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Firmato a Cagliari il patto per l’inclusione dei Rom

I delegati in gruppo. Al centro il delegato spagnolo Rodriguez

I delegati in gruppo. Al centro il delegato spagnolo Rodriguez

La Sala consiliare del Municipio di Cagliari ha accolto nella mattinata di oggi il primo dei due incontri di riassunto sul progetto europeo “Working Roma”, partecipato da diversi comuni sardi e finalizzato all’integrazione della popolazione Rom ancora a rischio esclusione nella nostra società.

Alla presenza di Umberto Oppus e Daniela Sitzia, rappresentanti dell’ANCI, dell’Assessore alle Politiche Sociali del comune di Cagliari Ferdinando Secchi, e della Direttrice alle Politiche Sociali Stefania Manca, i rappresentanti istituzionali di Italia e Spagna hanno sottoscritto un Manifesto contenente le raccomandazioni, stilate dai partner europei, per l’inclusione socio-lavorativa dei Rom in ambito locale.

Presenti, per illustrare i risultati di un lavoro avviato da due anni, i delegati dei diversi Stati europei coinvolti oltre Spagna e Italia. La firma del Manifesto comune costituisce una guida per quella che sarà l’azione politica futura degli enti locali (Cagliari in testa) sulla gestione dei campi Rom.

La firma del Manifesto da parte di una delegata.

Se il primo scopo individuato è quello di «combattere gli stereotipi e i pregiudizi nei confronti dei Rom», parallelamente le Amministrazioni si sono impegnate a disporre programmi di inclusione e accesso all’istruzione e al mondo del lavoro, laddove necessario «con programmi specifici per abbattere gli ostacoli che un cittadino non Rom non incontrerebbe nella ricerca di un lavoro», ha avuto modo di spiegare Daniela Sitzia. Altro punto del programma il superamento del concetto di campi, spesso degradati, con riapertura di immobili pubblici dismessi: «Tutto questo deve essere fatto in ambito europeo e in ambito locale. Ai Rom e per i Rom chiediamo riconoscimento di diritti e doveri, come il diritto a frequentare i cicli scolastici e al tempo stesso il dovere delle famiglie di farlo fare ai propri figli» ha dichiarato l’Assessore Secchi durante i ringraziamenti.

A Secchi si è unito il Direttore Oppus, che vede in questo impegno dell’Anci e dei comuni il proseguimento di una politica già avviata: «La firma del Manifesto non è un punto di arrivo ma un punto di partenza per dare soluzioni concrete a risolvere un problema ormai sedimentato come è l’esclusione di gran parte dei ROM dai circuiti sociali. L’obbiettivo principale? Non creare disparità e lotte fra poveri. Il razzismo si combatte solo in questo modo, e così l’esclusione».

Daniela Sitzia ha affrontato il dramma dei campi, cause di disagio e degrado, oltre che spreco di soldi: «Bisogna superare i campi, che non sono dignitosi. Con sottoscrizione del manifesto i comuni si pongono l’obbiettivo di superare e chiudere i campi entro il 2020».
L’impegno dei comuni trova una sponda nella Regione, che nella persona della Direttrice alle Politiche Sociali Stefania Manca promette interventi per i diversi gruppi di Rom presenti in Sardegna, 1400 persone in tuttto divise in 13 comuni, allo scopo di rispondere alle esigenze concrete delle persone e delle situazioni, responsabilizzandole. Dello stesso avviso Daniela Sitzia, per la quale «va superato l’assistenzialismo. le vulnerabilità devono essere prese in carico dalle famiglie, il progetto deve puntare a mettere le famiglie stesse nella possibilità e nella responsabilità di includersi. Si deve lavorare per l’alfabetizzazione dei minori, per il superamento di ruoli di genere all’interno delle comunità, per il rispetto delle regole. Il codice etico deve puntare sul riconoscimento di diritti, doveri e responsabilità per ognuno. La formula della inclusione è questa, ognuno si deve sentire parte di una comunità».

Il Direttore dell’ANCI Umberto Oppus.

Il Manifesto è stato sottoscritto da Antonio Jesus Rodriguez, Consigliere della città spagnola di Andùjar, impegnata sul fronte del superamento dei campi e della inclusione dei rom. Per Rodriguez, la situazione italiana e cagliaritana presenta qualche difficoltà in più rispetto a quella spagnola, a causa di un sentimeno razzista qua più diffuso.

Per il delegato spagnolo non si può prescindere dal combattere il razzismo: «Senza una maggiore tolleranza di fondo ogni progetto è difficoltoso. La politica deve lavorare a spegnere le fiammelle di intolleranza e pregiudizio, non deve alimentarle. Altrimenti ogni soluzione teorica non porterà i risultati sperati, con un conseguente spreco di soldi».

Sui campi, che anche nel cagliaritano hanno portato a recenti polemiche, Rodriguez ritiene l’Italia in ritardo sul superamento di questo sistema: «La Spagna non ha ancora superato i campi, ma lo sta facendo gradualmente. Campi come quelli italiani noi li avevamo molto tempo fa. Bisogna lavorare sull’inclusione nei quartieri cittadini, ma non bisogna sistemare le persone in ghetti, senza ascoltarle. Su questo anche la Spagna è ancora in ritardo».

La sistemazione di persone in normali palazzine ha creato spesso problemi, come avvenuto a Sassari con le molotov lanciate su una casa di accoglienza a migranti: «Abbiamo avuto medesimi problemi anche in Spagna. La gente del posto spesso è spaventata, le notizie sui crimini commessi da Rom sono frequentemente amplificate. La soluzione è riportare la percezione alla realtà, non soffiare sulla paura».

Seguirà, nella mattinata di domani, presso la MEM di Via Mameli, una serie di incontri dove i responsabili dei progetti nei singoli Paesi illustreranno i risultati raggiunti. Per la Sardegna parteciperanno i rappresentanti dei comuni di Cagliari, Oristano e Olbia.

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