ragazzo che mi ha messo in contatto con uno chef che stava a parigi e finita la stagione sono subito partito. Una volta arrivato nella capitale francese non è stato facile trovarsi solo in altra nazione senza conoscere nessuno. Solo che avevo tanta voglia di fare, di imparare e sapevo che niente mi avrebbe fermato.

Cosa hai imparato in questi anni? Qual è la differenza tra la cucina francese e quella italiana?
Ho imparato tante cose, la cucina è sempre un work in progress e non si smette mai di imparare, ci sono milioni di alimenti diversi e preparazioni diverse. La differenza sostanziale tra l’Italia e la Francia è che in italia abbiamo un culto della pasta che qui non esiste, sono due cucine diverse essendo una mediterranea e l’altra molto più nordica. La cucina francese si basa su gusti più forti e persistenti al palato, infatti quasi tutti i piatti sono accompagnati da salse montate al burro e le insalate sono condite sempre con olio e aceto mentre in Italia solo con olio e sale. Questa loro scelta è data dalla necessità di dare un sapore più accattivante alle insalate e non è un caso che siano i piatti più richiesti.

Due anni fa, la capitale francese è stata segnata da un bruttissimo fatto. Come hai vissuto le ore in cui tre bombe mietevano vittime in tutta Parigi? Come hai reagito e come ha reagito la tua famiglia? Pensi che oggi Parigi si sia trasformata?
Per quanto riguarda l’attentato fortunatamente non mi sono accorto di nulla perché stavo dall’altra parte della città. La preoccupazione è stata maggiore per la mia famiglia, si sono tutti preoccupati delle mie condizioni e per le immagini a cui stavano assistendo dalla televisione. Li ho rassicurati, non mi era accaduto nulla. Il mattino dopo ero presente al lavoro in mezzo ad una Parigi molto scossa. Nei giorni successivi la città si è svuotata, c’era molta tensione nell’aria e le persone avevano paura di uscire di casa. Anche il turismo ne ha risentito parecchio. Penso che come tutte le grandi città, il cambiamento sia quotidiano e non si può mai fermare. Non conoscendo bene come fosse la città prima dell’attentato non posso quantificare il senso di quel cambiamento.

Ci lasci un piatto che desideri consigliare?
Un piatto in particolare non c’è perché penso bisogna rispettare il piacere della tavola di tutti. A me può piacere un alimento mentre ad altri no: per questo consiglio di assaggiare tutto ciò che ritenete possa piacervi e non fermatevi alle apparenze. Girate il mondo perché è pieno di alimenti e di pietanze buonissime che nemmeno possiamo immaginarci.

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